IL SESTO D’IMPIANTO DELL’ULIVETO

il sesto d'impianto dell'uliveto

La procedura per l’impianto dell’oliveto, dopo aver scelto la localizzazione, segue gli schemi classici previsti per le colture arboree:

IL SESTO D’IMPIANTO

Ai lavori di preparazione seguono quelli d’impianto con il tracciamento dei sesti e il picchettamento, la messa a dimora (manuale o con trapiantatrici semiautomatiche), l’impianto dei tutori.

Con il termine sesto d’impianto si indica la disposizione geometrica ed ordinata delle piante nel terreno che garantisce la collocazione a distanza regolare nel campo e l’allineamento in tutte le direzioni.

Il sesto può risultare quadrato (piante disposte ai vertici di un quadrato) rettangolare (piante disposte ai vertici di un rettangolo) a quinconce (piante disposte ai vertici di un triangolo equilatero). I sesti più comunemente usati sono i primi due.

La forma di allevamento a monocono o monocaule libero, consente una riduzione del sesto d’impianto sul filare da 3 a 4 m. rispetto a 5-7 m. del vaso e forme espanse.

Schema di impianto con le due forme di allevamento: a sinistra il vaso che evidenzia l’impossibilità di ridurre oltre certi limiti la distanza tra le piante sul filare; a destra il monocono che per la forma della chioma permette l’avvicinamento delle piante sul filare a vantaggio dell’incremento della densità d’impianto.

Il sesto quadrato viene normalmente utilizzato con forme di allevamento a chioma ampia come il vaso o il globo, mentre nel sesto rettangolare è usato con forme di allevamento a vaso stretto, a monocono e a monocaule libero, caratterizzate dal diametro della chioma ridotto.

LA SCELTA DEL SESTO D’IMPIANTO

La scelta del sesto d’impianto oltre ad essere condizionata dalla forma di allevamento è determinata dalla vigoria delle varietà ed è scelta in relazione anche a fattori ambientali e al tipo di raccolta.

Per una migliore interpretazione nella scelta del sesto di impianto è opportuno tenere presente che:

I VARI TIPI DEL SESTO D’IMPIANTO

Nel determinare il sesto d’impianto vanno considerate alcune variabili fondamentali, quali la fertilità del suolo, la forma di allevamento, le cultivar prescelte e la necessità di meccanizzazione.

Avendo presente l’obiettivo di ottenere produzione elevata in tempi brevi, l’orientamento è quello di aumentare la densità d’impianto, adottando sesti più ridotti rispetto a quelli tradizionali.

Il sesto d’impianto dipende dalle condizioni pedoclimatiche, dalla disponibilità irrigua, dalle caratteristiche della cultivar, dalla forma d’allevamento e dalla tecnica colturale.

Per quanto riguarda gli ambienti meridionali in generale si considerano idonei i sesti di 6×7, 7×7 o 6×8 (intorno a 200 piante/ha), mentre per gli ambienti dell’Italia centrale, dove normalmente lo sviluppo della pianta è più contenuto, i sesti si riducono a 5×6 o 6×6 (intorno a 270-300 piante/ettaro).

I sesti indicati assicurano una buona densità, tuttavia, durante i primi 10/11 anni, la superficie complessiva della chioma degli alberi rimane limitata e di conseguenza la produzione ad ettaro si mantiene entro limiti relativamente modesti.

In condizioni ordinarie nei nuovi impianti si adottano sesti compresi fra 5×5 m e 7×7 m in coltura irrigua e tra 8×8 m e 10×10 m in asciutto.

Sesti molto stretti sono sconsigliabili per l’eccessivo ombreggiamento lungo la fila e per la difficoltà di meccanizzazione. Con olivi allevati a vaso policonico o a monocono sono consigliabili sesti di 5×7 m o 6×7 m secondo la vigoria della cultivar.

Qualora si preveda la raccolta meccanica integrale con scuotiraccoglitrice è opportuno adottare sesti in quadrato di 7×7 m o 8×8 m per consentire una facile manovra della macchina.

IL SESTO DINAMICO

È nata da questa considerazione la proposta di utilizzare il “sesto dinamico” che consiste nel dimezzare all’impianto la distanza sulla fila, raddoppiando di conseguenza il numero di piante ad ettaro; cosi ad es. 6×8 diventa 6×4 e il 6×6 diventa 6×3.

Tuttavia la distanza delle piante sulla fila, tenendo conto della dimensione che la chioma verrà ad assumere dopo un certo numero di anni (10 – 11), appare insufficiente per assicurare una buona illuminazione all’intera superficie esterna della chioma, con conseguente riduzione della produzione ad albero.

Per ovviare a questo inconveniente, tra il 10° e l’11° anno d’impianto si dovrebbe procedere alla eliminazione delle piante in soprannumero sulla fila; è possibile tuttavia mantenerle facendo ricorso a tecniche di potatura di turnazione che prevedono tagli più o meno accentuati, con sequenza ciclica, su piante alterne sulla fila.

In tale modo si riesce a contenere lo sviluppo della chioma delle singole piante a vantaggio di un rinnovamento continuo delle branche secondarie e quindi dei rametti a frutto.

I PRESUPPOSTI PER IL SESTO DINAMICO

Il sesto dinamico comunque non sempre può essere utilizzato; vi sono infatti per il suo impiego dei presupposti fondamentali che possiamo riassumere in quattro punti:

In mancanza di una solo di questi presupposti, può vanificarsi il vantaggio del sesto dinamico.

 Nell’oliveto adulto allevato a vaso l’espansione della chioma crea competizione tra le piante contigue nel momento in cui si riduce la distanza sulla fila.

La forma di allevamento a monocono permette la riduzione della distanza tra le piante sulla fila favorendo incrementi produttivi attraverso l’aumento di densità di piantagione.

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