GLI SFAGNI

gli sfagni

Lo sfagno (nome scientifico Sphagnum) è una varietà di muschio con la caratteristica di essere particolarmente leggero e permeabile. Allo stato naturale non possiede radici, ma soltanto dei filamenti bruni, un piccolo fusto, e foglioline verde chiaro. Con questo tipo di struttura esso costituisce un vero e proprio terreno acquifero, per cui le colonie di sfagni (sfagneti) sono come una spugna; assorbono grandi quantità di umidità, e nel tempo riescono a raggiungere estensioni molto ampie (nell’Europa centro-settentrionale, dove questo muschio è molto sviluppato, si parla anche di alcuni chilometri quadrati). Avendo, come detto, una grande capacità di ritenzione idrica, tutti i tipi di sfagni sono indicati per creare substrati e terricci.

Gli sfagni vivono in luoghi acquitrinosi o molto umidi, e assorbono l’acqua per capillarità attraverso i fusticini (fino a una ventina di volte il loro peso secco); formano dense popolazioni dette sfagneti, che si accrescono in superficie, mentre le parti inferiori muoiono; svolgono un ruolo importante nella formazione della torba.

LA STRUTTURA DEGLI SFAGNI

Lo sfagno è costituito da un fusticino, in cui risultano una zona centrale incolore, il midollo, una intermedia ed una corticale di cellule morte ad eminente funzione assorbente; l’asse principale e le ramificazioni sono rivestite da minutissime foglioline, disposte su tre file, quasi scolorite, per la presenza di grandi cellule ialine dette leucocisti, vuote, incluse in un fine graticcio di piccolissime cellule viventi, dotate di protoplasma e di clorofilla, dette clorocisti.

Tale struttura determina un vero e proprio tessuto acquifero, per cui i numerosi individui che costituiscono le colonie di sfagni, agiscono come una spugna, assorbendo e trattenendo l’umidità. Con l’invecchiamento, le parti inferiori dei loro piccoli cauli muoiono e marciscono ed i rami giovani si moltiplicano vegetativamente, dando origine a nuovi individui: così, lentamente ma incessantemente, queste piantine si sviluppano in estensioni sempre maggiori, spesso distese di vari chilometri quadrati, come ad esempio in Irlanda e nell’Europa centro-settentrionale.

In estate, tra i ciuffi dei rami superiori spiccano, di colore bruno e sorrette da un breve pseudopodio, le capsule, sferette da cui esplodono le spore, risultato dell’attività sessuale degli sfagni; germinando in un protonema, provvedono esse pure a diffonderli.

LE CARATTERISTICHE DEGLI SFAGNI

Gli Sfagni sono vegetali appartenenti alle Briofite, classe dei Muschi, sottoclasse Sphagnales. Sono caratterizzati da una capsula sferoidale, che si apre mediante un opercolo deciduo e senza caliptra. Le spore vengono lanciate a distanza per effetto di una tensione interna fortissima, che può giungere fino a quattro o cinque atmosfere.

Il protonema, a differenza di quello delle Bryales, è a forma di lamina frastagliata di color verde pallido, sul quale si sviluppa il fusticino, che porta le foglie e che è molto ramificato. Le foglioline, numerose, rivestono il fusto e i rami e sono embriciate.

Sono formate da due sorta di cellule: alcune piccole verdi con cloroplasti, altre assai grandi, vuote, senza colore, a pareti sottili e munite di pori. Questo scoloramento delle foglie impartisce agli sfagni un colore biancastro, che li caratterizza. Solo in qualche specie i rami più giovani possono colorarsi all’apice in rossiccio, per presenza di pigmenti che ivi si formano.

Le grandi cellule, vuote di plasma, dette leucocisti, si riempiono facilmente d’acqua e si deve all’abbondanza di essi se gli sfagni possono assorbire e trattenere una grande quantità d’acqua, che può salire fino a trenta o quaranta volte il loro peso secco, e se si presentano, appunto, in forma di masse spugnose che, strizzate, lasciano uscire molta acqua.

I fusticini degli Sfagni durano molti anni e crescono continuamente. Ogni anno si formano nuovi ciuffi di ramificazioni che si allungano molto in alto ed altri rametti che restano in basso. Questi rametti successivamente producentisi, possono staccarsi ed isolarsi e dare piante indipendenti, ciò che spiega l’enorme estensione che talvolta assumono le colonie di Sfagni. Alcuni rami dei ciuffi terminali portano gli organi maschili od anteridî, rotondi, e che, a maturanza, si aprono all’apice con valve che si arrotolano al di fuori. Altri rami portano gli archegonî al loro apice, dai quali si sviluppa la capsula sporigena.

Gli Sfagni hanno tutti un aspetto un po’ uniforme e l’intera famiglia delle Sfagnacee è costituita dal solo genere Sphagnum, che comprende circa 300 specie, tutte abbastanza simili tra loro e solo differenziate da lievi caratteri morfologici, sia del sistema vegetativo sia di quello riproduttivo.

