CHE COSA È E COME AVVIENE LA DISSEMINAZIONE
Un seme per germogliare ha bisogno di: terra nutriente, acqua, luce in abbondanza.
Vicino alla pianta madre spesso queste condizioni non sono soddisfatte, per questo le piante hanno sviluppato varie strategie per disperdere lontano i loro semi. La dispersione dei semi si chiama disseminazione e può essere favorita da diversi agenti di disseminazione, come il vento e gli animali.
Le dimensioni e le forme di frutti e semi sono molto variabili e adattate al modo di dispersione.
LE STRATEGIE DI DISSEMINAZIONE
I più comuni agenti della disseminazione sono: il vento, l’acqua, gli animali, le stesse piante e l’uomo.
Quando deve provvedere il vento al trasporto dei semi, questi sono forniti di espansioni alari o di fiocchi pelosi che permettono loro di stare in aria quanto più a lungo è possibile.
I semi che debbono essere trasportati dall’acqua sono forniti invece, di speciali apparecchi che permettono loro di galleggiare. Gli animali contribuiscono alla diffusione delle piante mangiando i frutti ed abbandonando, poi, con gli escrementi i semi infatti, oppure trasportando a distanza dei frutti forniti di speciali uncini che si attaccano al loro pelame.
Parecchi vegetali provvedono direttamente alla diffusione dei loro semi, lanciandoli a distanza mediante speciali apparecchi. Infine, l’uomo con la coltivazione delle varie piante utili contribuisce a propagare alcune specie vegetali su aree estesissime.
I VARI TIPI DI DISSEMINAZIONE
Un seme, per poter crescere, ha bisogno di aria, luce e terra.. Insomma, di spazio! Per questo deve allontanarsi dalla pianta che lo ha generato: ciò avviene attraverso la disseminazione.
La disseminazione è lo spostamento de l seme o dell’intero frutto dalla pianta madre e avviene in modi differenti
Dispersione naturale dei semi delle piante giunti a maturazione. Tolto il caso dei frutti deiscenti che nell’aprirsi proiettano lontano i semi, per lo più la disseminazione è passiva, cioè i semi vengono trasportati dal vento (disseminazione anemofila) o dall’acqua (disseminazione idrofila), oppure da animali al cui pelo restano attaccati i semi provvisti di uncini (disseminazione zoofila). Si ha disseminazione ornitofila quando i semi, racchiusi entro una buccia indigeribile, vengono mangiati dagli uccelli e quindi evacuati con le feci.
1) LA DISSEMINAZIONE AUTOCORA
Nell’Autocoria la pianta disperde i suoi semi da sola, attivamente, senza un aiuto esterno. La parola autocoria, è composta da “auto” = “da solo” e “coria” = “spostarsi”, ovvero “spostarsi da solo”. La disseminazione si compie direttamente, a opera della pianta che li produce (autocoria), la quale provvede da sé a disperdere i suoi semi sia lasciandoli semplicemente cadere al suolo, con meccanismi di deiscenza dei frutti, sia lanciandoli a breve distanza con appositi apparati di lancio (bolocoria), sia con movimenti operati dai peduncoli fiorali, che si incurvano fino a interrarli (geocarpia); più comunemente però la disseminazione si compie tramite l’azione di agenti naturali esterni, quali il vento, l’acqua e gli animali, mediante i quali i disseminuli possono essere trasportati anche molto lontano dalla pianta madre. Un esempio sono i gerani che hanno frutti capaci di catapultare i semi a 2-3 metri di distanza dalla pianta madre.
LA DEISCENZA
La deiscenza è l’aprirsi spontaneo mediante il quale diversi apparati vegetali chiusi (sporangi, antere, frutti), giunti a un determinato stadio di maturazione, lasciano in libertà il loro contenuto (rispettivamente spore, granuli di polline e semi). Negli sporangi unicellulari la deiscenza avviene per deliquescenza parziale o totale della membrana, mentre in quelli pluricellulari si produce per fessurazione longitudinale o trasversale, per mezzo di fori o per caduta di opercoli.
