GLI OBIETTIVI PER L’IMPIANTO DELL’OLIVETO

gli obiettivi per l'impianto dell'oliveto

L’impianto dell’oliveto, oggi si effettua seguendo moderne tecnologie che perseguono specifici obiettivi, superando così le pratiche tradizionali legate a lunghi periodi di attesa prima di raggiungere risposte produttive adeguate. Tali criteri rientrano nel sistema colturale che possiamo definire di olivicoltura intensiva con modelli colturali differenziati. Gli obiettivi ai quali si fa riferimento, indipendentemente dal modello colturale utilizzato, riguardano:

I MODERNI SISTEMI DI COLTIVAZIONE

Il passaggio dai sistemi tradizionali di coltivazione che hanno caratterizzato l’olivicoltura per millenni, ai moderni sistemi di coltivazione è possibile grazie all’utilizzo di nuove tecniche vivaistiche, alla selezione varietale, alle pratiche agronomiche avanzate di preparazione del terreno, all’impiego dell’irrigazione e alla disponibilità di macchine per la raccolta e la potatura agevolata o meccaniche della pianta.

In questo senso si può affermare che l’olivicoltura negli ultimi 35-40 anni è riuscita a svincolarsi da criteri antiquati di piantagione e coltivazione che incidevano sul ritmo di crescita delle piante e sulla loro entrata in produzione, attingendo nei metodi più avanzati legati alle esperienze proprie della frutticoltura industriale maturate nel corso del secolo passato.

L’OLIVOCOLTURA INTENSIVA

L’Olivicoltura Intensiva è una moderna tecnica di coltivazione messa a punto nell’ultimo decennio per le esigenze Italiane e che permette di ottenere una drastica riduzione dei costi colturali rispetto ai sistemi tradizionali, con un considerevole aumento della redditività ed allo stesso tempo è anche perfettamente in grado di produrre oli di elevata e costante qualità.

Per quanto riguarda la scelta degli ambienti più idonei, la preparazione dei terreni, i metodi ed i materiali per la piantagione, i sistemi d’irrigazione, le concimazioni ed i trattamenti, per arrivare alla scelta e alla messa a punto delle migliori macchine raccoglitrici, l’esperienza ed i risultati acquisiti soprattutto in questi ultimi anni, hanno consentito di migliorare costantemente le tecniche agronomiche ad ogni livello.

I PRESUPPOSTI PER IL NUOVO IMPIANTO

Presupposti fondamentali per la riuscita del nuovo impianto, avendo presente gli obiettivi da raggiungere, sono:

LA SCELTA DELL’AMBIENTE

Esistono parametri di riferimento che definiscono l’idoneo ambiente per la coltivazione dell’olivo comunemente indicati come aree vocazionali i cui presupposti fondamentali riguardano le condizioni climatiche, la situazione pedologica e l’organizzazione aziendale per aspetti economici e di mercato affinché si raggiungano i risultati produttivi attesi dal nuovo impianto.

Dal punto di vista del clima per quanto riguarda l’Italia centrale e particolarmente le aree interne l’olivo presenta fattori di criticità riguardanti soprattutto le basse temperature invernali, data la sensibilità al freddo della specie e particolarmente di alcune varietà.

In linea di massima il livello di resistenza al freddo dell’olivo, durante il riposo vegetativo, con la pianta perfettamente indurita, viene indicato nell’intervallo di temperatura che va da -7° C a -10° C limitata a poche ore nel corso dei mesi invernali.

Tuttavia poiché trattasi di pianta sempreverde che nel periodo invernale non va in assoluta quiescenza, si possono verificare danni da freddo anche a temperature meno rigide (-4°C -5°C) di durata variabile in relazione allo stato fisiologico della pianta.

È il caso, ad esempio, dei danni gravi che si registrano sulla parte aerea di piante di ulivo, quando ad un inizio di inverno relativamente mite e di conseguenza in presenza di piante poco indurite, a seguito di cadute di temperatura in febbraio oscillante tra -5° e -6° C. L’olivo invece risulta tollerante alle alte temperature estive anche a livelli superiori ai 40° C sebbene la pianta risulti sensibile a stress da caldo, soprattutto in presenza di limitate risorse idriche e di alta umidità relativa.

L’olivo anche in ambienti a clima mite risente della minore disponibilità idrica nel corso delle diverse fasi vegeto-riproduttive con caduta di fruttificazione e minore accumulo di olio; aspetti negativi che possono essere attenuati dalla irrigazione.

