LA COMPOSIZIONE DELL’ARBORETO

la composizione dell'arboreto

L’arboreto può essere composto da una sola specie (monospecifico) oppure, preferibilmente, da più specie (consociato) sia arboree che arbustive.

GLI IMPIANTI CONSOCIATI

Nella moderna arboricoltura da legno frequentemente si utilizzano diverse specie di alberi piantate sullo stesso appezzamento con distribuzione particolare, in modo da formare degli impianti cosiddetti consociati: oltre alla specie principale, infatti, possono comparire specie secondarie e di accompagnamento.

Questo si fa per diversi motivi, ma principalmente per aiutare la specie principale a raggiungere gli obiettivi produttivi più facilmente (legna da opera) e per differenziare nel tempo e nella qualità la produzione dell’arboreto (legna da ardere, produzioni secondarie).

Le specie secondarie in genere sono piante con ciclo più breve della specie principale, oppure con particolari capacità produttive (ad esempio specie legnose pollonifere): in tal modo si intercala la produzione.

Le specie di accompagnamento, arbustive o arboree, favoriscono con il loro affiancamento l’autopotatura delle specie principali (una «potatura naturale » che la pianta subisce a causa dell’ombreggiamento), che vengono anche stimolate ad accrescersi meglio, aiutano la formazione del microclima boschivo e partecipano in diverso modo al rendimento dell’arboreto.

LE SPECIE SECONDARIE DI ACCOMPAGNAMENTO

Tra le specie secondarie con funzione di accompagnamento alto si ricordano l’ontano napoletano (Alnus cordata), l’ontano nero (Alnus glutinosa) e la robinia (Robinia pseudoacacia) come fissatori d’azoto e produttori di legna in contesti di freschezza del suolo, il carpino bianco (Carpinus betulus) per il centro e nord Italia o l’olmo siberiano (Ulmus sibirica) per il Mezzogiorno, quali specie in grado di creare un ottimo microclima circondando e rinforzando l’impianto e al contempo di produrre legna da ardere o da opera.

Tra le specie di accompagnamento basso, quasi sempre arbustive, potete pensare al nocciòlo (Corylus avellana), all’eleagno (Elaeagnus umbellata), al sambuco (Sambucus nigra) e alla frangola (Frangula alnus).

LE DISTANZE E GLI SCHEMI D’IMPIANTO

Le distanze (sesti) possono essere quelle definitive, oppure si può piantare più fitto e prevedere dei diradamenti successivi. Gli schemi di impianto più adottati sono quello in quadrato e quello a quinconce.

Gli alberi di un arboreto da legno possono essere piantati sia a densità definitiva (in questo caso non si effettuano diradamenti) sia a densità maggiore di quella definitiva (in questo caso è necessario realizzare dei diradamenti).

Entrambe le soluzioni presentano vantaggi e svantaggi; vediamoli brevemente.

Sesti definitivi. Variano da metri 6×6 nel caso delle specie a rapido accrescimento (pioppo ibrido, paulownia) a metri 12×12 (noci).

Il vantaggio principale delle distanze maggiori è quello di dover acquistare, piantare, coltivare un minor numero di individui per unità di superficie.

LA QUALITÀ DEL MATERIALE VEGETALE

Il materiale vegetale messo a dimora deve essere di qualità eccellente e l’arboricoltore deve essere certo di tutte le scelte compiute. Ai singoli individui va comunque prestata la massima attenzione e, nei primi anni, nel caso qualche individuo della specie principale venga a mancare, va immediatamente rimpiazzato.

Assieme alle specie principali si possono piantare in grande quantità specie di accompagnamento, sia arboree che arbustive; l’accompagnamento diviene di importanza fondamentale per le specie a ciclo lungo perché altrimenti è difficile formare un buon tronco da lavoro.

I SESTI FITTI

Raramente in arboricoltura da legno si parte da sesti molto fitti, come quelli adottati nel caso di un classico imboschimento (metri 2×2 oppure metri 3×3). Nel caso delle specie più rischiose in termini di risultato finale (noci, farnia) di solito si pianta a densità da doppia a quadrupla di quella finale (ad esempio metri 3×6, 3×7, 6×6), in modo di poter portare a fine turno da un albero su due ad un albero su quattro.

I VANTAGGI DEI SESTI FITTI

LO SCHEMA D’IMPIANTO

La distribuzione degli individui sulla superficie determina lo «schema di impianto ». I più adottati sono quello in quadrato e quello a quinconce; l’ideale sarebbe lo schema a settonce che permette di saturare in modo ottimale la superficie, ma è di complicata realizzazione e gestione.

Per quanto riguarda gli alberi di accompagnamento, comprese le specie «paracadute», è da tener sempre presente che ad un certo momento le specie di accompagnamento andranno tolte. In genere si cerca quindi di piantarle a file (parallele od oblique rispetto alle file delle specie principali), prevedendo di toglierle in un’unica soluzione e con un abbattimento direzionato lungo la fila.

LE SPECIE DI ACCOMPAGNAMENTO

A) Lungo la fila (arboreti a pieno campo e lineari) specie principale (noci, ciliegio, ecc..).

La specie da accompagnamento basso: arbusto (frangola, eleagno, ecc..):

Nota: è possibile adottare anche uno schema di distribuzione delle specie di accompagnamento sia tra le file che lungo la fila.

B) Tra le file (arboreti a pieno campo) specie principale (noci, ciliegio, ecc..).

La specie da accompagnamento alto: Albero di specie secondaria (ontanonapoletano, carpino bianco, ecc..):

I PRINCIPALI SCHEMI DI IMPIANTO (riferiti alla specie principale).

  1. Quadrato: gli alberi sono posti ai vertici di un quadrato; la distanza tra le file è uguale a quella lungo la fila.
  2. Quinconce: gli alberi sono piantati ai vertici di un triangolo isoscele; la distanza tra le file  è uguale a quella lungo la fila.
  3. Settonce: gli alberi sono piantati ai vertici di un triangolo equilatero; la distanza tra le file è minore di quella lungo la fila. È lo schema che permette la migliore saturazione della superficie.

Prima di procedere all’impianto osservate nella zona circostante quali specie si sviluppano meglio e preferitele ad altre sconosciute.

Prevedete di realizzare impianti piccoli e scaglionati nel tempo (ad esempio un decennio). I risultati ottenuti dai primi impianti daranno indicazioni utili a orientare gli impianti successivi.

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