LA COLTIVAZIONE DELLE PIANTE CUCURBITACEE

la coltivazione delle piante

Le Cucurbitacee sono piante erbacee ampiamente coltivate negli orti per i loro frutti commestibili, simili a bacche, che i botanici chiamano peponidi, dalla forma allungata, ovoidale o sferica. Nei campi vive però anche il cocomero asinino, detto ‘sputaveleno’ per i suoi frutti non commestibili.

Forse non li abbiamo mai visti in un orto ma sicuramente conosciamo l’aspetto e il sapore più o meno dolce dei loro frutti molto comuni sulle tavole: zucche, zucchine, cetrioli, meloni e cocomeri.

Le Cucurbitacee formano una famiglia di piante ampiamente coltivate per i loro frutti, anche detti peponidi, caratteristici perché simili a bacche dalla forma allungata, ovoidale o pressoché sferica. La loro buccia, più o meno dura, protegge una polpa carnosa ricca di semi appiattiti. Le Cucurbitacee sono per lo più piante erbacee rampicanti o striscianti poiché i loro fusti, cavi, non le sorreggono in modo efficace. Per questo motivo, spesso, sviluppano particolari strutture di ancoraggio: i viticci, filamenti verdi simili a corde che si attorcigliano a spirale appena in contatto con un sostegno. Alcune piante sono monoiche perché portano due tipi di fiori: quelli maschili e quelli femminili; altre, invece, sono dioiche perché portano i fiori maschili e quelli femminili su due piante diverse.

LA FAMIGLIA DELLE CUCURBITACEE

Le Cucurbitaceae sono molto importanti dal punto di vista economico, in quanto ad esse appartengono molte piante diffusamente coltivate per l’alimentazione umana. Tra queste ricordiamo il cocomero o anguria (Citrullus lanata) di origine paleotropicale, il cetriolo (Cucumis sativus), il melone (C. melo), la zucchina (Cucurbita pepo) e la zucca (C. maxima). 

Nella flora italiana non sono numerose le cucurbitacee spontanee; la più nota è il cocomero asinino (Ecballium elaterium), tipica pianta ruderale di stazioni calde e aride, noto per i suoi frutti carnosi, che esplodono a maturità al minimo urto, spargendo i semi ad una certa distanza dalla pianta madre. L’esplosione delle pareti è provocata dalla marcescenza dei tessuti del frutto che ne fa aumentare la pressione interna.

Altra specie abbastanza diffusa nelle nostre regioni è la brionia (Bryonia dioica), liana presente nei boschi umidi.

Questa famiglia comprende sia ortaggi sia frutti di considerevoli dimensioni e che per essere coltivati necessitano unterreno molto ricco di sostanze nutritive.  La più sconosciuta della categoria è certamente la Luffa, da cui si ricava anche una particolarissima spugna, vegetale al 100%.

Caratteristica comune a tutte le specie della famiglia è la grande quantità di acqua, che significa ridotto apporto di calorie, grande senso di sazietà, ottima azione idratante e depurativa (dovuta alla diuresi).

Altra caratteristica comune ai membri della famiglia è l’abbondanza di vitamine A, C ed E.

Le Cucurbitacee sono piante originarie dei paesi tropicali. Tra tutte le specie solo una decina riescono a sopravvivere nelle regioni a clima temperato.

LA COLTIVAZIONE DELLE PIANTE CUCURBITACEAE

Le piante della famiglia delle cucurbitacee sono tutte ortaggi da frutto e producono frutti di buone dimensioni. Generalmente richiedono molto al terreno dell’orto in termini di sostanze nutritive e di esposizione solare. Troviamo in questa famiglia non solo alcune delle principali verdure come zucca, cetriolo e zucchina, ma anche gustosi e freschissimi frutti estivi come melone e anguria che potete tranquillamente coltivare nell’orto domestico con successo e soddisfazione.

Una cucurbitacea particolare che permette di ricavare una particolarissima spugna è la luffa, davvero interessante e da provare nel vostro orto famigliare.

Le cucurbitacee sono una famiglia di ortaggi da frutto, si tratta di piante molto esigenti in termini di concimazione, per questo l’orto biologico prevede che vengano coltivate in rotazione ad altre colture e mai ripiantate nello stesso terreno da un anno all’altro.

COME COLTIVARE LE CUCURBITACEAE NELL’ORTO

La primavera è una stagione di grandi lavori nell’orto, con semine e trapianti quanto mai intensi per tutto il periodo. Tra le specie che si mettono a dimora dal mese di aprile spiccano in particolare le cucurbitacee: zucche, zucchine, meloni, angurie e cetrioli, tutte specie accomunate dall’amore per il sole e per il caldo.

A) LE TEMPERATURE ADATTE

Per stabilire il momento adatto in cui mettere a dimora le cucurbitacee dobbiamo tenere d’occhio le temperature ambientali: non basta infatti rispettare la regola che al sud il momento adatto inizia a marzo-aprile, al centro Italia a metà aprile e al nord Italia a fine aprile-inizio maggio. Questi restano sicuramente suggerimenti di base importanti, ma poi ogni anno la primavera è diversa, e soprattutto negli ultimi tempi ha destato sorprese, e allora per avviare i trapianti bisogna essere certi che le temperature medie si aggirino attorno ai 15 °C.

B) LA PREPARAZIONE DELTERRENO

La preparazione del terreno che ospiterà queste colture deve essere molto accurata. Se si tratta della prima coltura dell’anno che occupa l’appezzamento prescelto di terreno, l’ideale sarebbe stato lavorarlo nell’autunno precedente. Con la lavorazione principale, che sia stata fatta in autunno o adesso, si associa la distribuzione di una buona quantità di ammendanti, ovvero compost maturo o letame maturo bovino, equino o di altri animali, possibilmente provenienti da allevamenti non industriali.

