CENNI DI ORTICOLTURA BIOLOGICA
Per agricoltura biologica intendiamo ad un insieme di tecniche agricole che ci permettono di ottenere prodotti senza l’utilizzo di sostanze chimiche (che danneggiano l’ambiente oltre che essere pericolose per il consumatore). Inoltre noi tutti sappiamo come i prodotti del nostro orto siano più saporiti e gustosi di quelli comperati (questo perché non vengono indotti all’accumulo di acqua, che li rende grossi e belli esteticamente, ma insipidi, meno profumati e meno ricchi di fibre e altri elementi preziosi.).
SU CHE COSA SI BASA IL BIOLOGICO
Il biologico si basa su di un corretto rapporto fra uomo, economia, ambiente e territorio.
Vediamo come:
- Ambiente: utilizzo di sostanze naturali e biodegradabili e di metodi agricoli rispettosi della natura.
- Uomo: prodotti più sani.
- Economia: uso della tecnica e della ricerca scientifica per ottimizzare le produzioni, aumentare le rese e la resistenza alle malattie delle piante (sempre senza prodotti chimici ma con tecniche e prodotti che vedremo in seguito).
- Territorio: rispetto della stagionalità dei prodotti, scelta delle colture e delle varietà relativamente al tipo di terreno e al clima (le varietà locali sono spesso più resistenti perché adattate a queste condizioni).
LE VARIE TECNICHE DELL’ORTICOLTURA BIOLOGICA
Di seguito verranno presentate le principali tecniche per l’agricoltura biologica.
A) LE SEMENTI BIOLOGICHE
Chi coltiva biologico deve procurarsi necessariamente anche sementi biologiche (presso appositi enti). Tutto ciò per assicurarsi che queste siano:
- Non trattate con prodotti chimici (come le normali sementi).
- Non modificate geneticamente (OGM).
B) LA FERTILIZZAZIONE ORGANICA
In agricoltura biologica si cerca di nutrire gli organismi del suolo che producono humus (rendendo fertile il terreno) perché di conseguenza le piante cresceranno sane e forti.
Al contrario i concimi chimici somministrano gli elementi essenziali (P, N, K) direttamente alle piante, ma a lungo questa pratica impoverisce il terreno rendendolo sterile (mancano altri elementi, Sali minerali e soprattutto i microrganismi che trasformano queste sostanze: manca la vita!).
Di seguito i principali concimi per le colture biologiche.
- Concimi animali: letami freschi ed essiccati di bovini, cavalli, suini, pecore, capre e conigli, pollina, escrementi di volatili, farine di corna, sangue, ossa…
- Concimi vegetali: sovescio (vedremo poi), a base di alghe e borlanda, trinciato di ricino, vinacce d’uva, cenere di legna, macerati di erbe (prevalentemente ortica).
- Concimi da rocce macinate: farine di rocce varie, scorie “Thomas”, fosforiti o fosfati…
C) IL COMPOSTAGGIO
Il compostaggio risulta un ottimo metodo per produrre in proprio un valido fertilizzante e recuperare gli scarti di cucina e orto.
Rifiuti organici della cucina e dell’orto/giardino Decomposizione per opera di batteri, funghi, lombrichi, insetti…
Composto semigrezzo (non del tutto decomposto) Composto maturo (fertile humus) (dopo 4-6 mesi) (dopo 8-12 mesi).
Regole base per il compostaggio:
- Garantire una buona ossigenazione ai batteri per la decomposizione (il cumulo deve essere soffice e poroso, rivoltare spesso).
- Garantire la giusta umidità (evitare ristagni d’acqua e secchezza, casomai annaffiare).
- Mescolare materiali diversi (secchi con umidi, rifiuti di cucina con paglia e foglie…).
- Sminuzzare i materiali duri (specie il legno).
- Aggiungere regolarmente un po’ di terra per introdurre i microrganismi decompositori.
- Coprire il cumulo con paglia e nei mesi piovosi con teli impermeabili (che passi l’aria!).
D) LA PACCIAMATURA
Consiste nel coprire il terreno dov’è nudo (intorno alle coltivazioni) con fogliame, erba sfalciata, cortecce, resti di piante coltivate…
Questo sistema permette di:
- Proteggere dalle intemperie e dal sole cocente il terreno (evitando la formazione di croste).
- Mantenere il terreno caldo, umido (meno annaffiature!), soffice (meno zappature!).
- Ostacolare la crescita di erbacce.
- Evitare il dilavamento e l’erosione da parte della pioggia.
- Fungere da concime (va rinnovata quando decomposta).
- Proteggere e stimolare l’attività dei microrganismi del suolo (basi della fertilità).
E) IL SOVESCIO
Consiste nel seminare delle piante specifiche sul terreno a riposo, che vanno lasciate lì a decomporsi (durante l’inverno) o sfalciate e lasciate come pacciamatura (in primavera).
