GLI ORTAGGI DA FRUTTO: LE SOLANACEE

gli ortaggi da frutto: le solanacee

Le solanacee sono una grande famiglia di piante a cui appartengono oltre 1400 specie, molto diverse tra loro. Nell’orto troviamo alcune piante di questa famiglia, ne sono esempio patata, pomodoro, peperone, melanzana. Tutte queste piante sono state importate dall’America, a parte le melanzane che sono di origine asiatica, ma hanno trovato grande diffusione in Europa e sono oggi tra gli ortaggi più coltivati in Italia.

Si tratta di piante abbastanza esigenti come concimazione, che chiedono una buona esposizione solare. Le piante solanacee sono tutte da frutto, a parte la patata che è un ortaggio da tubero. L’alchechengio è un frutto tropicale che può essere cresciuto anche negli orti italiani, sempre della famiglia delle solanacee.

LE SOLANACEE

La famiglia delle solanacee è una famiglia composta da tantissime specie, delle quali molte sono commestibili, ma molte altre velenose. Addirittura, tra le specie commestibili si mangiano solamente alcune parti della pianta perché le rimanenti sono velenose, a causa di particolari alcaloidi che hanno effetti attivi sul sistema nervoso. 

Delle solanacee si consuma solitamente il frutto, anche se con alcune eccezioni come le patate (di cui invece si consuma il tubero, un organo con funzione di riserva). Appartengono a questa famiglia piante come il pomodoro, la melanzana e il peperone, le patate e altre piante come quelle da cui si ricavano gli alcaloidi in industria farmaceutica (tabacco per la nicotina e belladonna per l’atropina). 

Altre piante, come la Datura, sono invece velenose e non hanno utilizzi pratici. 

IL POMODORO

Il pomodoro è una delle piante appartenenti alla famiglia delle Solanacee più diffusa; precisamente appartiene ad un’unica specie, che è Solanum lycopersicum, e tutte le varietà che si trovano in vendita, ovvero le cultivar, sono tutte della stessa specie. 

Il pomodoro è una coltura tipica del centroamerica; importata con la scoperta dell’America, venne considerata una pianta ornamentale a causa del colore dorato dei suoi frutti. 

In principio era considerata velenosa, e per questo non veniva mangiata; successivamente i botanici hanno provveduto, con una serie di incroci, a diminuire le sostanze tossiche al suo interno quando il frutto giunge a maturazione, donando al contempo il tipico colore rosso al frutto maturo; nelle diverse varietà esistono però oggi anche pomodori maturi gialli, verdi, rosa, viola oppure neri. 

Il pomodoro è il frutto della pianta, che contiene al suo interno moltissimi semi (polisperma) e di cui si consuma la polpa.

LE SOSTANZE VELENOSE DEL POMODORO

Il fatto che inizialmente fosse considerata velenosa dipende dal contenuto dall’interno della pianta di un alcaloide tossico, la solanina (classe di molecole che nel pomodoro comprende ladeidrotomatina e l’alfa-tomatina), che si trova anche in altre piante della stessa famiglia. La solanina non viene distrutta con la cottura del pomodoro, ed è molto abbondante in tutte le parti della pianta, motivo per cui fusto e foglie non vengono utilizzate per scopo alimentare nemmeno per gli animali. 

Il frutto immaturo contiene un’alta concentrazione di solanina, ma questa via via scompare, rendendolo così commestibile; i pomodori “da insalata”, nonostante il colore verde, sono però in fase di maturazione e questo li rende abbastanza poveri di solanina da poter essere consumati senza problemi. 

Un altro composto che il pomodoro contiene è il licopene, che a differenza della solanina ha una funzione antiossidante, ovvero è in grado di legare i radicali liberi cellulari impedendo che facciano danni. Alcuni studi ritengono che questa sostanza abbia un certo effetto sulla prevenzione dei tumori, in particolare del tumore prostatico, per cui è consigliato il consumo di grandi quantitativi di pomodoro. 

