LA PULIZIA, L’ESSICCAZIONE E LA SANIFICAZIONE DEI SEMI

la pulizia l'essiccazione e la sanificazione dei semi

La pulizia è la prima delle operazioni che dovrete svolgere affinché i semi si conservino bene.

Materiali estranei potrebbero sviluppare, nella fase di conservazione, muffe o marciumi e intaccare i tessuti del seme e la sua capacità di germinazione.

Le modalità da utilizzarsi dipendono dal tipo di seme.

LA PULITURA UMIDA E LA PULITURA SECCA

Per quelli che si trovano all’interno di una polpa, è il caso ad esempio di pomodoro, cetrioli, zucche, risulta più efficace una pulitura “umida” ovvero effettuata con l’ausilio di acqua corrente. Può rivelarsi molto comodo utilizzare un colino o un setaccio in cui riporre i semi e passare il tutto ripetutamente sotto un getto d’acqua.

Per semi che crescono all’interno di capsule, gusci, astucci o baccelli o che comunque in sede di raccolta presentano molti residui secchi di tegumenti, difficilmente separabili a mano (come cipolla, lattuga, carota, fagioli, mais ecc.) si pratica invece una pulitura “a secco”. Parliamo di semi contenuti in involucri, o attorniati da strati protettivi, che si seccano rapidamente e che si allontanano dal seme con facilità.

Le tecniche utilizzabili sono fondamentalmente due, la vagliatura e la setacciatura.

  1. Con la vagliatura si pongono semi e tegumenti, preventivamente strofinati tra le mani, in un cesto o in una scodella. Si procede dunque lanciandoli in aria in prossimità del getto di un piccolo ventilatore, o semplicemente soffiandoci sopra quando in volo. In questo modo avverrà la separazione: gli involucri secchi, più leggeri, saranno spinti lontano dal getto d’aria e all’interno del recipiente rimarranno solo i semi. La vagliatura si basa sul principio del diverso peso tra seme e tegumento secco. Può essere utilizzata anche per semi piccoli, basta prestare attenzione a lanci o a soffi troppo vigorosi per non far volare via anche la semente.
  2. La setacciatura si basa sul principio della selezione per dimensioni, il seme dev’essere più piccolo di involucri e tegumenti, e prevede l’utilizzo di una serie di filtri, di calibro a mano a mano decrescente, che hanno lo scopo di trattenere la pula e le impurità, facendo passare solo i semi.
    1. Questa tecnica richiede necessariamente la dotazione di setacci idonei.
    2. Anche in questo caso semi e tegumenti devono essere preventivamente strofinati fra le mani.

Verificate accuratamente e in ogni fase la presenza di insetti tra la semente, qualora ve ne fossero provvedete con cura a eliminarli, le eventuali successive generazioni potrebbero trovare nel vostro prezioso bottino un valido nutrimento.

L’ESSICCAZIONE

L’essiccazione è un passaggio davvero molto utile in fase di conservazione poiché, se svolta correttamente, permette di ridurre l’umidità all’interno dei semi e quindi evita lo sviluppo di muffe, deleterie per la germinabilità. Sarebbe davvero una brutta sorpresa scoprire, dopo uno o più anni di pazienti cure, che un ospite indesiderato ha reso inutile il nostro lavoro.

Quindi, onde evitare questa spiacevole evenienza, una volta puliti i semi, procedete affinché perdano buona parte dell’acqua in essi contenuta.

COME FARE ESSICCARE I SEMI 

IL TEMPO NECESSARIO PER L’ESSICCAZIONE

Ma qual è il tempo necessario affinché un seme perda la giusta quantità d’acqua? Purtroppo le variabili in gioco sono molte e non esiste una ricetta infallibile.

Le dimensioni dei semi ad esempio sono determinanti, quelli più grandi impiegano più tempo a disidratarsi.

Per semi di piccole dimensioni (fino a circa 3 mm) una settimana può essere sufficiente, per quelli più grandi, saranno necessarie almeno due settimane. Questi tempi in alcuni casi potrebbero non essere sufficienti perché la temperatura e l’umidità dell’aria oltre alla modalità di essiccazione e alle caratteristiche compositive dei diversi semi incidono in modo significativo, riferitevi ad essi quindi come valori indicativi.

Per i semi grandi, ad esempio i fagioli, potete testare il grado di umidità in questo modo: la disidratazione potrà ritenersi completa se, esercitando una leggera pressione con i denti su di essi, non rimarranno segni.

Una volta asciugati i semi sono pronti per essere riposti nei contenitori definitivi.

LA SANIFICAZIONE

Alcune le malattie che si propagano nell’orto, derivano da patogeni già
presenti nel seme. Nessuna paura, è possibile intervenire già in campo per limitare il rischi, se però siete degli ortisti piuttosto premurosi, potrete avvalervi di alcune semplici tecniche anche a raccolta avvenuta.

  1. In campo: La selezione preliminare delle piante da cui estrarre i semi è un’operazione semplice ma molto efficace: scegliendo quelle che durante il ciclo di coltivazione non si sono ammalate, e da queste i frutti migliori, con molta probabilità ne ricaverete semi sani.
  2. Dopo la raccolta: Una volta raccolti i semi, potete agire direttamente su di essi per assicurarne lasalubrità. Esistono delle tecniche semplici e naturali, che potrete svolgere in casa senza particolari strumenti.
    1. Un metodo, valido nella maggior parte dei casi, è quello che prevede l’utilizzo di acqua calda. Questo trattamento va effettuato una volta rimossi gli eventuali residui di polpa e dopo una prima essiccazione; quest’ultima accortezza, pur non essendo indispensabile, preserva meglio il seme dai possibili danni dell’azione termica. Ovviamente al termine dell’immersione va ripetuto il processo di essiccazione.
      Prendete i semi e inseriteli in sacchetti di tela che immergerete in acqua già portata a 45 – 50 °C. Lasciateli in immersione per 20 minuti, tempo durante il quale la temperatura dovrà essere mantenuta costante, è molto utile disporre di un termometro da cucina, se ne trovano in commercio a prezzi contenuti. In questo modo otterrete una sufficiente copertura per i più comuni patogeni senza creare particolari danni alla vitalità della semente.
    2. Un secondo metodo, adatto quasi esclusivamente per semi di pomodoro e cetriolo, ma per essi molto consigliato, è la fermentazione.
      Estraete delicatamente i semi insieme alla polpa che li circonda e metteteli a macerare per tre, massimo quattro giorni in un contenitore ( può andar bene un bicchiere) con un po’ d’acqua. Per il pomodoro, se molto acquoso può non servire una diluizione.
      Potrete notare il progressivo sviluppo di una patina superficiale, dovuta alla crescita di popolazioni microbiche, tra cui il Geotrichum candidum, responsabili della fermentazione. Così facendo si devitalizzeranno molti agenti patogeni e si sanificherà il seme.
      Non fate durare la fermentazione più di quattro giorni, per non compromettere la germinabilità. Rimuovete la patina formatasi in superficie e pulite i semi dai residui di polpa ponendoli in un colino sotto l’acqua corrente. Al termine asciugate i semi con un panno e poneteli a essiccare con cura.
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