I vantaggi del sovescio sono:
- Concima il terreno (vengono scelte varietà specifiche: ad esempio la famiglia della Leguminose è capace di fissare l’azoto che preleva dall’aria).
- Le radici, penetrando in profondità, rendono il terreno soffice e areato.
- Il terreno rimane coperto con i vantaggi della pacciamatura.
- Le radici, decomponendosi nel terreno, ne migliorano la struttura, lo ossigenano e rendono disponibili gli elementi nutritivi degli strati più profondi del suolo.
F) LE ROTAZIONI COLTURALI
Con questa tecnica (conosciuta fin dai tempi più antichi) il terreno si rigenera perché le specie che si susseguono prelevano sostanze diverse dal terreno ed in quantità differenti (inoltre rendono disponibili alle colture seguenti sostanze “imprigionate” negli strati più profondi del suolo).
Facciamo un esempio.
Primo anno: concimazione e coltivazione di piante ad alto fabbisogno nutritivo (tutti i cavoli escluso quello rapa, zucche, zucchini, rabarbaro, porri, cetrioli…).
Secondo anno: sovescio e coltivazione di piante medio consumatori (carote, cipolle, ravanelli, aglio, rape rosse, finocchi, insalate, cavolo rapa, patate, sedano, meloni, peperoni…).
Terzo anno: sovescio e coltivazione di specie deboli consumatori (piselli, fagioli, erbe aromatiche e officinali…).
Quarto anno: concimazione organica o maggese/sovescio e…ricomincia il ciclo!
Due regole da non scordare:
- le piante appartenenti alla stessa famiglia botanica non vanno mai fatte susseguire le une alle altre perché prelevano le stesse sostanze.
- i pomodori e le fragole crescono bene sempre nella loro terra.
G) LE CONSOCIAZIONI
Questa tecnica consiste nel coltivare vicine piante diverse allo scopo di proteggersi le une le altre da alcune malattie.
Vediamone alcuni aspetti:
- I parassiti specifici non riescono ad espandersi a dismisura perché non trovano grandi appezzamenti di colture di loro interesse, vengono infatti confusi dagli aromi delle altre piante.
- Miglior sfruttamento dello spazio (piante alte vicino a quelle basse, da radice vicino a quelle da foglia, amanti dell’ombra sotto le amanti del sole…) e buona copertura del terreno (vedi pacciamatura).
- Più varietà implica maggiore diversità biologica: i parassiti sono tenuti sotto controllo dalle loro specie nemiche.
- Miglior sfruttamento delle risorse nutritive (specie diverse asportano sostanze diverse dal terreno).
- Alcune piante si proteggono a vicenda dai parassiti grazie ai rispettivi aromi e a particolari sostanze rilasciate nel terreno (es. cipolla e carota).
LA LOTTA BIOLOGICA
In agricoltura biologica il motto è “prevenire è meglio che curare”, dunque prima di tutto dobbiamo preoccuparci di proteggere la biodiversita’ (cioè la vita e la varietà animale e vegetale del nostro orto) con lo scopo di diffondere e favorire la presenza dei nemici naturali dei parassiti (per raggiungere lo scopo si possono ricreare habitat adatti alla loro sopravvivenza, come siepi, muretti a secco, cassette nido, angoli selvatici o di prato non rasato..).
Altre regole preventive sono: non eccedere nelle concimazioni e tener conto del fabbisogno delle singole specie, scegliere sementi sane e delle varietà più adatte al clima ed al suolo locali, consociare e prestare attenzione fin dai primi sintomi alla comparsa di parassiti.
Se tutto ciò non dovesse bastare si ricorre a tutta una serie di prodotti naturali, mezzi meccanici (reti, barriere), trappole ai ferormoni, organismi aiutanti…
BIODIVERSITÀ ORTICOLA E VECCHIE VARIETÀ
La grande varietà di climi e ambienti ha permesso ai nostri progenitori di domesticare e selezionare alcuni ortaggi fino ad ottenere migliaia di differenti varietà, ciò che viene chiamata biodiversità orticola.
Purtroppo nell’ultimo secolo abbiamo assistito ad un preoccupante ed irreversibile processo di perdita di questa ricchezza varietale; ciò è legato a dinamiche socioeconomiche molto complesse.
Il pericolo di estinzione viene rafforzato dalla loro precarietà: si prenda atto della possibilità di perdere per sempre una varietà a causa di un annata andata male o della quale non si sono conservate le sementi.
Dobbiamo ricordarci che estinguere una varietà significa perdere ricchezza genetica, sapori e colori sulle nostre tavole, cibi tradizionali ma anche sapori e conoscenze basate sull’esperienza di generazioni.
Un altro dato allarmante riguarda le sostanze nutritive presenti negli ortaggi. Si è infatti visto che le cultivar moderne (selezionate per le dimensioni, l’aspetto e la lunga conservazione) non si sono limitate ad omologare e ridurre la gamma di sapori e aromi, ma addirittura risultano impoverite se non prive di vitamine e sali minerali.
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