I FATTORI DA VALUTARE PER LA REALIZZAZIONE DI UN ARBORETO: VANTAGGI E SVANTAGGI

i fattori da valutare per la realizzazione di un arboreto vantaggi e svantaggi

Prima di realizzare una piantagione di alberi dovete ponderare attentamente quanto state per intraprendere. I benefici, ma soprattutto gli errori, si faranno sentire a distanza di anni dalla decisione.

L’ACCESSIBILITÀ DELL’APPEZZAMENTO

L’arboreto deve essere dotato di una rete di piste di manutenzione e di esbosco che consenta l’accesso dei mezzi meccanici.

Un appezzamento da imboschire dovrebbe consentire un facile accesso ai mezzi meccanici utilizzati per la consegna dei prodotti che entrano in foresta (piante forestali, concimi, ecc..), per percorrere i sentieri (ripuliture, tagli di formazione e tagli di produzione), per l’uscita dei prodotti (tondame, tondelli) e per un intervento rapido in caso d’incendio (accessibilità verso la pianta giovane e verso i punti d’acqua dalle vie pubbliche).

Anche la circolazione al suo interno dev’essere facilitata: buon orientamento dei filari, interfilari sufficientemente larghi, aree di inversione, percorsi di esbosco.

Durante i primi anni l’accesso alle piante è agevolato dalla realizzazione di un reticolo di piste di manutenzione. E al primo diradamento si traccerà un reticolo di piste di esbosco per ridurre al minimo i danni al suolo e agli alberi.

LE POTENZIALITÀ DEL SITO PRESCELTO

La disponibilità d’acqua, la fertilità del terreno e il clima sono fattori determinanti per la scelta delle specie forestali adatte. Dall’osservazione della flora spontanea si possono ricavare utili informazioni.

Le potenzialità forestali di un terreno sono soprattutto condizionate da tre fattori:

Vanno poi valutati gli elementi microclimatici come temperatura, pluviometria, rischi di gelate, nebbie, neve, venti dominanti: questi fattori possono dare problemi di conformazione, migliorabili con una vegetazione di accompagnamento.

LA SCELTA DELLE SPECIE FORESTALI

Le caratteristiche del sito di impianto vi indicano quindi la scelta delle specie forestali adatte e vi permettono di stimare la futura produzione in termini di quantità e qualità. Per tutto ciò dovete orientare la scelta:

Utili indicazioni possono essere ricavate dalle coltivazioni precedenti (tipo e produttività) e ancor più dalla vegetazione erbacea spontanea, la quale può dare informazioni su certe proprietà del suolo.

L’ANALISI DEL TERRENO

L’esame approfondito del suolo può aiutare nella scelta delle specie, delle modalità d’impianto e degli eventuali interventi di miglioramento.

La conoscenza preventiva delle caratteristiche del suolo è un passo conoscitivo indispensabile. Una prova empirica semplice ma efficace consiste nel verificare la compattezza del terreno con un coltello: se la lama penetra senza eccessivo sforzo, così faranno anche le radici. Tuttavia un esame approfondito del suolo (con l’aiuto di un tecnico forestale qualificato) vi permette di scegliere le specie meglio adatte e le relative modalità d’impianto.

I FATTORI DA VALUTARE

I più importanti fattori da valutare sono:

Nel caso vi siano strati di concrezione profondi e impermeabili, effettuate una profonda ripuntatura. Nel caso di roccia compatta, prendete in considerazione l’abbandono del progetto.

Essa influisce soprattutto sulle proprietà fisiche del suolo: aerazione, struttura, riserva idrica. Tenendo fra le dita un piccolo campione di terra, potete tentare di riconoscere l’elemento predominante. Un suolo equilibrato è composto da: 30% di sabbia, 45% di limo, 25% di argilla e 5% di materie organiche.

LA PREFERENZA DELLE SPECIE INDIGENE O LOCALI

In linea di massima preferite le specie indigene e le piante di provenienza locale. L’adozione di una mescolanza di specie comporta diversi vantaggi di ordine ecologico e produttivo.

Le specie da impiantare devono essere tassativamente ben appropriate sul piano ecologico. In seguito alle indagini svolte sul sito di impianto potete individuare un ventaglio di specie possibili.

In funzione dei precisi obiettivi ricercati e sulla base di considerazioni economiche, tecniche e selvicolturali, va così decisa la specie o il gruppo di specie ottimali. Preferite le specie indigene: il loro adattamento ai limiti climatici e del suolo è generalmente più sicuro, anche se l’introduzione di specie esotiche potrebbe risultare più produttiva. Se disponibili, sono sempre da preferire piante di provenienza locale, e di provenienza genetica o di varietà raccomandate.

Tuttavia certi suoli difficili, troppo acidi, troppo saturi d’acqua o troppo permeabili meriterebbero d’essere colonizzati da specie frugali «importate», nel caso sia confermata la loro idoneità. Per esempio, l’introduzione della quercia rossa americana su dei terreni poveri e non saturi non è per nulla controindicata.

La paulownia e i pioppi ibridi rappresentano altre interessanti eccezioni.

I VANTAGGI DELLA DIVERSITÀ DELLE SPECIE

Per limitare i rischi di fallimento (schianti, attacchi parassitari, mortalità eccessiva) la diversità delle specie è sempre preferibile. La mescolanza di specie, tanto latifoglie che conifere, presenta diversi vantaggi, tra cui:

I TIPI DI TERRENI

LA DIMENSIONE DELLA PIANTAGIONE

Realizzate piccoli impianti scaglionati nell’arco di un decennio per diluire nel tempo le spese e l’impegno di lavoro.

Nella piccola azienda agricola in genere non si pone la questione di quanto grande deve essere la superficie dedicata all’arboricoltura da legno perché le superfici a disposizione sono modeste. È in ogni caso prudente non realizzare mai grandi piantagioni omogenee per specie ed età su vaste superfici.

Soprattutto se non si sono mai piantati prima degli alberi da legno e se nei dintorni non esistono altre piantagioni delle specie che si sono scelte, i primi piccoli impianti (0,5-1 ettaro) servono da «test» e danno numerose indicazioni utili ad orientare gli impianti successivi.

Quasi inevitabilmente, anche se ben consigliati, si commettono degli errori; piantare inizialmente delle piccole superfici permette di imparare dai propri errori e di migliorare la qualità delle piantagioni successive.

Infine è utile scaglionare sia gli impegni finanziari che lo sforzo di coltivazione nel tempo e fare in modo che gli arboreti non arrivino a maturazione tutti nello stesso periodo.

Per queste ragioni una buona strategia è quella di diluire le piantagioni che si intendono realizzare lungo l’arco di almeno un decennio, realizzando ogni volta parcelle che vanno da 0,5-1 ettari a 2- 3 ettari di una stessa specie principale.

Disponendo di più terreno si possono mettere a dimora anche più specie principali, sia a ciclo lungo che a ciclo corto.

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