LA STORIA DELLA ZOOTECNIA

la storia della zootecnia

Per definizione la zootecnia è la disciplina che si occupa delle condizioni di allevamento degli animali utili all’uomo. Scienza che si occupa dell’origine, evoluzione, produzione, miglioramento e razionale sfruttamento degli animali domestici utili all’uomo. Le funzioni economiche degli animali sono: produzione di lavoro, di carne e grasso, di latte, di peli e pelli, di pellicce, di uova, di penne e di piume.

L’EVOLUZIONE DELLA ZOOTECNIA

La zootecnia ha origine con la domesticazione degli animali d’allevamento, processo che viene fatto risalire al periodo Neolitico. Per molti secoli la zootecnia non subisce mutamenti sostanziali e solo nel XVIII secolo assume interesse scientifico.

A partire dalla metà del secolo scorso ha inizio un forte processo di intensivare il settore zootecnico, con differenze significative, sia a livello produttivo che di consumo, tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo.

Come conseguenza della prevista crescita demografica ed economica a livello mondiale, nei prossimi decenni si assisterà al progressivo aumento della domanda di proteine di origine animale il cui soddisfacimento sarà per lo più perseguibile attraverso lo sviluppo di sistemi zootecnici maggiormente efficienti e sostenibili rispetto a quelli attuali.

LA STORIA DELLA ZOOTECNIA

La storia della zootecnia è strettamente legata all’addomesticamento e all’allevamento degli animali. L’uomo neolitico già allevava in domesticità alcune specie di animali; si ritiene che la prima specie addomesticata sia stata il cane, seguito dal bue, poi dalla pecora, dalla capra, dal maiale e dall’asino e, più tardi, dal cavallo.

L’allevamento del bestiame ebbe importanza presso quasi tutti i popoli dell’antichità; i Romani allevarono quasi tutte le specie di animali domestici e possedevano un vasto complesso di cognizioni, molte delle quali dovevano trovare sviluppo e conferma nella moderna scienza zootecnica.

Nel Medioevo l’arte dell’allevamento del bestiame compì scarsi progressi, mentre nel Rinascimento se ne ebbe la ripresa. Nel 16° sec. C. Ruini, gettando le basi dell’anatomia veterinaria, preparò il substrato scientifico alla zootecnia e soprattutto alla ezoognosia.

Nella seconda metà del 18° sec. e al principio del 19° sorsero le prime scuole di agricoltura, nelle quali venivano impartiti anche gli insegnamenti relativi alla tecnica dell’allevamento e dell’alimentazione del bestiame.

L’insegnamento della tecnologia animale venne nettamente separato dall’insegnamento dell’agricoltura e per la prima volta fu adottata la denominazione di zootecnia per questa nuova scienza. I principi darwiniani della selezione naturale furono messi a base della selezione zootecnica, alla quale si attribuiva un’illimitata, seppur lenta, capacità di migliorare le razze.

La genetica ha portato anche a una revisione del concetto di razza, in quanto ha dimostrato come tutte le razze di animali domestici non siano razze geneticamente pure bensì ‘razze-popolazioni’, cioè mescolanze di un certo numero di genotipi di linee pure.

Per la moderna zootecnia la selezione rappresenta il mezzo con il quale l’allevatore può isolare da una ‘razza-popolazione’ le linee più elette. Data però l’attenzione suscitata dal problema della biodiversità, la tendenza è verso la tutela delle razze cosiddette minori. Altri progressi dovuti alle applicazioni della genetica sono stati ottenuti con l’introduzione di razze resistenti alle malattie.

L’INTERESSE ZOOTECNICO DEGLI ANIMALI

La domesticazione degli animali di interesse zootecnico, i così detti animali allevati, componente basilare della “rivoluzione neolitica”, costituisce una tappa fondamentale dell’evoluzione socio-culturale umana.

Il processo di domesticazione è posteriore all’ultima glaciazione. Esso risale a circa 10.000 anni fa, si origina nella zona della Mezzaluna Fertile (Vicino Oriente) e coincide con una modifica delle abitudini di vita dell’uomo da nomade a stanziale.

Si ritiene che le prime specie ad essere state addomesticate, oltre al cane, furono la pecora e la capra. Le ragioni alla base della domesticazione sono principalmente dovute alla possibilità di sfruttare le attitudini produttive del bestiame (carne e pelli, e successivamente anche latte, formaggi, uova e lana), nonché all’impiego del bestiame come forza lavoro per la produzione agricola e per il trasporto.

L’EVOLUZIONE DELLA PRODUZIONE ZOOTECNICA

L’evoluzione storica della produzione zootecnica può essere suddivisa in cinque fasi fondamentali:

1) LA PRIMA FASE: L’AGROPASTORALE

Durante la fase agropastorale, che va dal Neolitico al XVII secolo, l’uomo ha addomesticato quasi tutte le specie di interesse zootecnico. In alcune aree del mondo, la fine di questa fase coincide con il progresso scientifico e tecnologico che si è verificato, a partire dagli inizi del 1700, in campo agrario. Fino a questo secolo, le tecniche di allevamento animale erano paragonabili a quelle impiegate in età romana e medievale.

