LE CURE CULTURALI NEGLI ARBORETI DA LEGNO

le cure culturali negli arboreti da legno

L’arboreto richiede, durante il suo sviluppo, una costante attenzione nei riguardi dello stato di salute delle piante e del loro corretto accrescimento. Con il passare del tempo interverrete anche con un’azione di diradamento selettivo.

Tutto è indispensabile per giungere con il massimo dei risultati al traguardo finale, cioè alla produzione di legno di qualità.

LE CURE CULTURALI

Nel corso del periodo invernale si può approfittare per eseguire alcuni lavori nell’arboreto da legno, per esempio la rimozione degli shelter che, dopo 3-5 anni dall’impianto, rischierebbero di strozzare e limitare la crescita diametrale del fusto.

Negli arboreti (con un sesto d’impianto di 4 x 4 metri), mai diradati né potati, la mancata esecuzione di interventi di potatura e di diradamento determina la crescita di piante di piccolo diametro, talvolta storte, con rami troppo bassi (e quindi con nodi nel legno), coperte di edera, e lo sviluppo dei rovi.

Durante le ripuliture, le potature, i tagli di sfollo e di dirado, nel bosco bisogna tener conto anche del rispetto verso il sottobosco e tutte le specie vegetali ed animali di minor importanza dal punto di vista economico, che lo abitano, in quanto svolgono una insostituibile funzione ecologica.

Con i vari tipi di taglio viene lasciato in bosco il materiale non utilizzato ( frascame, ramaglia). Esso andrà disposto in modo da evitare eventuali pericoli di incendi. Sarebbe opportuno intervenire con macchine trituratrici o cippatrici o impiegare biotrituratori. 

IL DIRADAMENTO

Il termine diradamento (thinning) viene utilizzato per indicare l’asportazione totale di più rami o della branche, sempre nel rispetto della forma generale dell’albero. Questo taglio viene eseguito per alberi con vegetazione fitta derivante o da motivi genetici o da drastici quanto erronei interventi di potatura (p.es. la capitozzatura). Confrontato con altre operazioni di potatura il diradamento – a parità di legno asportato – elimina una minore quantità di zuccheri di riserva e favorisce un migliore equilibrio fra la parte aerea e le radici.

GLI ALBERI DA DIRADARE

Nel caso gli alberi da diradare abbiano già raggiunto dimensioni notevoli ed esista il rischio di provocare danni agli alberi che restano in piedi, è opportuno tagliare la chioma degli alberi quando sono ancora in piedi, operando da un cestello aereo del tipo utilizzato per le potature in pioppicoltura.

Alla fine del turno, anche in questi arboreti si esegue un taglio a raso come per gli arboreti a ciclo breve.

QUANDO BISOGNA DIRADARE

Annualmente, alla fine della stagione vegetativa, si misura il diametro «a petto d’uomo» (metri 1,3 da terra).

Se l’albero cresce in buone condizioni, nei primi anni l’incremento corrente (annuale) di diametro aumenterà, fino a stabilizzarsi su ritmi sostenuti; se ad un certo punto, senza che intervengano cause esterne (avversità climatiche o parassitarie) l’incremento inizia a calare, vuol dire che sono subentrati fenomeni di competizione: è il momento di diradare, per ridare il giusto spazio agli alberi candidati.

LE OSSERVAZIONI DEL PROFILO VERTICALE DELLA CHIOMA

Si osserva il profilo verticale della chioma dei singoli alberi candidati; se sono presenti foglie vive per un’altezza inferiore alla metà dell’altezza totale, vuol dire che la chioma comincia a «filare» e che le va data luce.

I diradamenti possono essere regolari (geometrici) o irregolari (a scelta).

Tra gli alberi che competono lateralmente con l’albero candidato che si è deciso di mantenere, si agisce su quelli codominanti (alberi le cui chiome occupano lo stesso livello nel piano dominante), eliminando quelli che comprimono maggiormente la chioma dell’albero candidato.

Per gran parte degli alberi a legname pregiato, coltivati a grande spaziatura (ad esempio i noci), non fa una grande differenza se la concorrenza con gli individui vicini non è perfettamente omogenea in tutte le direzioni.

Per seguire in modo attivo lo sviluppo di un arboreto conviene eseguire un leggero diradamento ogni 4-8 anni, agendo soprattutto sul piano dominante (diradamento dall’alto) e lasciando invece un buon numero di individui dominati ad accompagnare quelli dominanti.

LA SOSTITUZIONE DI UNA CIMA (RIPRESA DI CIMA)

Nel caso in cui sia venuta a mancare la cima della giovane pianta è possibile sostituirla con un ramo vigoroso scelto tra i più verticali, raddrizzandolo mediante legaturae liberandolo l’anno seguente.

I tagli di produzione iniziano quando le giovani piante raggiungono i 3-4 metri di altezza: essi devono essere graduali e progressivi nel tempo; di solito si pota il fusto fino ad un’altezza corrispondente ad un terzo dell’altezza dell’albero.

LA RICEPPATURA

Il recupero di un giovane albero malformato si attuamediante riceppatura. L’anno successivo laceppaia emetterà dei polloni tra i quali si sceglieràil più vigoroso.

I TAGLI DI RACCORDAMENTO

In funzione della quantità di legno asportato e della lunghezza del ramo che viene lasciato, le operazioni di potatura possono essere indicate seguendo una terminologia specifica ampiamente utilizzata nel campo dell’arboricoltura da frutto.

I Tagli di raccordamento sono tagli che portano a ridurre la lunghezza del ramo o della branca. Questi si suddividono in: 

L’albero infatti non è predisposto a perdere il ramo in questa posizione e non presenta alcuna zona di protezione del ramo; il risultato è che il taglio eseguito all’internodo ha spesso come conseguenza lo sviluppo di carie del legno prodotte da agenti fungini. Inoltre il taglio all’internodo (quando non porta alla morte del ramo o della branca) stimola la produzione di vegetazione epicormica in prossimità della superficie del taglio che per molti anni rimane male inserita (assenza del collare del fusto) o inserita su un punto di potenziale debolezza per lo sviluppo di carie interne.

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