IL VIVAIO E L’ATTIVITÀ DEL VIVAISMO
Il vivaio è il terreno adibito alla propagazione delle piante arboree e arbustive, e alle relative operazioni colturali prima della loro messa a dimora.
Vengono spesso chiamati vivai anche le strutture in cui si producono piantine (semenzali) di specie erbacee orticole, floricole o altro, ottenute da seme o da propagazione.
L’attività vivaistica rappresenta un settore altamente specializzato sia per aspetto tecnico – organizzativo che genetico – sanitario e pertanto di notevole interesse economico. Solo in quanto qualificato potrà offrire garanzie di qualità e sanità del materiale vivaistico.
L’ATTIVITÀ VIVAISTICA
Le principali località italiane in cui è sviluppata l’attività vivaistica sono le seguenti:
- Pistoia e pistoiese (con Pescia e altri centri minori).
- Saonara (e dintorni).
- Canneto sull’Olio (cannetese).
- Brianza (Lombardia zone dei laghi e alta pianura).
- San Benedetto del Tronto.
- Ca’ de Fabbri (Bologna).
- Lago Maggiore.
Non si possono dimenticare però zone importanti quali la Liguria e la Versilia (in particolare per i fiori), il trevigiano (in particolare le zone di Riese), il Ferrarese e la Romagna (per la frutticoltura in particolare), il Lazio (Torsanlorenzo, ecc..), la Sicilia (soprattutto per l’agrumicoltura).
IL CLIMA E IL TERRENO
Ognuna di queste zone deve la propria fortuna a particolari condizioni pedologiche o climatiche, o da particolari contesti economico – culturali che ne hanno favorito nel tempo lo sviluppo dell’attività vivaistica (basti pensare il trevigiano e il saonarese in relazione al diffondersi delle ville patrizie nella riviera del Brenta).
Le diverse zone vivaistiche si differenziano, oltre che per l’ubicazione geografica, anche per il sistema di allevamento, per le specie coltivate, per il mercato a cui si rivolgono, ecc..
Vi sono, infatti vivai specializzati nella coltivazione di specie acidofile (zone dei laghi prealpini della Lombardia e del Piemonte), vivai specializzati per le piante da frutto (es: Saonara) o per le viti (Rauscedo), vivai forestali (es.: vivai forestali regionali o vivai dei Servizi Forestali), vivai specializzati nella produzione di rose (es.: Barni, Nino San Remo, Meilland, David Austin, ecc..), nella produzione di piante coprisuolo, erbacee perenni, aromatiche, piante in zolla, a radice nuda o in contenitore, floricole annuali, orticole, pioppi, ecc..
LE QUALITÀ DEL CLIMA E DEL TERRENO
Le condizioni pedologiche e climatiche che, soprattutto in passato, hanno favorito l’attività vivaistica sono l’assenza di forti correnti d’aria o avversità climatiche sfavorevoli (come le frequenti grandinate, trombe d’aria prolungata siccità, ecc..), un clima possibilmente mite, senza eccessive escursioni termiche durante l’anno, la presenza di terreno sciolto profondo con sottofondo drenante (per piante allevate per la vendita a “radice nuda”), o terreni argillosi per le piante allevate in zolla.
IL VIVAISMO IN VASO
Attualmente, dato il diffondersi della coltivazione in contenitore (vaso in plastica, “plant-plast”, fitocelle, ecc..), la qualità del terreno non è più determinante in quanto il substrato di coltivazione viene appositamente prodotto sulla base delle effettive esigenze di ogni singola specie coltivata.
È da osservare che il vivaismo in vaso, se praticato in modo corretto e rispondente a caratteristiche ed esigenze di ogni specie, offre la possibilità di dilazionare notevolmente i periodi per la messa a dimora delle piante, aumentando di molto la percentuale di attecchimento.
LE CARATTERISTICHE DI UN VIVAIO
- Ubicazione. Le superfici da adibire alla coltivazione è bene siano collocati in luoghi facilmente accessibili. È da osservare poi che molti vivai fanno bella mostra di se (qualora siano ben tenuti), lungo le principali arterie stradali e autostradali, o in prossimità di centri commerciali, concorrendo a far conoscere ed apprezzare l’azienda.