Se invece piantiamo le cucurbitacee su aiuole dell’orto da cui abbiamo appena raccolto spinaci, ravanelli o insalatine seminati sul finire dell’inverno, la lavorazione principale era già stata eseguita per questi e adesso non occorre un’altra vangatura, ma solo una ripulita dai resti colturali con la zappa e poi un livellamento col rastrello.

La sistemazione migliore del terreno per le cucurbitacee è quella delle aiuole rialzate, a meno che il suolo non sia molto sabbioso, per cui si rende superflua. Ricordiamo infatti che le aiuole rialzate favoriscono il drenaggio dell’acqua in eccesso e ci permettono di distinguere bene i camminamenti, ovvero gli unici spazi che possiamo calpestare muovendoci nell’orto. Le aiuole di coltivazione infatti non devono mai essere calpestate, in modo tale che restino perennemente soffici.

LE CONCIMAZIONI

Prima della messa a dimora delle cucurbitacee, oltre agli ammendanti di base, è utile distribuire un concime organico pellettato, da mettere a manciate e nelle dosi di circa 3-400 grammi/mq, perché queste specie richiedono molto nutrimento durante il loro ciclo e un buon concime organico contiene i nutrienti in quantità equilibrata: fosforo, potassio e tanti microelementi preziosi per la crescita.

Possiamo anche basarci sulle analisi del terreno che abbiamo per capire se ci sono carenze particolari e intervenire di conseguenza, magari aggiungendo farine di roccia che apportano preziosi micronutrienti.

IL TRAPIANTO O LA SEMINA DIRETTA

Le cucurbitacee hanno un seme piuttosto grande ed è usanza comune seminarle direttamente “a dimora”, che nel gergo tecnico significa in piena terra. Di solito si mettono 3 semi in ogni postarella, per poter scegliere poi la piantina migliore da tenere ed eliminare le altre, nel caso in cui nascano tutte.

Ma la semina delle piantine in semenzaio è sicuramente più consigliata, perché offre una serie di vantaggi:

Seminare le piantine in semenzaio è un’ottima scelta di facile realizzazione, ma bisogna avere cura di procurarsi un terriccio professionale per le semine, che è molto fine ed esente da parti grossolane e fibrose come si trovano invece nei terricci universali. Possiamo seminare nelle vaschette nere classiche divise in scomparti a numero variabile, preferendo quelle a minor numero di scomparti perché ciascuno di essi sarà più grande e adatto alle piantine di cucurbitacee.

Considerate le dimensioni di questi semi, non sarà difficile mettere un seme in ciascuno scomparto e far crescere ogni piantina col proprio panetto di terra. In alternativa, si trovano anche piccoli vasetti fatti di materiale biodegradabile, che sono ecologici perché evitano l’uso di plastica.

QUANTO IRRIGARE E CON QUALE FREQUENZA

Le irrigazioni sono importanti per queste colture, nelle prime fasi dopo il trapianto per un buon attecchimento, e anche durante l’ingrossamento dei frutti, soprattutto in caso di scarse precipitazioni. La frequenza delle irrigazioni e la quantità di acqua da distribuire dipendono dal clima ma anche dalla natura del terreno e alla velocità con cui questo drena. L’importante però è evitare le perdite di acqua per evaporazione dalle crepe che si formano sui terreni argillosi, e per questo bisogna arieggiare spesso la terra con un tridente o con la zappa.

Meloni ed angurie sono frutti molto acquosi e ci si aspetta che richiedano molta acqua. Questo è vero fintantoché i frutti continuano a crescere, poi quando hanno raggiunto la loro dimensione massima bisogna interrompere le irrigazioni, altrimenti perdono sapidità e rischiano di spaccarsi.

LA PACCIAMATURA

La pacciamatura è un sistema molto utilizzato negli orti, soprattutto biologici, perché evita la crescita delle erbe infestanti. Si realizza con teli o con materiali naturali come paglia o erba tagliata e la differenza pratica tra le due alternative sta nel fatto che i teli devono essere stesi prima del trapianto, e saldamente ancorati al terreno, mentre la paglia o il fieno si mettono dopo il trapianto, nello spazio vuoto tra le piantine.

I teli possono essere di polietilene o biodegradabili, di solito neri, che assorbendo le radiazioni solari consentono un più rapido intiepidimento della terra.

Gli scarti vegetali come erba appassita, paglia e fieno, col tempo si degradano e contribuiscono a migliorare la struttura del suolo in quanto apportano sostanza organica, che diventa humus ed è fonte di nutrimento per gli organismi terricoli. Quale che sia la soluzione preferita, la pacciamatura offre a zucche, meloni ed angurie l’ulteriore vantaggio di tenere i frutti puliti e non a diretto contatto con la terra, e in questo modo sono preservati dai marciumi.

LE MALATTIE E I PARASSITI

Le cucurbitacee sono attaccate prevalentemente da parassiti e malattie comuni, e in un’ottica di coltivazione biologica è doveroso mettere in campo delle strategie preventive fin da subito.

Intanto bisogna cercare di far ruotare le colture, per quanto sia difficile in un orto di superficie ridotta, e lasciar passare almeno 2-3 anni prima di ripetere il trapianto di una cucurbitacea sulla stessa aiuola. Con le irrigazioni dobbiamo bagnare il terreno e non la parte aerea delle piante, perché è il microclima caldo umido che favorisce l’insediarsi di malattie fungine.

Anche in un orto biologico comunque è importante fare i trattamenti non appena si avvistano i primi sintomi di avversità, ed eliminare tempestivamente le piante colpite per evitare che la malattia si diffonda a piante ancora sane.

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