AFFINITÀ TRA IL PORTAINNESTO E IL NESTO

Generalmente tra piante di specie diversa non esiste affinità perché non c’è compatibilità tra i tessuti: il nesto non si salda al portainnesto o in breve tempo avviene il rigetto. Per esempio, non si può innestare un ciliegio su un olivo o su un melo. Esiste comunque affinità tra alcune specie diverse appartamenti in ogni caso alla stessa famiglia, come tra cotogno e pero, tra magaleppo e ciliegio e tra biancospino e pero.

VIGORE VEGETATIVO DELLE PARTI

vigore vegetativo delle parti

È opportuno che nesto e portainnesto abbiano pari vigore vegetativo, ma se questo non è possibile e meglio allora che il nesto sia più vigoroso del portainnesto, per evitare che un accesso di linfa del portainnesto provochi problemi di espulsione nel tempo. Qualora la differenza di vigore sia notevole, può accadere che nel punto di innesto si formi, dopo qualche tempo, un ingrossamento che può diminuire la durata di vita della pianta. Per evitare questi inconvenienti occorre scegliere il portainnesto affine. L’innesto ha un’alta probabilità di riuscita se i due individui appartengono alla stessa specie o, quantomeno, allo stesso genere. Quando il portainnesto appartiene alla stessa specie del nesto si dice franco.

POLARITÀ

Il nesto deve essere inserito con le gemme dirette verso l’alto. Solo si pone a rovescio è difficile che attecchisca, si ottengono saldature imperfette e scarso vigore vegetativo.

SCELTA E CONSERVAZIONE DEI NESTI

Affinché un innesto abbia successo è necessario che le gemme sul nesto siano in completo riposo vegetativo. Per effettuare le innesti primaverili occorre raccogliere i nesti durante il periodo invernale (gennaio-febbraio).

Si scelgono i rami di medio vigore presenti sulla pianta adulta, con le gemme a legno ben evidenziate. La giornata deve essere asciutta. I rami, che non devono presentare segni di malattia, vanno avvolti in carta tenuta sempre bagnata e conservati fino alla primavera a una temperatura costante di 2-3°C. Di solito si mettono nel frigorifero di casa in un sacchetto di plastica in cui siano stati praticati dei fori. Occorre controllare periodicamente i rami, che non devono essere ammuffiti e che devono conservare il loro turgore, indice di vitalità.
Al momento di utilizzarli si tolgono dal frigorifero e si immerge la loro base in acqua a temperatura ambiente qualche ora prima di prelevare le gemme.

Nell’innesti autunnali il problema di una conservazione protratta non si pone. La raccolta del nesto deve avvenire nello stesso momento in cui si innesta. Se ciò non è possibile, i nesti possono essere conservati solo per qualche giorno, levando le foglie eventualmente presenti ma lasciando i piccioli, avvolgendoli in un panno umido e tenendoli al fresco.

CONDIZIONI DI ATTECCHIMENTO

Il portinnesto e la marza si influenzano reciprocamente nei caratteri funzionali. L’influenza della marza sul portinnesto è meno evidente in quanto ha effetto sull’apparato radicale.

L’attecchimento dell’innesto varia in funzione di molteplici fattori.

LA DISAFFINITÀ D’INNESTO

La disaffinità d’innesto si manifesta con vari sintomi, come il difficile attecchimento, la lenta cicatrizzazione, la formazione di iperplasie, la fragilità del punto di innesto, l’accumulo di amido sopra il punto di innesto, la formazione di tille nei vasi, la necrosi di cellule, la formazione di sughero, la deviazione dei vasi linfatici e floematici, l’arrossamento fogliare e la filloptosi, lo sviluppo stentato e la ridotta longevità.

Possiamo distinguere quattro tipologie di disaffinità di innesto:

CURE E CONDIZIONI OTTIMALI PER GLI INNESTI

Perchè possa avvenire l’innesto le piante che si utilizzano devono essere affini tra loro, cioè devono essere della stessa specie o di specie simili fra loro con un’analogia più o meno marcata dei ritmi fenologici (fioritura, fruttificazione, etc). Se le due piante non sono affini fra loro o il materiale utilizzato è virosato si creano delle reazioni riconoscibili come sintomi di disaffinità che si possono riassumere in:

Per svincolarsi dai problemi di disaffinità si possono costituire individui trimembri con una pianta che fornice l’apparato radicale, una che fornisce il fusto e un’altra che fornisce la chioma. Come già detto per l’attecchimento dell’innesto deve esserci un’intima corrispondenza fra i cambi e quindi l’operatore deve avere una buona manualità per creare incastri perfetti che assieme al mastice limitano la disidratazione della marza evitando anche la presenza di acqua libera, aumentano le probabilità di attecchimento dell’innesto. Le temperature ottimali per la buona riuscita di questi interventi sono comprese fra i 5° e i 35° gradi con optimun fra 20° e 27° C. L’attecchimento mediamente avviene in 35 giorni ma varia molto a seconda delle specie e della situazione ambientale in cui si trova la pianta. La buona riuscita dell’innesto può essere incentivata ulteriormente attraverso una serie di pratiche colturali come:

Nella primavera seguente quando la gemma innestata parte e ci troviamo in presenza delle chiome di entrambe le piante si asporta totalmente quella della pianta portainnesto tagliando poco sopra il punto di innesto. Se nel tempo la pianta ricaccia al di sotto del punto di cicatrizzazione bisogna asportare tutta la vegetazione e i polloni del portainnesto.

Quando la gemma innestata vegeta bisogna applicarle un tutore per evitare che il vento spezzi il legame anatomico in formazione fra le due piante, il tutoraggio può essere fatto con singoli paletti assicurati al germoglio e al soggetto e fissati sul terreno o su filari con sistemi a cavi.

In molte tipologie di innesto le legature si rivelano molto utili innalzando di molto il numero di successi ma bisogna evitare in qualsiasi modo le strozzature ricontrollando le legatore ogni 6 mesi.

IL REINNESTO

Se gli innesti a gemma dormiente operati a fine estate non sono attecchiti si praticano dei nuovi innesti a gemma vegetante in primavera evitando di dover scartare le piante su cui gli innesti non sono attecchiti.

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