COME DEFINIRE LA CACCIA
La parola “caccia” deriva dal verbo latino captare che significa “prendere”, cioè cercare o inseguire animali (per lo più selvaggina) per catturarli o ucciderli utilizzando armi: cacciare la lepre, il cinghiale.
COS’È LA CACCIA OGGI
La caccia, diversamente da quanto si possa credere senza conoscerla, è soprattutto:
- Calma e silenziosa osservazione, nel bosco, nel prato, o sulle vette.
- Frequenti incontri con animali selvatici, che ogni volta sorprendono e ogni volta insegnano qualcosa. Mentre il cacciatore li osserva con curiosità.
- Qualche volta, e non casualmente, c’è anche lo sparo, l’abbattimento. È l’atto, repentino, che chiude un ciclo lungo e lento, fatto di analisi, di conoscenze, di lavoro sul territorio, di pazienza e spesso di rinuncia.
CHE COSA NON È LA CACCIA
- La caccia non è una necessità per l’uomo, come invece era migliaia di anni fa ed è, ai giorni nostri, solo per alcune popolazioni che tutt’ora vivono dei frutti del’attività venatoria. A tutti gli altri non serve più cacciare, per sopravvivere.
- Per contro, la caccia non è uno sport, come qualcuno la definiva in passato, nel senso che non è un’attività agonistica con ipotetiche competizioni o punteggi. La fauna selvatica non è certo un bersaglio da tiro a segno e la natura non è un poligono di tiro.
- La caccia non è propriamente una professione. Anche se la si esercita ormai con atteggiamenti e preparazione che di fatto sono sempre più “professionali”, non si va a caccia per lavoro. La figura del “cacciatore professionista” ben presente in molte realtà europee, con tanto di formazione scolastica specifica, da noi è assente, anche se esisteva in qualche forma in passato.
- La caccia non è nemmeno “tutela armata della natura”, come recitava uno slogan. La natura, in tempi medio-lunghi, trova suoi equilibri anche senza prelievo venatorio.
Perciò la caccia non è indispensabile, tuttavia può essere molto utile a correggere velocemente squilibri ecologici, a regolare popolazioni animali.
COS’È LA CACCIA NELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA
Detto cosa la caccia non è, si può provare a suggerire come interpretarla nella società contemporanea, proponendo una definizione, apparentemente complessa, di cosa è la caccia oggi:
la caccia è una forma legittima, di carattere ricreativo ma con finalità gestionali, di utilizzo sostenibile di una risorsa naturale rinnovabile, la fauna selvatica.
Proviamo ora a spiegare i termini appena utilizzati.
- Attività legittima: perché la caccia, a determinate condizioni e secondo determinate regole, è consentita dalla legge.
- Attività ricreativa: perché la caccia si esercita a livello dilettantistico, per “passione”.
- Risorsa naturale rinnovabile: la fauna è una risorsa naturale biologica che si rinnova, si rigenera, attraverso la riproduzione, così come avviene per le piante di una foresta. È rinnovabile… ma non infinita.
- Utilizzo sostenibile: la caccia è una modalità di utilizzo (la più antica) della fauna, che deve necessariamente essere sostenibile, cioè fatta in modo tale da non intaccare la risorsa, ma salvaguardarla nel tempo, per utilizzarla anche in futuro in modo durevole. Per questo deve attenersi a razionali criteri di conservazione: utilizzare quando è possibile, preservare quando è necessario o utile.
- Finalità gestionali: la caccia non è un attività casuale, ma uno degli strumenti della gestione faunistica. Il prelievo venatorio, attuato secondo precisi criteri tecnici, è anche un modo efficace per regolare le popolazioni animali, sia in termini quantitativi che qualitativi. Può contribuire all’equilibrio degli ecosistemi, può favorire la biodiversità (ciò la ricchezza e varietà di forme di vita), consente di monitorare lo stato di salute delle popolazioni di animali selvatici e può mitigare i conflitti fra attività umane e fauna.
Seppur espressi in modo più semplice e prosaico, questi concetti erano ben chiari anche ai nostri avi che, con la saggezza della gente di montagna, si sono sempre sforzati di non prendere alla natura più del dovuto.
CONCLUSIONI
- La caccia non è una necessità, non è una professione e non è uno sport.
- La caccia è una forma legittima, ricreativa e con finalità gestionali, di utilizzo sostenibile di una risorsa naturale rinnovabile, la fauna selvatica.
- La caccia si esercita per passione, ma seguendo criteri basati sulla scienza.
- La caccia si fonda su criteri di conservazione: prelevare quando è opportuno, preservare quando è necessario o utile.
- La caccia non è un attività casuale, ma uno degli strumenti della gestione faunistica.
- La caccia può essere un modo efficace per regolare le popolazioni animali.
- La caccia può contribuire all’equilibrio degli ecosistemi, assecondare la biodiversità, consente di monitorare le popolazioni animali e può mitigare i conflitti fra attività umane e fauna.
COS’È DAVVERO LA CACCIA
- La caccia è un’attività umana tradizionale, legittima, estremamente regolata.
- Non è un hobby, né uno sport, è una passione. E come tutte le passioni deve essere regolata da una morale prima che dalla legge.
- È un prelievo ragionato e sostenibile di parte del “capitale” rappresentato dalla fauna selvatica.
- È utilizzo a fini alimentari di carni di altissimo valore nutritivo e possibilità turistica ancora inesplorata.
La caccia, quella vera:
- Sono i balzi di gioia del tuo cane, quando ti vede staccare, prima dell’alba, il fucile dalla parete, e l’immersione nel bosco, con tutti quei fruscii misteriosi e chioccolii degli uccelli che si chiamano tra loro, e le serpentine trepidanti del cane sul primo fiato di selvaggina, tra i rovi del sottobosco.
- È l’uomo che esce di casa con la doppietta a tracolla non con il piacere di uccidere; è quello del ritorno alle sue ataviche origini nell’ambiente delle sue origini, quali sono il bosco e la palude.
- È il piacere anche quando si torna a carniera vuota dopo sei o sette ore di scarpinata per monti e per valli, quasi sempre da solo perché la natura – e il cane che appartiene alla natura – basta a farti compagnia.
- È Il vero cacciatore, che, al termine di una giornata, interrotta soltanto dallo spuntino al sacco, condiviso col cane, ha messo nel carniere cinque o sei capi (una beccaccia, due beccaccini, un germano, un bozzoletto, una quaglia).
- È il vero cacciatore che ama gli animali a cui dà la caccia, forse perché li considera complici di questo gioco in cui ritrova la sua origine esistenziale. Non spara, per esempio, sul bersaglio fermo: lo considera sleale.
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