BREVE EXCURSUS STORICO DELL’ALIMENTAZIONE

La storia del cibo è lunga come quella dell’uomo: le abitudini e i comportamenti alimentari sono condizionati da fattori climatici, psicologici, relazionali, tecnologici, perché l’alimentazione è anche cultura. Quindi l’alimentazione comincia con l’apparizione sulla terra di animali in genere e l’uomo. La prima cosa che gli uni e l’altro imparano è pertanto la caccia fonte di sopravvivenza. Cacciare per i grandi animali, è più facile che per l’uomo.

L’ALIMENTAZIONE NELLA PREISTORIA

L’uomo primitivo si nutre di vegetali che raccoglie e di animali che riesce a cacciare. La sua dieta è molto varia: erbe, radici, frutti, semi, insetti, larve, uova…

La curiosità e la necessità di completare il suo pasto, lo spingono alla pesca e alla caccia. Con la caccia l’uomo riesce ad avere abbondanti riserve di carne che deve però riuscire a conservare. Scopre quindi l’essiccamento, la salagione e, dove è possibile, il congelamento.

Mentre l’uomo si dedica alla caccia, la donna raccoglie frutti, foglie commestibili, radici, tuberi e scopre l’arte di trasformarli attraverso lo schiacciamento, la frantumazione, la macinazione e la cottura. La scoperta del fuoco risolve gran parte dei problemi alimentari dell’uomo. I cibi cotti si digeriscono meglio, si conservano più a lungo e consentono maggiore varietà.   

Gli antichi Egizi, Greci e Romani erano gran lavoratori, abituati a portare pesi e a lavorare per decine di ore grazie al solo uso delle braccia. La loro forza risiedeva soprattutto nel cibo costituito da granaglie integrali di vario tipo, pane integrale, semi oleosi, legumi, di rado pesce o carne aromatizzati con erbe spontanee, uova, frutta e verdura con le quali creavano piatti semplici e naturali per lo più assunti crudi o poco cotti: anche le golosità erano naturali ed energetiche come pasticcini al vincotto, al miele, al sesamo, all’uvetta, alla frutta;

L’ALIMENTAZIONE PRESSO I ROMANI

I primi abitanti del Lazio hanno una alimentazione prevalentemente vegetariana, costituita da polente di cereali, fave, lenticchie, piselli, ceci, cipolla e aglio. Roma si rifornisce di cereali soprattutto dall’Egitto e dall’ Africa. Per molto tempo i cereali sono usati dai Romani sotto forma di polente. Il pane viene considerato per molti anni una novità, e solo a partire dall’Era Cristiana comincia ad essere largamente usato: la massa impastata é fatta fermentare per mezzo di lievito, rappresentato da una pasta conservata da una lavorazione precedente.

Come produttore di latte, i Romani utilizzano la capra; il latte di asina è usato a Roma specialmente come medicamento o cosmetico. La cucina romana abusa in condimenti: il sale proviene dagli stagni salati. Si fanno aceti di vino, di pere ..

Il miele è il principale edulcorante. I Romani non tardano a diventare carnivori. Di tutti gli animali domestici, il porco è forse il più gradito per la sua carne saporita. A Roma raramente si beve acqua, ma quasi esclusivamente vino, ottenuto da viti coltivate con attenzione. I Romani portarono l’arte culinaria ad un altissimo livello di perfezione e raffinatezza. Basti pensare ai pranzi di Lucullo che, a distanza di tanti secoli, hanno mantenuta intatta la loro fama. La nascita della gastronomia, cioè l’arte di ben preparare e di cucinare i cibi, è forse legata alla civiltà romana?

L’ALIMENTAZIONE NEL MEDIOEVO

La cucina medievale è abbondantissima, ma sostanzialmente monotona. Dominano le carni cucinate con numerose spezie esotiche (ginepro, cannella, pepe, noce moscata, zafferano … ) che riescono con i loro intensi aromi a coprire  il sapore spesso cattivo dei cibi andati a male.

L’unico prodotto conservato in grandi quantità e trasportato in luoghi lontani è il pesce: appena pescato viene stipato in barili sotto sale dove può rimanere per molto tempo senza alterarsi. Il pane è l’alimento fondamentale per tutta la popolazione: ogni famiglia lo prepara in casa propria impastando farina integrale, acqua, sale, lievito per poi cuocerlo nel forno a legna. Si consuma una grande quantità di frutta e verdura.

La pasticceria comincia ad essere prodotta su larga scala: vengono messi in commercio bignè, cialde, ciambelle, biscotti, marzapane e croccanti…Per fare la pasticceria, come per gli altri usi culinari, il grasso più usato è il lardo e il dolcificante più impiegato, lo zucchero di canna.