- Esposizione: È inutile ricordare che l’esposizione più favorevole (qualora il terreno non sia pianeggiante) è quella a sud, che consente al terreno di riscaldarsi di più e più a lungo, favorendo l’attività vegetativa delle piante. Altrettanto utile risultano ripari dai venti freddi, costituiti o da rilievi collinari o montuosi prossimi al vivaio, o da frangivento vivi o morti, quali sistemi di siepi, terrapieni, cannicciati, muri, ecc..
- Viabilità. La buona viabilità deve permettere la rapida circolazione delle macchine e rendere minimi i percorsi. La superficie deve essere pertanto divisa in appezzamenti regolari come, ad esempio, mediante un sistema di viali paralleli ed ortogonali. Ogni appezzamento può così venire numerato e contraddistinto con targhe che indichino le specie, i portainnesti o le varietà coltivate. Ogni azienda dovrà poi disporre di una mappa del vivaio corrispondente alla reale organizzazione degli spazi. Un’organizzazione chiara e semplice del vivaio favorisce gli operatori sia nelle attività di produzione che nella rapida evasione degli ordini al momento della vendita.
L’AVVICENDAMENTO DEL VIVAISMO
La stanchezza del terreno costituisce uno dei più gravi problemi del vivaismo. Il fenomeno della stanchezza è determinato da varie cause concomitanti, quali: eccessivo impoverimento del suolo, accumulo di tossine secrete dalle radici, diffusione di patogeni e parassiti (nematodi in particolare).
A questo fenomeno si può semplicemente ovviare con le rotazioni e lasciando a riposo i terreni o coltivando per alcuni anni colture erbacee da rinnovo. Data la situazione particolare delle principali zone vivaistiche, e in particolare, dato il valore elevato di tali superfici si ricorre molto più spesso a pratiche di disinfezione e disinfestazione artificiale del terreno, mediante l’uso di fumiganti (bromuro di metile, “basamid”, ecc..).
Per l’elevata tossicità dei prodotti chimici tradizionali la tendenza attuale prevede il ricorso a mezzi di minor impatto ambientale. Oltre alle tradizionali pratiche di avvicendamento e rotazione, utili si rivelano il riscaldamento, mediante l’iniezione di vapore. Altrettanto valida, in particolare per le zone a clima più caldo, è la solarizzazione, che consiste nel riscaldamento della parte più superficiale del terreno mediante la stesura di un film plastico sul terreno stesso, durante i mesi estivi.
Una completa analisi del terreno potrà, comunque, mettervi in luce le caratteristiche e le eventuali carenze per poter provvedere al ripristino delle condizioni più idonee per la coltura.
IL VIVAIO IN PRATICA
I vivai specializzati devono disporre di particolari strutture e attrezzature quali:
- Vivaio di piante madri da cui prelevare il materiale di propagazione.
- Serre, tunnel o strutture protette atte a facilitare la radicazione delle talee, o per l’acclimatazione (cassoni freddi o riscaldati, impianti di nebulizzazione, ombrai, ecc..).
- Capannoni per la conservazione, imballaggio e spedizione delle piante.
- Ricoveri per macchine ed attrezzi.
- Magazzino per concimi ed antiparassitari.
- Impianti di irrigazione (bacino di approvvigionamento o pozzo, vasche di raccolta e decantazione, sistemi di filtraggio, strumenti o dosatori per la correzione, fertilizzazione; rete di distribuzione, ecc..).
- Fabbricati per il personale (tecnici ed operatori).
- Uffici amministrativi e di rappresentanza.
L’IMPIANTO DEL VIVAIO
Le pratiche agronomiche preliminari non sono diverse a quelle normalmente valide per l’impianto di un arboreto. Lavorazioni profonde avvantaggiano ovviamente le specie arboree con radici fittonanti o che devono permanere a lungo nel vivaio (esemplari).