L’IMPIEGO DI TECNOLOGIE PER LA PREPARAZIONE DEL SUOLO

Dal punto di vista pedologico l’olivo risulta piuttosto tollerante sia nei riguardi della struttura che nei riguardi della ridotta fertilità come della orografia del suolo.

In generale tuttavia l’olivo predilige terreni tendenzialmente sciolti, di medio impasto, drenanti, dove il contenuto di argilla non sia superiore al 35-40%.

In merito alla orografia quando si intende praticare raccolta e potatura meccanica è opportuno non utilizzare suoli con pendenza superiore al 15-18%, dove l’insediamento della coltura impone terrazzamenti e gradonamenti.

Per quanto riguarda l’esposizione, soprattutto nelle zone caratterizzate da basse temperature invernali, è preferibile scegliere appezzamenti orientati a sud, sud-ovest evitando comunque quelli ad esposizione est e nord-est.

Data la prevalente collocazione collinare dell’olivo nelle zone interne dell’Italia centrale, occorre tenere presente che condizioni microclimatiche possano risultare più o meno favorevoli all’insediamento della coltura. o per le temperature più basse di fine autunno-inverno ma anche per possibile coincidenza di nebbie durante la fase di fioritura ed allegagione che possono incidere sulla capacità produttiva della pianta.

LE VARIAZIONI CLIMATICHE

L’attuale diffuso convincimento secondo cui si stiano verificando variazioni climatiche verso l’innalzamento medio di temperatura per l’olivo va valutato con cautela, in quanto si tratta comunque di differenze irrilevanti rispetto all’esigenza della specie che, si ripete ancora una volta come pianta sempreverde che non va in quiescenza invernale, risulta particolarmente soggetta a danni da freddo legati a repentine variazioni di temperatura nel periodo di tardo autunno-inizio primavera; di conseguenza le variazioni climatiche, per quanto riguarda questa specie va analizzata concretamente almeno fino a quando tale tendenza non diventi realtà.

Nel momento in cui la scelta dell’impianto dovesse cadere verso la olivicoltura biologica ed integrata, gli oliveti vanno realizzati in zona collinare entro la fascia altimetrica di 250-500 m.s.l.m., esposte a sud, sud-ovest, sudest o est; ritenute maggiormente compatibili rispetto alle aree di pianura o di alta collina in quanto le temperature invernali meno rigide riducono il rischio di gelate tardive mentre la luminosità risulta elevata, l’umidità atmosferica bassa, praticamente con assenza di nebbie persistenti.

L’IMPIEGO DI TECNOLOGIE APPROPRIATE

La meccanizzazione della raccolta, rappresenta la condicio sine qua non per il conseguimento della competitività in olivicoltura, che non può più comprendere la raccolta manuale.

Attualmente la raccolta meccanizzata è legata a due differenti tipi di gestione dell’oliveto che partono dalla scelta del sesto di impianto.

Da un lato, il sistema intensivo tradizionale ha una densità di impianto di circa 300-500 piante/ha (con un sesto di impianto medio di 5mX5m); si avvale di scuotitori da tronco abbinati a teli intercettatori meccanici. Dall’altro, il sistema superintensivo con circa 1200-1600 piante ettaro (con un sesto di 4mX1,5m) utilizza macchine scavallatrici.

L’efficienza della raccolta con le macchine scavallatrici e la sua stessa convenienza dipendono dalla orografia del territorio e dalle dimensioni aziendali (lunghezza dei filari, numero di manovre da effettuare, tempi di spostamento da un appezzamento all’altro).

LA GESTIONE E LA REDDITIVITA’ DI UN ULIVETO

La gestione e la redditività di un oliveto superintensivo sono legate alla disponibilità di cultivar che devono soddisfare dei requisiti unanimamente riconosciuti fondamentali: ridotta vigoria, portamento compatto, ridotta alternanza di produzione, veloce entrata in produzione (2-3 anno), ma allo strato attuale non si hanno dati certi sull’adattabilità delle cultivar italiane a questo tipo di gestione.

Le cultivar che si adattano a queste densità di impianto sono poche, tra le spagnole: l’Arbequina, Arbosana, più congeniale alle zone del Sud; la Koroneiki, di origine greca, ha buona produzione ma è poco resistente al freddo. In Italia si stanno sperimentando impianti ad alta densità con le nuove cultivar: FS 17, Don Carlo, Urano e Giulia.

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