I PESTICIDI E IL GLIFOSATO

i pesticidi e il glifosato

Viene chiamato pesticida o fitofarmaco ogni sostanza chimica che viene utilizzata per distruggere i parassiti: sono sostanze completamente sintetiche e hanno nomi diversi a seconda dell’utilizzo:

I pesticidi sono sostanze utilizzate per combattere i parassiti dannosi agli organismi vegetali. Oggi sono uno strumento indispensabile agli agricoltori per mantenere gli esigenti standard di qualità e produzione richiesti dal mercato, ma al contempo sono la causa di numerosi effetti del glifosato collaterali che si ripercuotono sull’ambiente e sulla nostra stessa salute. 

Infatti, com’è facile intuire, si tratta disostanze dotate di una certa tossicità: vengono utilizzate ad esempio contro insetti, funghi e acari, ma anche per eliminare specie infestanti che competono con le colture o, più semplicemente, per sbarazzarsi dell’erba che cresce sui marciapiedi o in altri luoghi indesiderati.

LE ORIGINI DELL’UTILIZZO DEI PESTICIDI

L’origine dell’utilizzo dei pesticidi risale agli inizi del ‘900 quando per proteggere le colture dalle numerose tipologie di infestanti presenti in natura si decise di optare per l’utilizzo di sostanze chimiche. Di pesticidi, o fitofarmaci per i più esperti, oggi ce ne sono di diversi tipi, ognuno con uno scopo ben preciso; ecco quindi gli erbicidi per eliminare gli infestanti, gli insetticidi per proteggere dagli insetti, i fungicidi e così via.

L’utilizzo di molti di questi, per la loro pericolosità, è strettamente regolarizzato dalla legge che ne disciplina non solo le quantità da utilizzare ma anche tempi e frequenza di utilizzo. Ovviamente la gran parte di questi agenti, non è utilizzabile dai cosiddetti agricoltori biologici i quali per la protezione da infestanti si avvalgono solo di sostanze naturali.

L’INTERVALLO DI CARENZA

Per chiarire la pericolosità di tali agenti vale la pena sottolinearne l’importanza del concetto di tempo su questa tematica. L’aspetto rilevante infatti è denominato “intervallo di carenza” ovvero il tempo che intercorre dall’ultima somministrazione del pesticida al giorno di raccolta del vegetale.

Il rispetto del tempo di carenza è essenziale per garantirsi il passare di quel periodo di sicurezza necessario affinché il pesticida si degradi ed il prodotto arrivi salubre sulla nostre tavole, senza alcuni rischio di tossicità per il corpo umano.

In realtà non esistono processi o metodi in grado di eliminare completamente questo rischio; è possibile però mettere in atto alcune azioni per aumentare la probabilità di eliminare i residui di pesticidi sui prodotti che serviremo sulla nostra tavola.

GLI EFFETTI DEI PESTICIDI SULL’AMBIENTE E SULLA SALUTE DELL’UOMO

Molti pesticidi permangono nell’aria, nel terreno e nei corsi d’acqua.

Il maggior danno i pesticidi lo provocano agli ambienti acquatici. La contaminazione non avviene solo quando i pesticidi vengono versati direttamente in un corso d’acqua, ma anche indirettamente, quando l’acqua filtra attraverso il terreno nelle falde acquifere. I pesticidi finiscono nel mare, nei cibi che mangiamo e nell’acqua che beviamo.

I pesticidi sono una delle principali cause di inquinamento di terra e acqua oltre che degli alimenti.

Queste reazioni alcune volte portano alla formazione di molecole particolarmente reattive con conseguente effetto tossico e cancerogeno.

IL GLIFOSATO

Uno dei prodotti utilizzati proprio a scopo erbicida è il famoso e discusso Roundup: prodotto da Monsanto, colosso agroindustriale, è stato messo in commercio a partire dagli anni ’70. Il suo principio attivo è il glifosato, erbicida non selettivo (dunque con un’azione indiscriminata su qualsiasi pianta) che ha conosciuto da subito un enorme successo ed una vasta diffusione, sia per la sua efficacia, sia perché proclamato pesticida dalla bassissima tossicità.

Ma non è tutto: Monsanto, successivamente al lancio di Roundup sul mercato, ha introdotto anche alcune varietà di piante resistenti al glifosato, come soia e mais. La coltivazione di tali specie geneticamente modificate consentiva quindi di utilizzare liberamente il Roundup per la lotta alle infestanti, senza preoccuparsi di provocare allo stesso tempo danni alle colture. Per la stessa ragione l’erbicida poteva essere impiegato in diversi periodi del ciclo vegetativo, anche in prossimità del raccolto. Da diversi anni il brevetto è scaduto e il glifosato può essere prodotto liberamente.

GLI EFFETTI DEL GLIFOSATO SULLA SALUTE

Recentemente il glifosato è stato classificato come “probabilmente cancerogeno” dall’ IARC, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro. “Probabilmente” perché, nonostante la sostanza sia sospettata di causare tumori e malformazioni genetiche, non esisterebbero prove consistenti a favore di tali correlazioni. A cambiare la situazione arrivano però continui studi sugli effetti nocivi del glifosato: tra essi, un interessante articolo di alcuni scienziati americani che hanno raccolto ed analizzato i dati di varie ricerche svolte con l’obiettivo di valutare il potenziale cancerogeno dell’erbicida.

I risultati delle analisi sono tanto sconcertanti quanto, purtroppo, prevedibili: sono state evidenziate correlazioni tra l’aumento delle quantità di glifosato utilizzato in agricoltura e l’incremento dell’incidenza di diversi tipi di cancro. Come altre sostanze, anche il glifosato e i suoi sottoprodotti possono accumularsi nei tessuti e agire a livello di metabolismo cellulare, causando alterazioni riconducibili allo sviluppo dei tumori.

LA DECISIONE DI BANDIRE IL GLIFOSATO

Nonostante la mancanza di comunicazioni ufficiali sulla pericolosità del glifosato da parte delle istituzioni, plausibilmente legata ad interessi economici e commerciali,molti Paesi hanno deciso di bandire la sostanza per tutelare la salute dei cittadini alla luce dei dati emergenti. Tracce di glifosato sono state ritrovate in campioni d’urina provenienti da tutta Europa; la spiegazione sta nel fatto che il Roundup è l’erbicida più diffuso e utilizzato al mondo e che una certa quantità, seppur minima, dei prodotti fitosanitari utilizzati in agricoltura rimane negli alimenti che consumiamo. Il pericolo risiede quindi anche nell’importazione, spesso non soggetta ad adeguati controlli.

In attesa che sia fatta ulteriore chiarezza sulla tossicità di questo prodotto (che sembra inoltre correlato a patologie come la celiachia) c’è da augurarsi che anche l’Italia comprenda il rischio per la nostra salute e vari provvedimenti idonei a tutelarla.

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