COME SI VANGA UN TERRENO

come si vanga un terreno

La vangatura è ritenuta nell’agricoltura classica un procedimento essenziale e molto importante per le successive lavorazioni al terreno. La vangatura nel vero senso della parola è l’operazione che si effettua manualmente con l’utilizzo della vanga. Nell’agricoltura intensiva questa pratica è stata sostituita con l’impiego di macchine, molto spesso viene rimpiazzata dall’aratura che è in pratica quasi la stessa cosa.

Tuttavia se si possiede un piccolo orto o si sta lavorando su una porzioni di giardino la vangatura manuale rimane l’unica alternativa.

PERCHÈ SI VANGA UN TERRENO

La vangatura è considerata una lavorazione principale del terreno, viene effettuata prima delle altre operazioni come appianatura, semina, trapianto ecc… Questa lavorazione viene fatta su un terreno battuto, che in genere non viene lavorato da parecchio tempo.

Lo scopo di questa lavorazione è quello di rivoltare le zolle del terreno e favorire diversi fattori per lo sviluppo successivo delle piante. Il rivoltamento degli strati del terreno dà il via ad una nuova attività da parte dei microrganismi.

Vediamo quali possono essere gli altri motivi più diffusi di questa operazione:

L’UTILIZZO DELLA VANGATURA AL GIORNO D’OGGI

La vangatura è un operazione ancora usata da molti, l’impiego però è limitato a piccoli orti o porzioni di giardino, dove è necessario dissodare il terreno o incorporare concimazioni di fondo.

In agricoltura industriale si ritiene più utile l’operazione di aratura effettuata da trattori poiché la profondità è maggiore e richiede meno risorse. Esistono anche macchine appositamente studiate chiamate vangatrici che ricalcano in un certo modo l’operazione manuale, la scelta tra le due tipologie di lavorazioni varia molto a seconda delle caratteristiche del terreno.

Questa operazione per molti orticoltori può essere sostituita dalla fresatura o dalla zappatura a macchina del terreno, la scelta anche in questo caso è molto influenzata dalla struttura del terreno.

In agricoltura biologica è una pratica poco usata, uno dei principi di questa attività infatti è quello di intervenire il meno possibile sullo stato del terreno per non influenzare l’equilibrio dei microorganismi.

COME FARE LA VANGATURA

Spieghiamo come effettuare la procedura di vangatura. Sicuramente hai già individuato il terreno che necessita di questa lavorazione e saprai già quali sono le operazioni primarie da fare, ovvero sgomberare la superficie da arbusti e piante magari usando un buon decespugliatore.

Quando avrai a disposizione una superficie completamente piatta e libera da impedimenti potrai iniziare ad effettuare la vangatura. La lama di una vanga è in genere di 25-35cm quanto basta per arrivare alla profondità necessaria per dissodare il terreno.

QUAL’È IL MODELLO DI VANGA DA USARE

Per quanto riguarda il modello di vanga da usare in genere quelle più diffuse sono di due tipi: a lama a punta o a lama quadra. Per l’utilizzo su terreni incolti e molto compatti si preferisce l’uso di quella a lama curva in quanto si inserisce più facilmente e permette una vangatura più comoda.

Ultimamente in commercio si stanno diffondendo delle innovative vanghe che permettono di svolgere una lavorazione molto più leggera grazie ad un sistema brevettato. Si tratta della tecnovanga: questo strumento permette tramite un gioco di leve di imprimere una forza molto minore rispetto ad una vanga tradizionale; in questo modo si può procedere alla lavorazione del terreno con molto meno sforzo.

LE OPERAZIONI DA FARE PER LA VANGATURA

Vediamo come vangare un terreno descrivendo le operazioni da fare passo passo:

  1. Posizionati al limite del campo, dovrai procedere all’indietro in modo da non calpestare le zolle rivoltate.
  2. Inserisci la vanga in posizione verticale sul terreno e con il piede destro o sinistro premi sulla parte superiore della lama oppure sull’apposito pezzo di legno posto sopra la lama.
  3. Fai penetrare di circa 20cm la lama e muovi in avanti e indietro tenendo le mani poste all’apice del manico. A seconda della durezza del terreno l’operazione si può anche svolgere infilando la lama e sollevando direttamente la zolla.
  4. Rivolta la zolla e sminuzzala utilizzando la parte laterale della lama.
  5. Puoi procedere all’indietro muovendoti orizzontalmente oppure spostarti all’indietro procedendo verticalmente, l’importante è che non calpesti le zolle rivoltate.

