L’ACQUISTO E LA MESSA A DIMORA DELLE PIANTE
Acquistate piantine di origine certa e di ottima qualità. Al momento della consegna occorre controllare che siano sane, ben conformate e omogenee.
LA TIPOLOGIA E LA QUALITA’ DELLE PIANTE
Una moderna arboricoltura da legno di qualità non può che basarsi sull’utilizzo di materiale vegetale di qualità. A parte il caso del pioppo, ove l’ormai più che cinquantennale coltivazione ha permesso una attestazione e buona conoscenza degli standard (pioppelle di determinati cloni ad età e dimensioni standard), il resto dell’arboricoltura italiana poggia tuttora in gran parte su materiali di incerta origine e qualità.
LE PRECAUZIONI DA ADOTTARE PRIMA DELLA MESSA A DIMORA
Per inavvertenza, può succedere di mettere a dimora delle piante deperienti o già morte. Questo tipo di situazione può derivare da:
- Esposizione prolungata delle radici al vento od al sole, da cui deriva una disidratazione delle piante.
- Azione del gelo sulle radici o sui fusti non sufficientemente lignificati.
- Cattive condizioni di trasporto.
- Mancato controllo della qualità delle piante al momento del loro ricevimento.
- Cattive condizioni di stoccaggio.
CONSIGLI
Prima della messa a dimora effettuate anche un controllo della parte aerea:
Possiamo dare due consigli:
- Utilizzate piantine giovani, di 1-2 anni d’età, a radice nuda o in contenitore e preferite l’acquisto in vivai in grado di garantirvi ciò che pretendete, la provenienza locale è un elevato standard di qualità.
- Se possibile, richiedete che siano specie selezionate per l’arboricoltura da legno.
IL CONTROLLO DEL MATERIALE
- Assicuratevi che le piantine che acquistate appartengano alla specie richiesta, che siano sane, ben conformate e omogenee per altezza e vigore.
- In particolare, se sono a radice nuda, verificate che l’apparato radicale sia integro e a sviluppo regolare, con molte radici capillari e privo di vistose potature.
- Parte aerea e radici dovranno avere sviluppo equilibrato: la piantina, posata orrizontalmente sul dito all’altezza del colletto, deve stare in equilibrio. Il loro acquisto va tassativamente effettuato a riposo vegetativo.
- Se sono in contenitore, estraetene qualcuna e verificate che il pane di terra sia ben accorpato con le radici e che queste siano vive e non intricate (indice di eccessiva permanenza nel contenitore).
- Sezionate qualche radice: deve essere bianca al suo interno.
- Poi osservate la parte aerea: non deve essere danneggiata o mal accresciuta (a causa di malattie, danni meccanici o errato allevamento), e la gemma terminale deve essere sana. L’acquisto delle piante in contenitore può avvenire anche circa 1- 1,5 mesi prima e dopo la fase del riposo vegetativo.
- Effettuate bene questi controlli, e nel caso la verifica dia esito negativo, non esitate a rifiutare il lotto, al fine di evitare litigi successivi con il vivaista o il trasportatore in caso di mancato attecchimento.
- Sebbene le piante con pane di terra siano più gracili di quelle a radice nuda, esse si conservano molto più facilmente perché non lasciano mai il loro ambiente di crescita. Le si conserva semplicemente entro il loro contenitore facendo attenzione a mantenere il terriccio umido.
- Quelle a radice nuda si preparano imballandole in sacchi di plastica o in sacchi di carta plastificata nella parte interna, chiusi ermeticamente e contenuti o meno in un altro imballaggio (per esempio in cartone o in cassetta) al fine di evitare eventuali sbalzi di temperatura.
IL TRASPORTO E LA CONSERVAZIONE DELLE PIANTE
Durante il trasporto si devono proteggere le piantine dal sole diretto e dal vento, evitando assolutamente che si disidrati il delicato apparato radicale. Nel caso le piantine non vengano subito poste a dimora, vanno temporaneamente conservate nel seguente modo:
- Se a radice nuda, va scavata una trincea in zona riparata, detta «tagliola», entro la quale si dispongono le piante e la cui profondità deve essere pari a quella della lunghezza delle radici. Assicuratevi che vi sia un buon contatto tra terreno e radici e tenete umido il terreno.
- Se in contenitore o conservate in sacchi plastici devono essere sistemate in una zona leggermente ombreggiata e fresca: sotto una tettoia a temperatura ambiente o sotto una piantagione situata in prossimità del sito di impianto. Si tratta di evitare il disseccamento delle piante a causa del vento ed il riscaldamento eccessivo a causa del sole (eccessiva traspirazione). Una riumidificazione regolare (per irrigazione) permette di soddisfare senza difficoltà il loro bisogno idrico.