2) LA SECONDA FASE: LA DIFFERENZIAZIONE DELLE RAZZE

Nel XVIII secolo iniziano i processi di razionalizzazione delle attività di allevamento, compresa una consapevole selezione degli animali domestici al fine di migliorarne i livelli produttivi. Alcune tappe fondamentali del settore zootecnico avvenute in questa fase comprendono: la realizzazione dei primi Libri Genealogici (registri in cui sono iscritti gli animali riproduttori di una determinata razza con l’indicazione dei loro ascendenti e per i quali sono stati effettuati controlli delle attitudini produttive, attualmente è tenuto da una Associazione Nazionale di Allevatori o da un Ente di diritto pubblico), i primi esperimenti di fecondazione artificiale, i primi studi sulla nutrizione animale, la costituzione dei controlli funzionali e la fondazione di scuole con insegnamenti inerenti le scienze zootecniche.

3) LA TERZA FASE: LA SPECIALIZZAZIONE

All’inizio del XX secolo, a seguito dello sviluppo industriale ed economico, cresce la domanda di proteine di origine animale. Si assiste ad una specializzazione produttiva a livello aziendale (sia per specie allevata che per tipologia di prodotto), che porta alla differenziazione dei sistemi di produzione. Migliorano le tecniche di conservazione degli alimenti, di mungitura e di contenimento degli animali e aumenta notevolmente la produttività degli animali allevati. Alcune produzioni agricole vengono interamente destinate ad uso zootecnico e si pongono le basi per la diffusione della moderna industria casearia.

4) LA QUARTA FASE: L’INTENSIFICAZIONE DELLA PRODUZIONE

A partire dalla metà del XX secolo nei paesi sviluppati si verifica un’evoluzione in senso produttivistico di tecniche e sistemi di produzione. Trovano ampia diffusione i sistemi di allevamento intensivi, che si caratterizzano per le elevate densità di allevamento, gli elevati livelli di meccanizzazione e automazione sia in stalla sia in campo, la riduzione dei costi di produzione unitari e della manodopera, la standardizzazione delle filiere di produzione.

5) LA QUINTA FASE: LA QUALITÀ E LA BIODIVERSITÀ

L’industrializzazione e l’intensificazione dei sistemi di allevamento hanno talvolta portato ad una semplificazione e ad un peggioramento delle caratteristiche qualitative ed organolettiche dei prodotti di origine animale, nonché ad una perdita di biodiversità zootecnica dovuta all’abbandono di razze locali, tipicamente caratterizzate da produzioni modeste.

Considerazioni di ordine etico (benessere degli animali allevati, tutela della biodiversità), ambientale (emissioni di gas serra, consumo di acqua ed energia) e di sicurezza alimentare (presenza di residui tossici nei prodotti di origine animale, abuso di farmaci veterinari) sono alla base della rivalutazione di razze, tecniche di produzione e recupero di territori marginali che sembravano essere destinati all’abbandono.

Attualmente sono contemporaneamente presenti diverse fasi, che di fatto non si escludono del tutto. Ad esempio nelle nostre regioni la forma agropastorale presente nelle aree montane, convive con quella intensiva concentrata in pianura e con quella incentrata su qualità e biodiversità localmente valorizzata attraverso produzioni di eccellenza.

LE TIPOLOGIE DI ALLEVAMENTO

Il consumo di carne pro capite in Itala è di circa 85 kg l’anno. Per far fronte a questa domanda accresciuta, la zootecnia ha compiuto un notevole sforzo di ammodernamento e razionalizzazione dei processi produttivi, che si sono spesso tradotti in un’autentica industrializzazione del settore. Sono nate così, per es., le industrie dell’allevamento senza terra, in ambiente chiuso e al riparo dell’influenza dei fattori climatici, particolarmente diffuse per il pollame, i suini e i conigli.

I notevoli progressi della meccanizzazione e dell’ingegneria agraria e l’introduzione dell’informatica hanno permesso gli allevamenti intensivi. Dopo un periodo di grande sviluppo degli allevamenti intensivi, però, il maggiore interesse per le problematiche ambientali e il diffondersi di patologie correlate con questo tipo di allevamento hanno favorito l’orientamento verso modelli produttivi maggiormente rispettosi dell’ambiente e degli animali (allevamenti estensivi). La ricerca di nuovi sbocchi per la zootecnia ha inoltre favorito la nascita di nuove aziende, come quelle che si occupano di acquacoltura o di allevamento di animali inconsueti (per es., struzzi).

Altri progressi notevoli sono stati realizzati attraverso la selezione in purezza, specie negli allevamenti delle bovine da latte, e l’incrocio. Anche l’alimentazione, diventata una vera e propria scienza, ha contribuito all’incremento di produttività del settore, fra l’altro con la produzione di integratori e mangimi integrati con vitamine, macro- e microelementi minerali, e con amminoacidi essenziali.

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