Ricorda che questa lavorazione è molto dispendiosa in termini di energie e di tempo, applicala soltanto su piccole superfici, se hai a disposizione una motozappa e un orto di medie dimensioni conviene sostituire la vangatura con la zappatura specialmente se il terreno è stato già lavorato in precedenza.

LA VANGATURA

La vangatura è la forma più completa di lavorazione del suolo poiché smuove il terreno alla profondità maggiore. Viene eseguita di solito una volta l’anno negli appezzamenti destinati agli ortaggi, e in qualunque terreno messo a coltura per la prima volta.

Come regola generale, l’epoca migliore per la vangatura è l’autunno o l’inverno poiché in tal modo vento, gelo, neve e pioggia possono agire sulle zolle rivoltate e frantumarle gradualmente. Questa azione è di particolare importanza nei terreni pesanti che contengono un’elevata percentuale di argilla. Comunque, è bene non lavorare mai il terreno quando è molto bagnato o gelato. In tali circostanze vangare è difficile ed è inoltre possibile danneggiare temporaneamente la struttura del suolo rendendolo compatto col calpestio e l’uso degli attrezzi.

Nei terreni leggeri l’esposizione al gelo non è essenziale, poiché le zolle sono naturalmente friabili. Per questo motivo i terreni leggeri possono essere lavorati in qualsiasi momento durante l’inverno o all’inizio della primavera, purché li si lasci poi riposare due o tre settimane prima della semina o del trapianto.

I VARI TIPI DI VANGATURA

Come vangare: vangatura semplice, vangatura doppia, scasso a scala o a tre fosse.

Benché in natura il suolo venga smosso di rado, se non dai vermi e dagli altri organismi che vi vivono, l’uomo di solito reputa necessario lavorare il terreno in cui coltiva le piante per svariati motivi.

Questa operazione serve infatti a controllare lo sviluppo delle erbe infestanti; a incorporare letame, composte e fertilizzanti; ad alleggerire il terreno e a migliorarne la struttura per permettere ai semi di germogliare e alle radici giovani di affondare nel suolo; serve inoltre a facilitare la penetrazione dell’aria, accelerando quindi il processo di decomposizione umica e la disponibilità di sostanze nutritive.

Esistono tre modi di praticare la vangatura che si differenziano per la diversa profondità cui viene eseguita la lavorazione del terreno.

È il sistema più diffuso, adatto alla maggior parte dei terreni normali di ragionevole profondità e che non presentino un sottosuolo troppo duro. Con la vangatura semplice il terreno viene lavorato fino a una profondità pari alla lunghezza della lama della vanga, o «fitta».

A una estremità dell’appezzamento scavare una trincea profonda quanto la lama della vanga e larga circa cm 30-40 (a). Ammucchiare la terra estratta all’estremità opposta dell’area da lavorare (verrà poi usata per riempire l’ultima trincea). A questo punto, se il terreno va concimato durante la vangatura, gettare sul fondo dello scavo la sostanza organica e interrarla bene. Riprendere la vanga e, stando sul lato della trincea, sollevare una palata di terra e buttarla, rivoltandola, nello scavo. Questa operazione serve a interrare le infestanti annuali. Le infestanti perenni, come l’agrostide, il dente di leone, il romice, il convolvolo e l’erba castalda, vanno estirpati con cura poiché si riproducono anche da un solo pezzo di radice.

Se si lavora terreno a prato, conviene rimuovere lo strato superficiale di erba con la vanga per gettarlo nello scavo dove verrà poi spezzettato.

Procedere lungo la prima trincea vangando e gettandovi dentro la terra fino a che non se ne sia creata un’altra. Si potrà allora aggiungere altro letame e ripetere poi l’operazione. Raggiunta l’estremità finale dell’appezzamento, si userà la terra del primo scavo per colmare l’ultimo.