DOVE VIVONO GLI SFAGNI

Gli Sfagni vivono sempre in luoghi acquitrinosi o molto umidi, o dove sono basse acque stagnanti.

La loro distribuzione geografica è estesa a quasi tutto il globo ad eccezione delle regioni polari. Hanno un grande sviluppo, invece, nelle regioni circumpolari, prevalentemente nell’emisfero settentrionale e meno in quello australe. Sono diffusi nell’Asia settentrionale, nel Giappone e, più particolarmente, nell’Europa centrale e settentrionale. Si trovano anche nelle zone tropicali, ma soltanto sulle alte montagne (Ruwenzori, Kenya, catena delle Ande, ecc..). Fuggono i terreni calcarei e prosperano invece anche in assenza quasi assoluta di calce.

L’IMPIEGO DEGLI SFAGNI

Per la loro grande capacità di ritenzione idrica, tutte le specie del genere Sphagnum sono adatte alla preparazione di substrati, quantunque alcune siano migliori come lo Sphagnum papillosum, lo Sphagnum palustre e lo Sphagnum squarrosum.

Lo sfagno essiccato all’aria trova impiego come componente fondamentale nei terricci per la coltivazione di Orchidaceae, Bromeliaceae, Platycerium e altre piante epifite e nel radicamento delle talee.

Lo sfagno verde, invece, si utilizza per guarnire i sostegni di piante volubili munite di radici aeree, appartenenti alla famiglia delle Araceae; nonché come substrato ottimale della maggior parte delle piante carnivore.

Lo sfagno è un muschio tipico delle torbiere (le tipiche paludi nelle quali vivono le piante carnivore).
Per questo viene spesso utilizzato nella coltivazione delle piante carnivore sebbene non sia un elemento necessario.

Spesso questo muschio viene adagiato sopra i vasi delle nostre piante, altre volte viene lasciato essiccare al sole per poi essere polverizzato ed aggiunto insieme a torba e perlite nella preparazione del substrato (alcuni coltivatori infatti non fanno affatto uso della torba preferendo un mix sfagno disidratato – perlite).

LA FORMAZIONE DELLA TORBA

Gli Sfagni hanno una parte molto importante nella formazione della torba e costituiscono appunto le cosiddette torbiere; mentre i fusti delle singole piante, ammassati in fitte ed estesissime colonie crescono e vegetano ogni anno alla superficie, nella parte più vecchia, profonda alcune volte anche qualche metro, si trasformano, carbonizzandosi lentamente, in torba. Queste formazioni in certe regioni dell’estrema zona temperata e di alta montagna occupano vastissime estensioni, anche di migliaia di chilometri quadrati come in Irlanda e in molte altre regioni del globo, tanto che l’estendersi degli sfagneti può arrivare a modificare l’aspetto della regione, coprendo intere paludi o anche lagune.

Gli Sfagni, così, contribuiscono ad accumulare, nelle torbe e nel corso dei secoli, grandi quantità di materiale ricco di carbonio.

Gli Sfagni hanno anche altre utilità. Si usano, una volta disseccati, come materiale soffice da imballaggio che non si altera affatto. Per la capacità che hanno di trattenere l’acqua e di cederla lentamente, vengono, sia da soli, sia impastati con terriccio, largamente usati nella floricoltura specie per piante da serra epifite, come orchidee od altre. Nei paesi settentrionali e nella Siberia si usano per farne stoppini per lampade a olio ed anche in medicina poiché, sempre per la loro proprietà assorbente e perché non facilmente attaccabili da microrganismi e quasi asettici, servono bene come materiale di medicazione, per usi analoghi a quelli del cotone idrofilo.

IL RICAVO DELLA TORBA DAGLI SFAGNI

Se non molti conoscono gli sfagni, tutti sicuramente avranno sentito parlare della torba usata sia come combustibile sia in giardinaggio.

Gli Sfagni si sviluppano soprattutto nelle zone paludose delle regioni fredde o temperate (piccoli laghi, stagni o pozze d’acqua), dove originano particolari ambienti, chiamati torbiere. Occupano inizialmente le zone esterne delle acque stagnanti fino a riempirle completamente procedendo dall’esterno verso l’interno; quindi si ammassano accumulandosi dal fondo alla superficie.

Il cuscino di Sfagni a crescita continua si estende per tutta l’area e vive anche per diversi secoli. Gli strati in superficie, formati da Sfagni vivi, si accrescono ogni anno, mentre quelli che si depositano in fondo, formati dai detriti di quelli morti, si trasformano in torba.

In questi ambienti asfittici (perché poveri di ossigeno), dove le temperature sono piuttosto basse e la decomposizione dei detriti morti è molto lenta, tanto che rimangono pressoché intatti residui vegetali di altre specie intrappolati all’interno, come pollini o spore.

Ecco perché le torbiere, grazie ai resti contenuti, forniscono importanti informazioni sulle piante che vivevano in questi ambienti nelle epoche passate.

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