LE OPERAZIONI COLTURALI DEI CEREALI
Il ciclo colturale è l’insieme delle operazioni colturali durante l’anno.
Le tecniche di lavorazione consigliate sono:
- Aratura fino a 25-30 centimetri di profondità.
- Minima lavorazione a 10-15 centimetri di profondità.
- Semina diretta su terreno non lavorato.
È consigliabile che i lavori preparatori del terreno, in particolare l’aratura, non superino, 25 cm di profondità.
LA LAVORAZIONE DEL TERRENO
La presenza di piante nate da semi della coltura precedente o, comunque, di vegetazione infestante sul terreno da seminare è problema da risolvere con adatto intervento meccanico.
La lavorazione ridotta va eseguita obbligatoriamente sui terreni compattati, destrutturati, con distribuzione irregolare dei residui colturali. È possibile con aratro polivomere o più convenientemente, con attrezzi discissori con elevata capacità di lavoro. La preparazione del letto di semina con erpice rotante determina una zollosità ridotta e un buon livellamento superficiale.
La minima lavorazione è la classica lavorazione effettuata con erpice a dischi su terreni di medio impasto, privi di carreggiate e con giacitura regolare. L’operazione di affinamento finale, va effettuata immediatamente prima della semina, per evitare che eventuali piogge compattino il terreno affinato.
LA SEMINA DIRETTA SUL TERRENO NON LAVORATO
La semina diretta su terreno non lavorato presuppone che lo strato superficiale del terreno costituisca già un habitat idoneo alla germinazione del seme ed allo sviluppo delle piantine. In particolare vanno escluse tutte le situazioni con terreni costipati e con bassa permeabilità del terreno. Terreni ben livellati consentono di allontanare per ruscellamento superficiale l’acqua in eccesso, riducendo i problemi di asfissia radicale.
Per quanto riguarda il frumento tenero, la semina diretta sul terreno non lavorato è consigliabile usarla dopo colture che lasciano pochi residui di coltivazione.
CONSEGUENZE NEGATIVE
La semina diretta su terreno non lavorato ha una serie di conseguenze negative:
- Maggior virulenza delle malattie e, in particolare, del mal di piede.
- Più forte infestazione di malerbe e conseguenti maggiori difficoltà per la gestione integrata delle medesime.
- Peggioramento della componente chimica della fertilità.
CONSIGLI
- È da evitare la omo successione del frumento e il “ristoppo” dopo altri cereali a paglia (frumento duro, orzo, ecc..).
- Una buona tecnica agronomica consiglia un’aratura estiva, previa letamazione, a 30 cm di profondità con aratro (non vangatrici o zappatrici).
- Affinamento del terreno con erpice a denti (fissi o rotanti) concimazione di base.
- Scelta della varietà (possibilmente la più produttiva) e semina con seminatrice convenzionale in linea con file distanti 14–17 cm per 250–265 kg/ha (in funzione del peso specifico della varietà coltivata), l’aumento della dose di semina va valutato nel caso si prevedano fallanze all’emergenza delle piantine.
EPOCA DELLA SEMINA
L’epoca ottimale per la semina del frumento tenero in Italia si colloca tra la seconda metà di ottobre e la prima metà di novembre. La semina viene effettuata con una seminatrice convenzionale in linea, che distribuisce le cariossidi in file parallele poco distanziate, interrandoli a una profondità regolare di 2–3 cm.
La migliore densità di semina è quella corrispondente a 450 cariossidi germinabili per m². Solo nel caso di semine forzatamente ritardate a dopo il 20 novembre o eseguite direttamente su terreno non lavorato, la densità di semina può essere aumentata a 500 cariossidi germinabili per m².
TECNICA DELLA RACCOLTA: MIETITURA E TREBBIATURA
La raccolta del frumento tenero avviene in Italia verso giugno-luglio. Il raccolto comporta il taglio della pianta chiamato mietitura, e la separazione dei chicchi dalla paglia e dalla pula cioè la trebbiatura. In genere queste due operazioni sono svolte contemporaneamente, con l’impiego di una mietitrebbia. Con la mietitrebbia autolivellante è possibile meccanizzare la raccolta in terreni con pendenza del 20-30%. Dalla trebbiatura si ottengono la granella, la paglia data dai culmi e dalle foglie, la pula che sono i resti della spiga.
LA MIETITREBBIATURA
Con la mietitrebbiatura la pula rimane sul campo mentre la paglia è raccolta in rotoballe per essere utilizzata, venduta o bruciata e interrata. Per evitare perdite di prodotto e salvaguardare la qualità della granella è necessaria un’attenta regolazione degli organi della mietitrebbia, da correggere ogni volta che occorra per adeguarla a mutate condizioni di temperatura e umidità dell’aria, a variazioni di fittezza della coltura, a eventuali presenze di allettamenti, di erbe infestanti ancora verdi, ecc..
Poiché nel corso della notte la granella riacquista umidità dall’atmosfera, la mietitrebbiatura non deve iniziare prima del mattino inoltrato né proseguire nel tardo pomeriggio. Si dovrebbe non dare inizio alla mietitrebbiatura finché l’umidità della granella non è scesa sotto il 14%. Per evitare ogni possibile mescolanza tra varietà diverse, la raccolta degli appezzamenti coltivati con la medesima cultivar deve iniziare con il cassone della mietitrebbia vuoto e lo scarico della granella deve essere effettuato appena terminata la raccolta degli appezzamenti medesimi.
RESE, DESTINAZIONI E CONSERVAZIONE DEI PRODOTTI
La resa per ettaro può variare sensibilmente in dipendenza di diversi fattori tra cui i principali sono l’andamento climatico stagionale e la rotazione colturale effettuata. La resa annua varia da 2,1 a 8 t/ha
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