Se l’area è molto vasta, dividerla in due parti nel senso della lunghezza e scavare il primo fosso in una delle due strisce ammucchiando il terreno all’estremità dell’altra, sullo stesso lato dal quale si è iniziato lo scavo. Lavorare fino in fondo la prima striscia di terreno, quindi ritornare indietro per la seconda fino a raggiungere nuovamente il punto di partenza. Riempire l’ultima trincea con la terra della prima. Dividendo l’area in due parti si evita la fatica di trasportare la terra da un lato all’altro dell’appezzamento.

Con questo sistema il terreno viene lavorato alla profondità di due fitte di vanga. È una tecnica particolarmente utile nei terreni che non siano stati mai lavorati in precedenza o dove il sottosuolo presenta uno strato duro che ostacola il drenaggio e la penetrazione delle radici.

Per effettuare una vangatura doppia, scavare per prima cosa un fosso largo cm 60 e profondo una fitta di vanga, a una estremità dell’appezzamento. Anche in questo caso la terra rimossa va sistemata lungo il tratto che verrà occupato dallo scavo finale. Se l’appezzamento è molto ampio lo si può dividere in due parti come per la vangatura semplice.

Dopo aver estratto tutta la terra dallo scavo, dissociare il fondo del fosso col forcone fino a una profondità pari alla lunghezza dei rebbi. In questa fase si possono aggiungere composta o letame, interrandoli nello strato più profondo o spargendoli sulla sua superficie dopo averlo lavorato.

Dissodato il fondo della trincea, procedere come per la vangatura semplice vangando il terreno adiacente e gettandolo nello scavo. Rivoltare bene le zolle ed estirpare con cura le infestanti perenni. Quando cm 60 di terreno saranno stati gettati nella prima trincea, se ne sarà creata una seconda e anche il fondo di questa verrà dissodato col forcone. Ripetere il procedimento fino a dissodare l’intera area per circa cm 50 di profondità. Questo metodo rende più friabile il sottosuolo senza portarlo più vicino alla superficie, e in tal modo lo strato di terreno di superficie, che è il più ricco, rimane a contatto con le radici giovani delle piante coltivate.

È il metodo senza dubbio più faticoso e lo si dovrebbe impiegare solo dove la presenza di una crosta profonda nel sottosuolo costituisce un problema. Con questa operazione il terreno viene dissodato fino alla profondità di cm 75 — pari a circa tre volte la lunghezza della lama di una vanga — e nel sottosuolo così frantumato è possibile interrare concime.

Dividere l’appezzamento in due parti nel senso della lunghezza e procedere fino in fondo lavorando la prima striscia per poi ritornare indietro con l’altra. Scavare un fosso trasversale profondo una fitta di vanga e largo circa cm 90, e ammucchiare la terra vicino al punto in cui si effettuerà l’ultimo scavo. Dividere a metà longitudinalmente il fondo della trincea e togliere dalla parte anteriore terra per altri cm 25. Depositare il terriccio all’estremità dell’appezzamento accanto al terreno di superficie ma senza mescolarli. Lo scavo sarà ora «a gradini». Dissodare col forcone la parte inferiore per una profondità pari alla lunghezza dei rebbi, quindi vangare il terreno dell’altra metà gettandolo sulla striscia già lavorata. Dissodare col forcone la nuova striscia così scoperta.

Delimitare con una cordicella una striscia contigua alla precedente e larga circa cm 45. Vangare e gettare la terra di superficie sul gradino formato dal secondo strato di terreno già lavorato nella parte anteriore del primo scavo, rivoltando la terra ed estirpando le infestanti perenni. Trasferire il secondo strato, appena esposto, sulla striscia adiacente già dissodata col forcone e, sempre con il forcone, lavorare il fondo del nuovo scavo. Ripetere il processo sull’intero appezzamento. I due mucchi di terra estratti dal primo fosso verranno usati per riempire l’ultimo.

Vi consiglio l’acquisto di queste Zappatrici Elettriche: CLICCA QUI CLICCA QUACLICCA QUI
Vi consiglio l’acquisto di queste attrezzature manuali: CLICCA QUICLICCA QUACLICCA QUI
Vi consiglio l’acquisto di questi prodotti: CLICCA QUICLICCA QUACLICCA QUI

Questo articolo contiene link di affiliazione icona Amazon (Sostienici, Grazie )

La tua donazione significa molto per continuare. Dona/rinnova il tuo sostegno ora. PAYPAL

Vuoi abilitare le notifiche?
Attiva