Anche nelle antere si ha deiscenza per lo più longitudinale, raramente trasversale, oppure per fori o valve. Nei frutti il fenomeno praticamente riguarda solo quelli secchi polispermi e il suo meccanismo anatomico è di ordine esclusivamente fisico: il disseccamento delle pareti provoca la rottura del pericarpo, generalmente secondo linee predisposte e di minor resistenza.
Secondo il senso che le fessure assumono rispetto all’asse, la deiscenza si dice longitudinale o trasversale; in base ad altre caratteristiche viene distinta in opercolare, setticida, loculicida, valvicida, poricida, denticida. Nei frutti carnosi la deiscenza è piuttosto rara e spesso è accompagnata da meccanismi di lancio.
LA GEOCARPIA
La geocarpìa è il fenomeno per cui in alcune piante i frutti maturano sotto terra. Uno degli esempi più noti è dato dall’arachide, nella quale i peduncoli fiorali, dopo la fecondazione, si allungano tanto da portare il frutto sotto terra, dove esso completa lo sviluppo e la maturazione
2) LA DISSEMINAZIONE ANEMOCORA
Nell’Anemocoria la pianta disperde i suoi semi con l’aiuto del vento (“anemo” = “vento”). Per esempio il seme del Dente di leone (o Soffione) è dotato di una specie di “piumino” (il pappo) che gli permette di essere trasportato lontano dal vento. Anche i semi degli aceri sono dotati di ali che permettono di volare
È la disseminazione a opera delle correnti aeree. Le piante che vengono servite dall’anemocoria producono semi alleggeriti da espansioni sottili su cui fa presa il vento (per esempio la samara dell’olmo e della betulla, il seme alato delle pinacee, la disamara del genere acer dove la doppia ala, sotto l’azione del vento, si avvita nell’aria come un’elica). Molte Composite alleggeriscono i loro semi mediante pappi piumosi, come il soffione o tarassaco. Svariati muschi e funghi si disseminano pure secondo questa modalità.
Le piante hanno semi piccoli e leggeri, spesso dotati di apparati che aumentano la possibilità di presa dell’aria su di loro: si tratta di organi di volo sia di origine tegumentale, come i ciuffi di peli dei semi del cotone o le espansioni alari dei semi di varie pinacee, oppure derivati da parti del fiore, come il pappo delle composite, o da parti del frutto, come le ali delle samare (acero), da una brattea dell’infiorescenza (tiglio), ecc..
Anche una quantità di disseminuli microscopici delle specie inferiori, grazie alla loro piccolezza, devono la loro dispersione all’opera del vento, e così pure i semi delle orchidacee, anch’essi noti per la loro estrema leggerezza (ce ne vogliono 300.000 per fare 1 g).
IL PAPPO
Il pappo è un’appendice che favorisce la dispersione dei semi o dei frutti che la posseggono. Si forma a partire dal calice persistente ed è rappresentato da una corona di peli semplici (pappo semplice o peloso) o ramificati (pappo piumoso) e può essere sessile o portato da un corto peduncolo. È caratteristico delle composite e di qualche genere di altre famiglie, per esempio la valeriana
3) LA DISSEMINAZIONE ZOOCORA
Nella disseminazione zoocora la pianta disperde i suoi semi grazie all’aiuto involontario degli animali ( “zoo” = “animali”).:
- Molte piante producono frutti commestibili, cioé che possono essere mangiati. Spesso gli animali mangiano il frutto intero, compreso di seme che digeriscono insieme alla polpa del frutta. Una volta avvenuta la digestione l’animale espelle le sostanze di scarto, compreso il seme, attraverso le feci: in questi passaggi, il seme protetto dal suo guscio, rimane quiescente, cioè come addormentato; si sveglierà solo una volta tornato nella terra.
- Alcuni semi hanno delle strutture che permettono di aderire alla pelliccia degli animali, ad esempio i semi della Carota. Un altro modo che hanno i semi di farsi trasportare dagli animali è di… “aggrapparsi” al loro pelo! In questi casi i semi sono coperti da piccoli uncini o da sostanze appiccicose grazie alle quali si attaccano al corpo degli animali che, nel loro passaggio, le sfiorano. Anche a te, camminando in un prato d’estate, può capitare di trovare sui pantaloni o sulle calze qualche seme. Una pianta che usa questo “mezzo di trasporto” è la bardana.
