L’AZIONE FISSATRICE DELL’AZOTO DELLE LEGUMINOSE

l'azione fissatrice dell'azoto delle leguminose

L’azione del sovescio di leguminose è un processo un po’ tecnico. In agricoltura biologica le leguminose sono notoriamente famose per la loro capacità di fissare l’azoto atmosferico. Questo viene derivato dal rapporto simbiotico tra le radici delle piante e alcuni batteri naturalmente presenti nel terreno: i rizobi.

Questi rizobi catturano l’azoto presente nell’atmosfera e lo fissano nel terreno grazie all’azione di un particolare enzima endogeno, la nitrogenasi. Ciò avviene sotto forma di composti che le piante utilizzano per sintetizzare le proteine.

Questa attività dei rizobi viene esaltata nelle radici delle leguminose con le quali i batteri attivano un rapporto di simbiosi. Grazie a questo, le piante beneficiano dell’azoto fissato per il loro sviluppo rigoglioso.

Allo stesso tempo i composti carboniosi provenienti dalla fotosintesi vengono utilizzati dai batteri come fonte energetica per fissare l’azoto. Si crea dunque un circolo virtuoso, simbiotico, tra le piante e i batteri, di cui il suolo beneficia.

LE LEGUMINOSE POTENTI AZOTO FISSATORI

Il legume è un vegetale azoto fissatore. In corrispondenza delle radici si accumula quindi l’azoto in tubercoli e va ad arricchire il terreno. Per questo motivo il legume è una coltura ideale da inserire in rotazione nel progettare l’orto.

Lupino, cece, fave e cicerchie sono leguminose che arricchiscono l’orto, sono belle e buone oltre che degli eccellenti fertilizzanti.

La stanchezza del suolo e la conseguente riduzione della fertilità è scatenata dalla mono successione colturale, cioè dalla coltivazione ripetuta tutti gli anni sullo stesso suolo della medesima coltura.

La capacità delle leguminose di utilizzare l’azoto atmosferico e di renderlo disponibile alle colture in successione riducendo la somministrazione di concimi minerali azotati, fanno di queste specie ottime coltivazioni da rotazione.

Tra le leguminose da granella quelle che apportano la maggior quantità di azoto nel terreno sono il lupino, la fava e il cece, mentre tra le foraggerecertamente l’erba medica e il trifoglio bianco.

Già a partire dal XIX secolo si dimostrò che tutte le leguminose stabiliscono un rapporto di simbiosi con i Rhizobium spp., microrganismi batterici azoto-fissatori che si insediano, attraverso la formazione di noduli, sulle radici delle specie affini.

Grazie a questa simbiosi di tipo mutualistico questi batteri procurano azoto alle piante fissandolo dall’atmosfera e ricevendo in cambio gli zuccheri fotosintetizzati, necessari ai loro processi vitali.

L’APPARATO RADICOLARE DELLE LEGUMINOSE

La caratteristica botanica più importante che contraddistingue le leguminose sono però in assoluto le loro radici. L’apparato radicolare è particolare, ma soprattutto è diverso da quello di tutte le altre piante: nelle radici sono infatti presenti una serie di cavità (dette tubercoli radicali) create per accogliere dei microrganismi, in particolare dei batteri.

Queste piante infatti hanno una simbiosi con alcuni batteri, detti Rizobi, tra cui quelli del genere Rhizobium leguminosarum, che crescono nella maggior parte delle radici delle leguminose ma non di tutte (leguminose come la Sulla o la Soia hanno dei batteri particolari) e la loro presenza è indispensabile alla crescita della pianta.

Se il batterio “giusto” per quella pianta non vive in quel terreno, essa non riuscirà a crescere. I rizobi, infatti, hanno la capacità di fissare l’azoto atmosferico, ossia di prendere quel 78% di azoto presente nella nostra atmosfera (che noi respiriamo, ma che non prende parte ai processi respiratori) e lo trasformano in una forma che sia assimilabile dalla pianta.