L’ALIMENTAZIONE NEL RINASCIMENTO

Il 1500, oltre a essere il secolo degli artisti e dei letterati è caratterizzato, nel campo dell’alimentazione, dalla comparsa di nuovi alimenti. Con le grandi scoperte geografiche di Colombo, Vasco de Gama e Magellano , termina la monotonia delle carni e dei pasticci di selvaggina .

In Europa arrivano pomodori, patate, mais, fagioli, cacao, peperoni .

Mais e patate all’inizio sono riservati all’alimentazione del bestiame, poi cambiano radicalmente le abitudini alimentari degli europei. Le patate sono largamente coltivate nei campi del Nord Europa; i pomodori si diffondono tra i popoli mediterranei e il mais  è coltivato in Italia  nelle pianure venete.

Un altro alimento molto apprezzato è il gelato: viene fabbricato all’inizio in Toscana e poi si diffonde largamente in tutta Europa. Dal 1600 in poi comincia l’arte dello “stare a tavola” . Presso i ricchi la forchetta diviene di uso comune e si cominciano a usare bicchieri di vetro pregiato.

L’ALIMENTAZIONE NEL 700 E NEL 900

Nel ‘700 subentra un grande cambiamento alimentare: sulla tavola di quasi tutti gli Europei troviamo lo zucchero ottenuto dalla lavorazione della canna che un po’ alla volta sostituisce il miele; inoltre i cereali vengono raffinati per risultare meglio assimilabili, privi di scorie e meglio conservabili, anche se decisamente più poveri dal punto di vista nutrizionale.

Nel ‘900 subentra la genetica applicata all’agricoltura, le biotecnologie che sperimentano in modo sempre più azzardato e vengono introdotti cibi del tutto inventati, artificiali, confezionati e poco vitali; inoltre, lo sviluppo della tecnologia e dell’automazione porta l’uomo a vivere senza fatica fisica e con il minimo movimento predisponendolo inevitabilmente alle malattie della società del benessere quali stipsi, obesità, diabete.

L’ALIMENTAZIONE DI OGGI

Di fondamentale importanza per l’alimentazione è la scoperta di Nicholas Appert, che dopo numerose osservazioni, pubblica nel 1810 una memoria con la quale rende noto che alimenti animali e vegetali, trattati col calore e tolti dal contatto con l’aria, si conservano per molti anni. In seguito a questa osservazione, alla quale ancora non si sa dare una spiegazione scientifica, nasce l’industria della conservazione dei cibi col calore, che alla fine del 1800 diviene fiorentissima negli Stati Uniti.

Il nostro secolo è proprio caratterizzato dall’intervento massiccio dell’industria nel settore alimentare, (industria della pasta, del latte e dei latticini….). Lo sviluppo delle industrie frigorifere ha messo a disposizione di tutte le popolazioni del mondo una maggiore quantità e varietà di alimenti e favorito lo scambio tra paesi , anche molto distanti, di carni, pesci e frutta. Oggi gli alimenti sono merci prodotte e scambiate a livello internazionale. Tutti abbiamo la possibilità di comperare in ogni periodo dell’anno qualsiasi alimento, anche proveniente da molto lontano.

LE ABITUDINI ALIMENTARI DI OGGI

Nell’attuale società troppo spesso si mangia in funzione della gola e non tanto dell’effettiva qualità nutrizionale del cibo, e questo comporta l’adozione di scorrette abitudini alimentari che predispongono all’insorgenza di future patologie a carico soprattutto del sistema cardiocircolatorio e gastrointestinale.

Per questo oggi più che mai è importante sensibilizzare le persone nei confronti di un corretto impiego degli alimenti: del resto, come affermava il filosofo tedesco Feuerbach: ”Noi siamo quello che mangiamo” e in virtù di questo abbiamo il dovere di conoscere gli alimenti di cui ci cibiamo, valutandone gli effetti positivi e negativi sulla salute.

Finalmente oggi è ritornato da parte di medici e dietologi l’interesse per l’alimentazione naturale e sana. Le più recenti scoperte scientifiche hanno individuato nella dieta Mediterranea integrale e biologica spiccate attività antiossidanti in grado di limitare i danni dello stress quotidiano. Essa inoltre, non si scosterebbe troppo da quella dei nostri avi, parchi utilizzatori di ciò che l’ambiente offriva nelle stagioni consone e nelle quantità giustamente soddisfacenti le reali esigenze psicofisiche.

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