La disseminazione operata con l’aiuto degli animali (zoocoria), è dovuta alle più diverse specie animali (uccelli, insetti, vermi, mammiferi, ecc..). Essa può essere realizzata passivamente, quando i disseminuli rimangono in qualche modo attaccati al corpo dell’animale (disseminazione epizoica), come i frutti della bardana, che rimangono appesi al pelame villoso mediante appositi peli muniti di piccoli uncini, oppure attivamente, quando è l’animale che ricerca i frutti e i semi per cibarsene (disseminazione endozoica). In tal caso essa è dovuta alla presenza nei frutti di un epicarpo carnoso più o meno profumato, ricco di sostanze nutritizie, come molte bacche e drupe, o anche al colore vivace e brillante dei semi; questi ultimi, in ogni caso, possiedono sempre tegumenti inattaccabili dagli agenti della digestione, per cui, salvo se rotti meccanicamente, essi passano indenni attraverso gli intestini.
4) LA DISSEMINAZIONE IDROCORA
- La disseminazione idrocora avviene per mezzo dell’acqua. Questo tipo di disseminazione è tipico delle piante che crescono vicino alle rive dei fiumi o alle coste del mare e producono dei frutti che galleggiano. Per questo motivo i frutti vengono trasportati dal corso del fiume o dalle correnti marine molto lontano.
Un esempio di pianta che utilizza la disseminazione idrocora è la palma da cocco: il suo frutto, la noce di cocco, è cava all’interno e di conseguenza galleggia.
- Nella disseminazione che avviene a spese dell’acqua (idrocoria) il trasporto e la dispersione dei disseminuli possono essere causati dal movimento delle acque meteoriche, che li trascinano con sé scorrendo sui terreni in pendio, ma gli adattamenti più tipici di questo tipo di disseminazione riguardano le piante acquatiche o riparie. Per poter essere trasportati dalle acque i semi di queste specie devono poter galleggiare e questo in genere viene assicurato dalla presenza di tricomi, espansioni membranose e particolari tessuti aeriferi (aerenchimi); i tegumenti seminali, inoltre, devono essere poco permeabili per impedire che il seme, imbibendosi, si appesantisca e vada a fondo.
- In diverse leguminose il galleggiamento viene assicurato dagli articoli in cui si divide il frutto (lomento); nella ninfea da una formazione arillare; nelle palme tipo cocco, che vivono in prossimità delle coste del mare, il pericarpo del frutto, in parte fibroso e in parte lignificato, allo stesso tempo lo rende capace di galleggiare e lo protegge dall’azione nociva dell’acqua, anche per lunghi periodi di tempo.
Il movimento dell’acqua, e in particolare quello delle acque meteoriche, giova anche alla disseminazione di una quantità di disseminuli microscopici (dei funghi, muschi, ecc..).
5) LA DISSEMINAZIONE MIRMECOCORA
La Mirmecocoria è un tipo particolare di dispersione dei semi è quella favorita dalle formiche. I semi di alcune piante, come le viole, hanno appendici carnose e ricche di nutrimenti. Le formiche trasportano i semi nel formicaio, consumano la parte ricca in nutrimenti e abbandonano il seme duro, affinché possa germogliare lontano dalla pianta madre. Questa particolare strategia di disseminazione si chiama mirmecocoria (“mirmeco” = formiche e “coria” = spostarsi)
LA GERMINAZIONE
Giunto sul terreno, il seme, se trova le condizioni favorevoli (una determinata temperatura, una cera umidità ed una sufficiente quantità di aria) germoglia. Dapprima assorbe acqua dal terreno, si rigonfia e rompe gli involucri protettivi. La radichetta dell’embrione, uscendo per prima, si affonda nel terreno, mentre la piumetta ed il fusticino si allungano dalla parte opposta portandosi dietro i cotiledoni che con le sostanze nutritive che contengono provvedono a nutrire l’embrione. Esauritesi le sostanze di riserva dei cotiledoni, questi avvizziscono e cadono, la radice comincia ad assorbire il nutrimento dal terreno e le prime foglioline cominciano a preparare la sostanza organica necessaria per l’ulteriore accrescimento.
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