LE FUNZIONI E GLI OBIETTIVI DELL’INNESTO
Le funzioni dell’innesto sono molteplici. Oltre a essere un sistema di propagazione agamica di largo impiego, all’innesto si ricorre, soprattutto in frutticoltura, per questi motivi:
- Reinnestare un arboreto per sostituire una cultivar superata o per introdurne una, vecchia o nuova, preferibile a quella presente. In questo caso l’innesto si propone come alternativa all’espianto e reimpianto dell’arboreto.
- Regolare lo sviluppo, la longevità, la precocità: il portainnesto è in grado di trasmettere al nesto caratteri fisiologici e fenologici specifici. La scelta del portinnesto influisce sulla vigoria, limitando lo sviluppo della parte aerea (portainnesti nanizzanti) o rafforzandola, sulla longevità della cultivar e, infine, sulla precocità della produzione, anticipando o ritardando l’epoca della fioritura.
- Adattare una cultivar a particolari condizioni pedologiche e climatiche: le specie e le varietà vegetali hanno differenti sensibilità a determinate proprietà fisiche e chimiche del terreno (tessitura, contenuto in calcare, siccità, ecc.); l’innesto di una cultivar sensibile su una specie o su una varietà meno sensibile permette di adattarla a specifiche condizioni. Analoghe considerazioni possono essere fatte per l’adattamento al clima.
- Resistenza a parassiti, malattie e fitofagi: il ricorso a portinnesti resistenti a particolari avversità permette di evitare attacchi agli apparati radicali o a contenerne gli effetti. L’esempio più eclatante è la lotta alla filossera della vite tramite l’innesto dei vitigni europei su portinnesti americani più resistenti al fitofago.
- Rilevare le virosi e risanare il materiale infetto: l’innesto su piante indicatrici è uno dei mezzi adottati per diagnosticare la presenza di una virosi. In micropropagazione si usa inoltre la tecnica del microinnesto per risanare le virosi, in quanto i tessuti meristematici e quelli embrionali non sono ancora infetti dal virus.
- Introduzione di impollinatori: negli arboreti in cui si nota un’impollinazione si può ricorrere al reinnesto di un certo numero di piante con cultivar che hanno funzione impollinatrice.
- Correggere la struttura scheletrica della pianta: l’innesto può essere sfruttato per correggere difetti di sviluppo delle branche nelle parti deficienti per varie cause.
- Alcuni cloni di molte specie (arboree e non) presentano difficoltà a radicare, per cui l’innesto risulta l’unico metodo di propagazione.
GLI OBIETTIVI DELL’INNESTO
L’obiettivo è di ottenere una nuova pianta che riunisca le caratteristiche migliori dei due elementi di partenza.
La pratica dell’innesto per migliorare le caratteristiche della produzione è una pratica conosciuta da tempo immemore; l’obiettivo è di ottenere una nuova pianta che riunisca le caratteristiche migliori dei due elementi di partenza. Le piante di partenza devono essere diverse ma compatibili tra di loro.
Negli ultimi anni la pratica è divenuta di grande interesse anche nel settore orticolo. L’innesto di alcune specie è diventato una tecnica vivaistica in costante crescita e con ampi spazi di miglioramento, sia nell’uso delle tecniche colturali, in vivaio e in coltivazione, sia nella scelta dei portinnesti più appropriati.
In un’ottica di evoluzione nel miglioramento dei sistemi colturali diventa fondamentale scegliere correttamente il portainnesto, poiché la gestione agronomica della pianta innestata può cambiare in funzione della sua fisiologia e delle bioresistenze che la contraddistinguono.
L’INFLUENZA TRA I BIONTI
Il portinnesto e la marza si influenzano reciprocamente nei caratteri funzionali, per quanto l’influenza della marza sul portinnesto sia meno evidente in quanto ha effetto sull’apparato radicale. L’attecchimento dell’innesto varia in funzione di molteplici fattori.
Affinché l’unione (attecchimento) delle due parti si verifichi regolarmente è necessario che si realizzino alcune condizioni fondamentali, e cioè:
- Che esista affinità fra i due bionti.
- Che la marza, (porzione di pianta (ramo, germoglio, parte superiore di un fusticino, ecc.), provvista di una o più gemme, che si utilizza per effettuare un innesto di qualunque tipo essa sia) e il portinnesto vengano preparati in modo perfetto, secondo le modalità che di volta in volta verranno indicate per ogni tipo di innesto.
- Che le zone del tessuto del cambio delle due parti vengano a trovarsi in contatto; dal cambio, che è un tessuto generatore sempre molto attivo, nel punto di innesto si svilupperanno infatti i nuovi tessuti i quali permetteranno di stabilire la comunicazione fra marza e soggetto.
- Che esistano condizioni di temperatura e di umidità adatte al tipo di innesto.
- Che ogni tipo di innesto sia effettuato nella stagione opportuna e che lo stato vegetativo del portinnesto, per gli innesti primaverili, sia più avanzato di quello della marza.
- Che si applichi la marza sempre rispettandone la polarità, cioè la posizione che essa aveva sulla pianta da cui è stata prelevata, con le gemme rivolte verso l’alto.
- Che, subito dopo l’esecuzione, al punto di innesto vengano applicate le protezioni adatte a favorire l’attecchimento.
Queste nozioni di base rappresentano il primo approccio al vasto e complesso mondo degli innesti.
Diversi sono i tipi di innesto (a triangolo, a gemma dormiente, a spacco, a corona ecc.) e molteplici le affinità tra specie e varietà di piante, senza considerare la manualità che si acquisisce con tanta pratica.
IL RICORSO ALL’INNESTO PER LA RISOLUZIONE DI PROBLEMI
All’innesto si ricorre per risolvere alcune problematiche e raggiungere determinati obiettivi.
- Adattare le specie a condizioni di terreno e di clima sfavorevoli, utilizzando portainnesti per gli ambienti in cui ci si trova ad operare.
- Aumentare la resistenza ai parassiti, soprattutto quelli che attaccano l’apparato radicale, e numerose altre malattie.
- Incidere in modo mirato sullo sviluppo della chioma, ad esempio introdurre rami in posizioni specifiche con inclinazioni opportune per migliorare l’estetica della pianta stessa.
- Riprodurre nuove varietà sfruttando le mutazioni genetiche che ne derivano.
- Recuperare esemplari danneggiati da agenti atmosferici od animali.
L’innesto di rinvigorimento può essere quindi utilizzato per ricostruire una branca danneggiata o per compensare disfunzioni tra portainnesto (troppo vigoroso) e nesto (meno vigoroso).
L’INFLUENZA DELLA LUNA SUGLI INNESTI
La luna può trovarsi in vari fasi: crescente e mancante. Mancante quando sta a mancare e si sta per avere una luna nuova, invece quando è in crescente vuol dire che si sta sviluppando la luna nuova.
Gli innesti si eseguono in luna calante e se non si ha la possibilità di effettuarli in luna calante si deve effettuare con la stessa luna di quando si sono prelevate le marze da conservare in frigorifero a 4°C per poi effettuare l’innesto dopo circa una settimana.
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