I MUSCHI

i muschi

Il termine muschio è il nome comune delle piccole piante non vascolari appartenenti alla classe muschi (Musci) della divisione delle briofite. Si tratta di organismi vegetali primitivi che crescono in luoghi umidi, sul terreno, sulle rocce e sulla corteccia degli alberi. Nella fascia subpolare occupata dalla tundra e nelle zone montuose, oltre il limite della vegetazione arborea, i muschi rappresentano la varietà vegetale dominante.

La classe è suddivisa in tre ordini distinti: i veri muschi, gli sfagni e i muschi del granito. Rispetto ai primi, gli sfagni (genere Sphagnum) vivono in luoghi paludosi, hanno un aspetto turgido, di colore verde o rossiccio; hanno una straordinaria capacità di assorbire acqua e conferiscono acidità al terreno su cui crescono.

I muschi del granito, invece, sono un centinaio di specie tutte appartenenti al genere Andreaea, che crescono sulle rocce granitiche formando ciuffi di colore verde scuro, pressoché nero.

I muschi sono piccole piante che vivono in luoghi ombrosi ed umidi. Il loro umile aspetto ci porta ad ignorarle, mentre invece presentano diversi aspetti sicuramente interessanti per degli appassionati di microscopia. Prima di mettere mano al microscopio, è bene esaminare il ciclo vitale di questi organismi, in modo da capire meglio quello che osserveremo.

LE CARATTERISTICHE FISICHE

I Muschi appartengono alla classe delle Briofite, elevata a rango di divisione da alcuni autori. Gli studi filogenetici, infatti, sostengono l’ipotesi che le Briofite non costituiscano un gruppo naturale, e che le sue tre classi Antocerote, Epatiche e Muschi siano in realtà il risultato di tre linee evolutive indipendenti, tra loro più distanti di quanto non lo siano i Muschi dalle altre piante vascolari.

I Muschi presentano tessuti vascolari quali lo xilema e il floema come le piante vascolari superiori, anche se soltanto nella generazione gametofitica, e un meristema apicale che permette la crescita dello sporofito.

Sulla base di tali caratteri è stata ipotizzata l’esistenza di un antenato comune tra Muschi e piante vascolari superiori. D’altra parte però i Muschi condividono con Antocerote ed Epatiche un importante carattere ancestrale, e cioè la dipendenza dello sporofito dal gametofito, con corredo cromosomico aploide, che è distinto in un organo assile, caulidio o fusticino, spesso provvisto di un fascio centrale di elementi allungati, che servono probabilmente più per sostegno che per la conduzione dell’acqua, e in organi appendicolari, fillidi o foglioline, funzionanti da foglie, molto semplici, per lo più formati da un solo strato di cellule, con un nervo longitudinale.

Il caulidio porta inferiormente numerose rizine, cellule superficiali, allungate, che servono all’assorbimento delle soluzioni nutritizie dal substrato. All’apice del caulidio o dei suoi rami sta il perichezio, complesso di fillidi costituente un involucro che racchiude gli anteridi e gli archegoni, che sono misti a filamenti sterili (parafisi).

LA RIPRODUZIONE DEL MUSCHIO

Lo zigote, sviluppandosi in seguito a fecondazione, origina lo sporofito, diploide, che resta immerso col piede (parte inferiore) nei tessuti del gametofito, dal quale assorbe anche nutrimento restandone parassita. Pertanto la piantina verde del muschio rappresenta la generazione aploide, sulla quale si sviluppa quella diploide (sporofito), meno cospicua per durata e per sviluppo. Lo sporofito reca una capsula, detta urna, nella quale si trova una colonnetta centrale di tessuto sterile; all’interno dell’urna vi è il tessuto fertile, sacco sporigeno, che dà origine, dopo meiosi, a molte spore. L’urna presenta un coperchio, opercolo, e al margine una formazione speciale di denti, peristomio, che serve a regolare la dispersione delle spore. L’urna prima della maturazione è coperta da una cuffia, caliptra, che è la parete dell’archesporio che si stacca alla sua base e viene sollevata in alto.