Le lavorazioni contribuiscono, inoltre, a creare le migliori condizioni, quali un giusto equilibrio fra acqua e aria nel terreno, favorendo l’assorbimento dell’acqua di pioggia o di irrigazione e la percolazione dell’eventuale acqua eccedente. È da ricordare che tra le malattie più diffuse nei vivai e negli arboreti (giardini compresi), vi sono i marciumi radicali, favoriti proprio dal ristagno di umidità e da situazioni di asfissia.
LE LAVORAZIONI NEL VIVAIO
Le lavorazioni profonde, che un tempo consistevano in “arature a scasso”, ora più razionalmente consistono in ripuntature profonde (60 cm o più, a seconda delle specie coltivate), abbinate a lavorazioni più superficiali di affinamento (con polivomeri, erpici, ecc..).
Durante queste fasi si provvede normalmente e opportunamente all’apporto dei fertilizzanti da interrare: concimi organici e minerali, correttivi, e ammendanti, sulla base delle indicazioni scaturite da un’apposita analisi del terreno.
L’impianto delle colture arboree in vivaio avviene normalmente a fine inverno, nel caso di semenzaio o di barbatellaio, o da novembre a marzo evitando i periodi più freddi), nel caso di nestaio e piantonaio.
LE CURE COLTURALI
Le operazioni colturali che seguono all’impianto consistono in:
- Sarchiature (per l’eliminazione delle infestanti e per aerare il terreno.
- Concimazioni complementari, azotate i particolare (evitando gli eccessi).
- Interventi antiparassitari (insetticidi, anticrittogamici, ecc..).
- Irrigazioni (senza eccessi per non indurre ad un eccessivo sviluppo e ad un ritardo della lignificazione).
LE SEZIONI DEL VIVAIO
Il vivaio è costituito da varie sezioni che, a seconda dello scopo a cui sono destinate, si chiamano: semenzaio, barbatellaio, nestaio e piantonaio.
Il semenzaio è adibito alla riproduzione delle piante (portainnesti, varietà da seme, specie selvatiche per rimboschimento, ecc.), partendo dal seme. Per facilitarne la germinazione, soprattutto nelle zone più fredde, si fa spesso uso di letti caldi o semicaldi.
Il comune semenzaio è costituito da parcelle di terreno, spesso delimitate da mattoni o assi in legno, di ampiezza e dimensioni adatte a consentire l’esecuzione dei lavori (normalmente non più larghi di 150 cm). In queste parcelle spesso è presente un sottofondo in materiale drenante (es.: ghiaia), su cui posa il substrato di coltivazione, generalmente costituito da sabbia di fiume o sabbia mista a terriccio.
LA SEMINA DEI SEMI DELLE PIANTE ARBOREE
I semi delle piante legnose vengono precedentemente sottoposti a stratificazione e seminati quando mostrano già i primi stadi di germinazione. L’epoca varia a seconda della specie e della località. Nel Nord Italia la semina della maggior parte di essenze legnose avviene a fine inverno. La semina può avvenire a spaglio o a righe, con una densità che dipende dalla fittezza che si intende ottenere. I semi di alcune specie possono altresì venire seminate direttamente a dimora (specie a rapido accrescimento), oppure in contenitori alveolari.
Sparso il seme lo si ricopre con un leggero strato di terriccio sabbioso, comprimendolo leggermente. Utili possono rivelarsi protezioni costituite da teli leggeri e permeabili, quali il “tessuto non tessuto”.
LE OPERAZIONI DI DIRADAMENTO E CONCIMAZIONE
Quando i cotiledoni emergono, si iniziano le operazioni di diradamento, eliminazione delle infestanti, concimazioni, interventi antiparassitari.
Durante la primavera le piantine più sviluppate potranno essere invasate in appositi contenitori, oppure rimanere nel semenzaio fino all’autunno in cui saranno pronte per la messa a dimora. Le piantine meno sviluppate o mal formate possono essere tagliate a pochi centimetri dal suolo per stimolare la crescita di un nuovo germoglio più vigoroso e regolare.
CALENDARIO INDICATIVO DELLE STRATIFICAZIONI E DELLE SEMINE DI ALCUNE SPECIE ARBOREE
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