La pianta senza rizobio non ha disponibilità di azoto, perché a differenza di altre piante ha perso nel corso dell’evoluzione la capacità di “cercarlo” nel terreno per conto proprio, quindi se il terreno non ha il giusto rizobio le piante non cresceranno; per permetterlo, magari perché le condizioni climatiche sono adatte, bisogna portare nel campo un po’ di terreno dove il rizobio per quella coltura è presente. In alternativa bisogna sfruttare terreni dove qualche anno prima sono già state coltivate piante della stessa specie, i cui rizobi siano ancora presenti nel terreno.

L’IMPORTANZA DEI RIZOBI

L’importanza di questi batteri ha come diretta conseguenza l’alta percentuale di proteine contenuta nei legumi: se si possono sostituire le proteine della carne con quelle della soia, o dei fagioli, o dei ceci, è proprio perché ci sono dei rizobi che, fissando l’azoto, lo rendono disponibile alla pianta per creare i composti azotati di base, gli amminoacidi; catene di amminoacidi formano le proteine, che vengono accumulate in tutte le parti della pianta, foglie comprese (importanti per la mangimistica animale) e in particolare nei semi.

I rizobi, però, non arricchiscono solo le piante, ma anche il terreno stesso: in agricoltura, i legumi sono definiti colture di arricchimento, generalmente da alternare ai cereali che, invece, sono definiti depauperanti. Non avendo rizobi che fissano l’azoto per loro, colture come il mais o il grano assorbono tutto l’azoto già presente nel terreno, che l’anno successivo deve essere reimmesso grazie alla semina delle leguminose.

È anche grazie a questo meccanismo che si può spiegare l’alta resa delle coltivazioni e il fatto che produrre un chilo di proteine vegetali è molto più economico ed ha un impatto minore sull’ambiente rispetto alla produzione di un chilo di proteine animali.

IL CECE E LA LENTICCHIA: SEMINA E CONCIMAZIONI

Generalmente l’epoca di semina delle leguminose è l’autunno nelle località caratterizzate da inverni miti e da primavere calde e siccitose, e di fine inverno in zone con inverni lunghi e rigidi.

La concimazione minerale, se effettuata, di solito viene eseguita durante la preparazione del terreno o alla semina.

LE ESIGENZE NUTRIZIONALI, AMBIENTALI E PEDO-CLIMATICHE

La varietà di leguminosa che appare la più adattabile a tutte le condizioni ambientali è certamente il pisello, ciononostante, grazie al consistente numero di varietà e alle diverse caratteristiche morfologiche e fisiologiche.

Le leguminose necessitano di terreni lavorati in profondità, sono in grado di adattarsi a differenti condizioni pedo-climatiche, per lo più avverse, completando il ciclo biologico anche in condizioni di carente disponibilità di elementi nutritivi.

Questa capacità è giustificata soprattutto dalla loro proprietà di fissare azoto atmosferico, la cui concimazione quindi per le leguminose non è necessaria ma che sola spesso può non essere sufficiente.

Eventuali carenze di macroelementi come fosforo e potassio, ma anche zolfo, cobalto, rame e zinco possono limitare il processo simbiotico stesso e, di conseguenza, influenzare negativamente l’accrescimento della pianta, la produzione di granella e la qualità proteica di quest’ultima.

IL CONTROLLO DELLE INFESTANTI

La difesa dalle erbe infestanti riveste particolare importanza per le leguminose in quanto queste specie evidenziano una sensibile sofferenza alla competizione, soprattutto nelle prime fasi dì sviluppo, influenzando negativamente soprattutto la resa produttiva.

È bene prevedere un’efficace strategia di controllo delle malerbe sin dalle prime fasi di sviluppo della leguminosa, attraverso la raccolta manuale estirpando le piante a mano oppure con l’ausilio di erpici o sarchiatrici, da utilizzare nelle fasi iniziali dello sviluppo vegetativo per consentire il passaggio di questi attrezzi attraverso le file.

Il controllo delle infestanti può essere praticato anche con mezzi di lotta indiretti: attraverso l’adozione di razionali avvicendamenti quali un’aratura profonda e accurata, una precoce preparazione del letto di semina, una semina più fitta e una minore distanza tra le file.

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