Molti Muschi si moltiplicano anche per via vegetativa mediante frammenti del protonema oppure per gemme formatesi sulla piantina. I Muschi sono diffusi in tutto il globo. Se ne conoscono oltre 14.000 specie, raggruppate in oltre 660 generi, che vivono in maggioranza nel terreno umido, sulle rocce, sui tronchi d’albero, talora nell’acqua.

Come in tutte le briofite, le pianticine dei muschi, formate da piccoli fusti e da foglie microscopiche, sono prive di tessuti vascolari, vale a dire di strutture specializzate per il trasporto dell’acqua e dei soluti. Esistono tuttavia, in alcune specie, cellule specializzate dette idroidi, localizzate nella porzione centrale del fusto, deputate al trasporto dell’acqua; in alcuni casi, intorno al cordone di idroidi sono presenti anche cellule dedicate al trasporto dei soluti, dette leptoidi. Inoltre, i muschi mancano di vere radici; in luogo di queste ultime, la funzione di ancoraggio al terreno è svolta da strutture filamentose sotterranee, dette rizoidi.

IL CICLO VITALE

Come nelle epatiche, che costituiscono l’altra classe della divisione briofite, il ciclo vitale dei muschi consiste in un’alternanza di generazioni rispettivamente aploide (caratterizzata da un corredo cromosomico singolo, n) e diploide (corredo cromosomico doppio, 2n). A differenza dalle piante superiori, in cui prevale la generazione diploide, nei muschi quella dominante è quella aploide, detta gametofito (produttrice di gameti).

Esistono due tipi di gametofiti (che altro non sono se non le ben note piantine che compongono i cuscinetti verdi del sottobosco): quello femminile, che porta l’organo riproduttivo femminile (archegonio) e quello maschile, che porta l’organo riproduttivo maschile (anteridio). Il primo produce il gamete femminile, detto oosfera; il secondo i gameti maschili, detti spermatozoidi o sporozoidi. La fecondazione dell’oosfera da parte del gamete maschile deve necessariamente avvenire all’interno dell’archegonio, in presenza di acqua. Dallo sviluppo dello zigote ha origine lo sporofito (2n), che nelle specie più diffuse si presenta come una capsula all’estremità di un peduncolo (seta).

La capsula, generalmente coperta da una sorta di coperchio (opercolo), contiene le spore. Giunta a maturazione, la capsula si apre, disperdendo milioni di spore nell’ambiente. Quando si vengono a trovare in condizioni adatte alla germinazione, le spore formano un sottile filamento sotterraneo (negli sfagni, una struttura laminare), detto protonema, su cui si sviluppano le gemme da cui traggono origine i gametofiti.

IL PROCEDIMENTO

Avendo a disposizione dei muschi, si possono isolare i gametofiti (le piantine verdi con foglioline) dagli sporofiti (le porzioni filiformi che portano all’apice le capsule colme di spore).

Nel gametofito, studiato con l’aiuto di una lente di ingrandimento, si possono riconoscere il fusticino con le appendici fogliari ed i rizoidi; una fogliolina isolata e posta tra due vetrini da microscopio dimostra la presenza di grandi cloroplasti superficiali.

All’apice del gametofito si potranno notare gli organi sessuali maschili fusiformi (anteridi) o quelli femminili a forma di fiaschetto (archegoni); schiacciandoli su un vetrino portaoggetti con una goccia di acqua al microscopio si potranno osservare i minuscoli anterozoi e le cellule uovo (o oosfere) di forma allungata e ovoidale. Analogamente, schiacciando la capsula si evidenziano piccoli granuli che rappresentano le spore.

LE DIVERSE SPECIE DI MUSCHIO

Esaminando il terreno, vi sarà facile riconoscere l’esistenza di diverse specie di muschio. Per esempio, c’è muschio che ha delle foglioline relativamente grandi. Ve ne sono altri con foglioline molto piccole e con un aspetto un po’ “cespuglioso”. Su muretti di cemento e anche su marciapiedi umidi e poco frequentati, è facile incontrare masse di muschio compatte, di colore verde intenso e dall’aspetto di velluto. Per ogni specie, le foglie, le cellule e le altre strutture saranno diverse. Quindi, per ogni specie che incontrate esaminatene l’insieme e le singole parti. Confrontate le strutture delle diverse specie che incontrate. A volte, sul muschio sono presenti piccoli animali. Compilate una scheda corredata di fotografie.

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