L’ACQUISTO E LA MESSA A DIMORA DELLE PIANTE

l'acquisto e la messa a dimora delle piante

Acquistate piantine di origine certa e di ottima qualità. Al momento della consegna occorre controllare che siano sane, ben conformate e omogenee.

LA TIPOLOGIA E LA QUALITA’ DELLE PIANTE

Una moderna arboricoltura da legno di qualità non può che basarsi sull’utilizzo di materiale vegetale di qualità. A parte il caso del pioppo, ove l’ormai più che cinquantennale coltivazione ha permesso una attestazione e buona conoscenza degli standard (pioppelle di determinati cloni ad età e dimensioni standard), il resto dell’arboricoltura italiana poggia tuttora in gran parte su materiali di incerta origine e qualità.

LE PRECAUZIONI DA ADOTTARE PRIMA DELLA MESSA A DIMORA

Per inavvertenza, può succedere di mettere a dimora delle piante deperienti o già morte. Questo tipo di situazione può derivare da:

CONSIGLI

Prima della messa a dimora effettuate anche un controllo della parte aerea:

Possiamo dare due consigli:

IL CONTROLLO DEL MATERIALE

IL TRASPORTO E LA CONSERVAZIONE DELLE PIANTE

Durante il trasporto si devono proteggere le piantine dal sole diretto e dal vento, evitando assolutamente che si disidrati il delicato apparato radicale. Nel caso le piantine non vengano subito poste a dimora, vanno temporaneamente conservate nel seguente modo:

LA PREPARAZIONE DELLE PIANTE

Potate con taglio netto le radici spezzate, quelle eccessivamente lunghe, ad andamento orizzontale o a «chignon» (avvolte a spirale). Le radici capillari possono essere accorciate 1/3 della lunghezza.

L’apparato radicale delle piantine a radice nuda può essere sottoposto a un semplice trattamento di imbozzimatura (chiamata anche inzaffardatura) che favorisce l’attecchimento e una buona ripresa: preparate una mistura in pari proporzioni di acqua, sterco bovino e terreno, e immergetevi per qualche istante le radici prima dell’impianto.

LA TECNICA DI MESSA A DIMORA

Varia a seconda che si utilizzi o meno la pacciamatura.

A) LA MESSA A DIMORA SU PACCIAMATURA

Sulla pacciamatura devono essere stati segnati a idonea distanza i punti d’impianto (con colore spray o con picchetto il cui colore serve a contraddistinguere la specie); su questi si effettua un taglio a «X», oppure a «T» o a mezzaluna, nel caso di impianto manuale. Scavata una piccola buca, preferibilmente si pone sul fondo una pastiglia di concime a lenta cessione e quindi:

In ogni caso badate a mantenere il colletto a livello del terreno o poco sopra, mai sotto. Un poco di ghiaia posta sopra stabilizzerà la pacciamatura.

Per impianti di una certa dimensione è conveniente utilizzare il palo trapiantatore, un semplice attrezzo che rende spedita l’operazione d’impianto (diverse centinaia di piante al giorno). Terminate l’impianto con una leggera costipazione del terreno attorno alla piantina da effettuare col tallone.

Irrigate infine con 5-10 litri d’acqua per pianta.

B) LA MESSA A DIMORA SU TERRENO NUDO

Picchettato precedentemente il punto d’impianto e scavata una buca di almeno cm 30x30x30, ponete preferibilmente una pastiglia di concime a lenta cessione sul fondo assieme ad un poco del terreno organico più superficiale, posizionate l’apparato radicale in maniera ordinata, il colletto leggermente sollevato rispetto al livello del terreno (in ambienti aridi si può infossare leggermente in modo da favorire l’accumulo di acqua piovana) quindi interrate costipando leggermente e irrigate con 5-10 litri d’acqua per pianta. Infine, se l’avete prevista, collocate e stabilizzate bene la pacciamatura localizzata, sia essa in forma di piastra, di film oppure di tipo sciolto (paglia, fieno, ecc..).

IL TUTORAGGIO

Durante i primi anni di accrescimento delle giovani piantine è importante che l’asse di sviluppo sia mantenuto verticale. Non di rado tale caratteristica è intrinseca nella specie (paulownia, pioppo); in altri casi, spesso per la notevole fertilità del suolo, la piantina tende a piegarsi spontaneamente o dopo qualche evento meteorico intenso. È il caso ad esempio dei frassini, degli aceri e soprattutto dei noci. In tal caso l’arte del potatore è messa a dura prova, e spesso non basta l’accorgimento di aver mantenuto una chioma bassa. L’impiego di una canna di 2,5-3 metri di altezza può salvare la situazione: essa va ben infissa verticalmente al piede della piantina, che verrà progressivamente vincolata ad essa tramite legacci elastici con legatura morbida a «8».

LE PROTEZIONI

Una recinzione, anche se costosa, può essere efficace per limitare l’accesso a persone o animali; non sempre però è permessa fuori dai centri abitati.

Più semplice è limitare i danni degli erbivori, problema spesso trascurato e che va invece valutato per tempo: se non protetti nei primi anni, impianti prossimi a boschi, o comunque in zone dove risiede fauna selvatica (caprioli, lepri, ecc.), possono subire danni per morsicature e abrasioni. Tali danni spesso costringono alla sostituzione delle piante.

La soluzione più razionale consiste in una protezione localizzata chiamata «shelter»: un tubo di rete o di materiale forato, in genere di plastica, che circonda la giovane pianta. Ci sono numerosi modelli; preferite quelli robusti a rete, di altezza rapportata al tipo di animali da ostacolare.

Lo shelter va sempre associato ad una canna che lo sostiene. Verrà asportato quando la pianta sarà fuori pericolo, cioè dopo 3-5 anni dall’impianto.

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