COSA È L’AGRICOLTURA INTENSIVA

L’agricoltura intensiva è un sistema di produzione agricola che mira a produrre grandi quantità in poco tempo e a costi minori, sfruttando al massimo il terreno.

Per produrre sempre di più, spesso la terra è trattata come una fabbrica: grandi estensioni di terreno sono coltivate con piante tutte uguali (monoculture), supernutrite con concimi chimici e difese con i pesticidi.

Si praticano gli incroci tra varietà di piante e spesso si utilizzano gli Organismi Geneticamente Modificati.

L’agricoltura intensiva può essere praticata, sia all’interno di capannoni, sia all’esterno.

L’AGRICOLTURA INTENSIVA ALL’INTERNO DI GRANDI CAPANNONI

L’AGRICOLTURA INTENSIVA IN AMBIENTE ESTERNO

DIFFERENZA TRA AGRICOLTURA INTENSIVA E AGRICOLTURA ESTENSIVA

L’Agricoltura intensiva è l’agricoltura che per aumentare la produzione usa prodotti chimici e macchinari. L’agricoltura intensiva è quella caratterizzata da metodi e strumenti molto lontani dalla cosiddetta “agricoltura biologica” cioè da un’agricoltura in cui non si utilizzano sostanze chimiche di sintesi; è molto lontana anche dai principi basilari della permacoltura che prevedrebbe di limitare il consumo alle reali necessità.

L’Agricoltura estensiva: la vasta estensione dei terreni compensa l’uso dei macchinari e dei prodotti chimici.

QUALI SONO I PRINCIPI E PERCHÈ È NATA L’AGRICOLTURA INTENSIVA

La continua crescita dei fabbisogni alimentari mondiali, la necessità di mantenere bassi i prezzi degli alimenti, la riduzione della superficie coltivabile, l’esigenza di coltivare anche in zone nettamente sfavorevoli (talvolta anche per inquinamento) e di poter ottenere prodotti di qualità nutrizionale elevata, pongono gli operatori davanti ad una limitata rosa di scelte.

Nell’agricoltura intensiva ci si avvale di metodi moderni e si impiegano attrezzature specializzate: si usano sementi selezionate, fertilizzanti, antiparassitari, impianti di irrigazione, macchinari di vario genere, coperture antigrandine, serre.

CENNI STORICI DELL’AGRICOLTURA INTENSIVA

Alle origini, la coltura intensiva si basava sulla fertilità di alcuni suoli, associata a climi favorevoli; questo rendeva possibile ottenere elevate rese, e un esempio classico di coltura intensiva si è avuto fin dai tempi degli antichi Egizi nella valle del Nilo, dove non si praticava più un’agricoltura di sussistenza cioè con il solo scopo di ottenere il cibo sufficiente per nutrire esclusivamente la propria famiglia.

In Paesi fortemente industrializzati quali Canada, Stati Uniti, Australia, Europa occidentale, praticando l’agricoltura intensiva si tende ad elevare il livello di produttività (tonnellate per ettaro) attraverso l’utilizzo, come accennato precedentemente, di macchinari, pesticidi, fertilizzanti chimici e nell’ultimo periodo, varietà colturali geneticamente modificate (OGM). Quindi l’agricoltura intensiva prevede sicuramente un forte impiego di capitali.

L’affermazione della coltura intensiva si ha definitivamente solo nell’Inghilterra del XVII secolo con la nascita delle aziende agrarie capitalistiche durante la Rivoluzione Agricola. Da lì si diffuse anche nelle altre nazioni europee.

L’AGRICOLTURA INTENSIVA IN ITALIA

In Italia uno sfruttamento intensivo si registra soprattutto nella Pianura Padana, cioè in ambienti con elevata vocazione agronomica, e per aziende con adeguate dimensioni e organizzazione. Nel Mezzogiorno, invece, la forte frammentazione dei terreni ad uso agricolo, la prevalenza di coltivazione a piante legnose (pero, melo, vite, olivo) piuttosto che a seminativi (grano e ortaggi) ostacola la diffusione di un’agricoltura industrializzata.
Inoltre nel Mezzogiorno, le zone collinari fanno da freno all’agricoltura intensiva: per indirizzi colturali di tipo orticolo, frutticolo e viticolo (zone DOC) la superficie aziendale minima dovrebbe aggirarsi sui 25-30 ha, mentre per quelle destinate alle grandi colture erbacee (cereali, colture industriali, foraggere).

Fa eccezione la Puglia, regione pianeggiante per eccellenza, in cui l’agricoltura intensiva riveste un ruolo preminente nel contesto economico. Si tratta di un’agricoltura intensiva e moderna che permette alla regione di essere ai primi posti in Italia per la produzione di molti prodotti come il grano duro, oltre che alla produzione di olio di oliva e di uva da tavola.

L’ATTIVITÀ ECONOMICA DELL’AGRICOLTURA INTENSIVA

L’agricoltura intensiva è quindi in definitiva un’attività economica che si propone di mettere in atto dei processi in grado di produrre, nel modo più razionale, efficiente e conveniente, dei beni primari richiesti dal mercato. L’agricoltura intensiva si ripropone di ottenere il massimo rendimento per ettaro. È un’agricoltura industrializzata, condotta e gestita in una prospettiva aziendale, tutta protesa alla commercializzazione di prodotti destinati a soddisfare i bisogni delle grandi città.

Per raggiungere tale obiettivo utilizza al meglio gli strumenti che la scienza agronomica mette a disposizione, ferme restando le implicazioni negative di una pratica agricola intensiva troppo spinta  e della necessità talvolta di un’agricoltura sostenibile, come unica via per rispettare l’ambiente, la biodiversità e la naturale capacità di assorbimento dei rifiuti della terra.

QUALI SONO LE CONSEGUENZE DELL’AGRICOLTURA INTENSIVA

N.B.: Le pratiche agricole tradizionali, per lungo tempo abbandonate, paiono poter ritrovare una certa dignità attraverso la cosiddetta agricoltura biologica.

CONCLUSIONI

In sostanza l’agricoltura tradizionale (intensiva) garantisce raccolti abbondanti ma ha un notevole impatto a livello ambientale, sia per il consumo di risorse che per la possibilità di provocare inquinamenti.

Vantaggi:

Svantaggi:

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