LA MELANZANA

La melanzana, o Solanum melongena, è una pianta originaria dell’India, che è arrivata in Italia nel medioevo grazie al commercio con gli arabi, per cui è conosciuta da un periodo precedente rispetto al pomodoro. Il nome deriva dal fatto che somiglia visivamente ad una mela, ma era nociva: “Melanzana” deriva infatti da “Mela insana”, non sana. Questo perché da cruda non è commestibile a causa di alcuni composti dal sapore amaro e con una certa attività irritante sull’apparato gastrointestinale, che portano a dolori nelle ore successive al consumo.

La cottura degrada queste sostanze, e rende la melanzana commestibile e particolarmente apprezzata per la sua capacità di trattenere l’olio, che veicola i sapori; nelle melanzane è presente anche un certo quantitativo di solanina, ma il contenuto è molto inferiore alla dose accettabile nei vegetali, per cui non rappresenta un problema, nonostante il calore non la degradi. 

Il frutto è una grande bacca, contenente un alto numero di semi, e se ne mangia la polpa, mentre la buccia andrebbe eliminata a causa della concentrazione più alta delle sostanze amare. Il colore del pericarpo, della buccia, è nero ma può variare a diverse gradazioni di viola, mentre quello interno è verde-bianco. 

Le melanzane appartengono tutte a un’unica specie, anche se esistono delle varietà che sono, come nel caso del pomodoro, delle cultivar. Tra l’altro esistono due casi particolari: quello della melanzana rossa africana, che è una melanzana a tutti gli effetti ma visivamente è simile a un pomodoro e viene per esso scambiato, e quello della Melanzana Rossa DOP di Rotonda, in provincia di Potenza, che non è una melanzana ma il frutto di una pianta appartenente ad un’altra specie, Solanum aethiopicum

IL PEPERONE

Il peperone è una pianta solanacea appartenente però ad un genere diverso rispetto alle due colture precedenti; non Solanum, ma Capsicum. Di questo genere fanno parte cinque famiglie diverse, delle quali la più diffusa, il peperone comune (ma fanno parte della stessa specie anche diverse varietà di peperoncino) è Capsicum annuum. Le altre specie sono C. pubescensbaccatumchinense e frutescens, e sono visivamente dei peperoncini. 

Originario dell’America centrale, è arrivato nel nostro paese dopo la scoperta dell’America, importato dagli spagnoli; oggi è coltivato in tutta Europa e, tra l’altro, l’Italia è uno dei maggiori produttori a causa del clima favorevole alla crescita dei peperoni. 

La pianta non è particolarmente alta e ha dei frutti, delle bacche, molto evidenti che in base alle varietà coltivate, ma a volte anche sulla stessa pianta, può avere colori del pericarpo e del mesocarpo anche molto diversi: si va dal bianco al viola passando per giallo, rosso e verde che sono i colori più comuni. La forma e le dimensioni sono molto variabili, e spesso sono completamente casuali anche tra piante vicine. 

GLI ALCALOIDI DELLA MELANZANA

Il peperone contiene due alcaloidi. Uno è la Solanina ed è presente in concentrazione molto bassa (leggermente più alta nei frutti verdi, ma ben al di sotto del limite di accettabilità). 

L’altro alcaloide è invece la Capsaicina, che non è tossico, non viene degradato dalla cottura ma dà origine alla particolare piccantezza del peperone perché è in grado di stimolare alcuni specifici recettori della pelle e delle mucose, quelli che reagiscono al calore. 

Il contenuto in capsaicina è molto variabile tra le varie cultivar di peperone, e per questo motivo è stato ideato un sistema per misurarla, che si chiama Scala di Scoville, dal nome del suo inventore. La capsaicina è una sostanza tipica del peperone, mentre altre piante piccanti (zenzero, wasabi, pepe) hanno molecole diverse. 

In questo, Capsicum annuum è uno dei peperoni che ha la concentrazione più bassa di capsaicina al suo interno, nonostante questo dipenda dalle varietà; le altre varietà possono essere molto più piccanti; il più piccante in assoluto è la cultivar Carolina reaper, che appartiene alla specie Capsicus chinense.

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