LA PREPARAZIONE DELLE PIANTE
Potate con taglio netto le radici spezzate, quelle eccessivamente lunghe, ad andamento orizzontale o a «chignon» (avvolte a spirale). Le radici capillari possono essere accorciate 1/3 della lunghezza.
L’apparato radicale delle piantine a radice nuda può essere sottoposto a un semplice trattamento di imbozzimatura (chiamata anche inzaffardatura) che favorisce l’attecchimento e una buona ripresa: preparate una mistura in pari proporzioni di acqua, sterco bovino e terreno, e immergetevi per qualche istante le radici prima dell’impianto.
LA TECNICA DI MESSA A DIMORA
Varia a seconda che si utilizzi o meno la pacciamatura.
A) LA MESSA A DIMORA SU PACCIAMATURA
Sulla pacciamatura devono essere stati segnati a idonea distanza i punti d’impianto (con colore spray o con picchetto il cui colore serve a contraddistinguere la specie); su questi si effettua un taglio a «X», oppure a «T» o a mezzaluna, nel caso di impianto manuale. Scavata una piccola buca, preferibilmente si pone sul fondo una pastiglia di concime a lenta cessione e quindi:
- Se la piantina è a radice nuda, la si pone a dimora facendo in modo che le radici siano interrate nella posizione naturale e che il colletto sia all’altezza del livello del terreno o poco sopra.
- Se la piantina è in contenitore, il pane di terra va estratto dal contenitore stesso, posto delicatamente nella buchetta e quindi interrato.
In ogni caso badate a mantenere il colletto a livello del terreno o poco sopra, mai sotto. Un poco di ghiaia posta sopra stabilizzerà la pacciamatura.
Per impianti di una certa dimensione è conveniente utilizzare il palo trapiantatore, un semplice attrezzo che rende spedita l’operazione d’impianto (diverse centinaia di piante al giorno). Terminate l’impianto con una leggera costipazione del terreno attorno alla piantina da effettuare col tallone.
Irrigate infine con 5-10 litri d’acqua per pianta.
B) LA MESSA A DIMORA SU TERRENO NUDO
Picchettato precedentemente il punto d’impianto e scavata una buca di almeno cm 30x30x30, ponete preferibilmente una pastiglia di concime a lenta cessione sul fondo assieme ad un poco del terreno organico più superficiale, posizionate l’apparato radicale in maniera ordinata, il colletto leggermente sollevato rispetto al livello del terreno (in ambienti aridi si può infossare leggermente in modo da favorire l’accumulo di acqua piovana) quindi interrate costipando leggermente e irrigate con 5-10 litri d’acqua per pianta. Infine, se l’avete prevista, collocate e stabilizzate bene la pacciamatura localizzata, sia essa in forma di piastra, di film oppure di tipo sciolto (paglia, fieno, ecc..).
IL TUTORAGGIO
Durante i primi anni di accrescimento delle giovani piantine è importante che l’asse di sviluppo sia mantenuto verticale. Non di rado tale caratteristica è intrinseca nella specie (paulownia, pioppo); in altri casi, spesso per la notevole fertilità del suolo, la piantina tende a piegarsi spontaneamente o dopo qualche evento meteorico intenso. È il caso ad esempio dei frassini, degli aceri e soprattutto dei noci. In tal caso l’arte del potatore è messa a dura prova, e spesso non basta l’accorgimento di aver mantenuto una chioma bassa. L’impiego di una canna di 2,5-3 metri di altezza può salvare la situazione: essa va ben infissa verticalmente al piede della piantina, che verrà progressivamente vincolata ad essa tramite legacci elastici con legatura morbida a «8».
LE PROTEZIONI
Una recinzione, anche se costosa, può essere efficace per limitare l’accesso a persone o animali; non sempre però è permessa fuori dai centri abitati.
Più semplice è limitare i danni degli erbivori, problema spesso trascurato e che va invece valutato per tempo: se non protetti nei primi anni, impianti prossimi a boschi, o comunque in zone dove risiede fauna selvatica (caprioli, lepri, ecc.), possono subire danni per morsicature e abrasioni. Tali danni spesso costringono alla sostituzione delle piante.
La soluzione più razionale consiste in una protezione localizzata chiamata «shelter»: un tubo di rete o di materiale forato, in genere di plastica, che circonda la giovane pianta. Ci sono numerosi modelli; preferite quelli robusti a rete, di altezza rapportata al tipo di animali da ostacolare.
Lo shelter va sempre associato ad una canna che lo sostiene. Verrà asportato quando la pianta sarà fuori pericolo, cioè dopo 3-5 anni dall’impianto.
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