LE MALATTIE BATTERICHE DELL’OLIVO

le malattie batteriche dell'olivo

L’olivo è da sempre considerata una pianta molto resistente alle avversità e poco avvezza alle malattie. Infatti si adatta bene a diverse condizioni e l’uliveto richiede poche cure.

Tuttavia, in particolari condizioni pedoclimatiche può essere attaccata da diversi funghi e batteri, che possono causare anche rilevanti perdite di produzione. Le diverse varietà di olivi hanno differente predisposizione a contrarre i vari patogeni.

Volendo coltivare l’uliveto con metodi biologici è molto importante sapere riconoscere le malattie, per poter combattere i patogeni in maniera tempestiva. I metodi naturali sono infatti particolarmente efficaci se utilizzati per fermare sul nascere un’infezione. La prevenzione inoltre, che si attua con una corretta pratica colturale durante tutto l’anno, è fondamentale per non incorrere in problemi frequenti

LE PRINCIPALI AVVERSITÀ DATE DA AGENTI DI MALATTIA

Le principali avversità biologiche causate da agenti di malattia (funghi o batteri) sono principalmente tre:

1) IL CICLOCONIO O OCCHIO DI PAVONE

Questa è una tra le più importanti e dannose malattie di origine fungina che attaccano l’olivo: di fatto colpisce soprattutto le foglie ma non risparmia nè i rametti né i frutti.

Sulle foglie si manifesta con macchie rotondeggianti di 10 mm costituite da cerchi concentrici policromatici (dal giallo al brunastro) che disegnano l’occhio di pavone e causano effetti di filloptosi sulle piante colpite; sui frutti i sintomi sono più occasionali e meno pericolosi e si manifestano come piccole macchioline nere infossate e puntiformi; i rametti sono attaccati solo sulla parte erbacea e i sintomi si manifestano simili a quelli delle foglie.

Il cicloconio è un fungo che colpisce tutti gli organi verdi, nella parte inferiore della chioma, negli impianti fitti e poco o nulla potati.

Il fungo presenta durante l’anno due cicli di infezione, uno autunnale ed un altro primaverile. Le condizioni ottimali sono rappresentate dall’ alta umidità relativa, prossima alla saturazione, e da temperature ottimali tra i 18°C ed i 20°C. Temperature <5°C o >25°C rappresentano il limite per l’infezione.

Sulle foglie, nella loro pagina superiore, piccole macchie verde bruno, isolate ma a volte confluenti. Intorno a queste macchie si formerà un alone giallastro, rossastro o violaceo. Le foglie più vecchie, prima della caduta, ingialliscono completamente. Sui giovani rami, molto raramente, si avranno piccole macchie brune. Sui frutti, ancora più raramente, piccole macchie irregolari, poco infossate coperte da una efflorescenza grigiastra.

In seguito all’attacco del fungo si avrà una caduta prematura delle foglie, in relazione alla gravità dell’attacco. Si avrà una riduzione della formazione delle gemme a fiore e, quindi, un decremento della produzione che potrà arrivare sino al 20%.

La migliore lotta all’occhio di pavone è praticare le buone pratiche agronomiche in maniera preventiva. Nella fattispecie l’esecuzione biennale della potatura evitando l’irrigazione per aspersione sovra chioma.

La lotta è di tipo chimico, sia guidata sia integrata: prevede un campionamento delle foglie per determinare la soglia d’intervento (30-40 % delle foglie raccolte): se la soglia viene raggiunta o superata si interviene con un trattamento a Febbraio-Marzo e uno a Ottobre a base di rameici (Poltiglia bordolese, Idrossidi di rame) o ditiocarbammati (Zineb o Ziram).

Se si tratteranno le piante con prodotti rameici (idrossido di rame, ossicloruro di rame, poltiglia bordolese) in dosi di 250g/hl, otterremo la caduta delle foglie con infezioni evidenti. Sono trattamenti consigliati nelle annate di scarica.

Nelle annate di carica meglio usare altri prodotti fungicidi a base di penconazolo, bitertanol o dodina, unica sostanza attiva autorizzata dal disciplinare di lotta integrata ma adoperabile una sola volta in un anno.

La soglia di intervento si ha con un’infezione pari al 30-35% delle foglie campionate.

2) LA LEBBRA DELLE OLIVE (Gleosporium olivarum)

La malattia si manifesta soprattutto nel periodo autunnale quando iniziano le piogge. Questa colpisce i frutti in via di maturazione e si formano delle macchie estese, rotondeggianti, raggrinzite, bruno nerastre, con pustole gessose o cerose di colore marrone o rosato. Le olive colpite cadono in terra o, comunque, forniscono un olio di scadente qualità (rossastro, torbido e acido).

La malattia può colpire anche i giovani rametti e le foglie sulle quali si formano macchie giallastre che in un secondo momento virano al marrone: le foglie colpite disseccano e cadono.

I sintomi compaiono solo sulle olive. Si può vedere un’ampia depressione di colore scuro che può estendersi addirittura fino a tutta l’oliva. Dopo poco tempo, questa depressione si secca e si indurisce.

Sulla superficie alterata si possono vedere delle pustole di colore rosso chiaro dovute all’infezione del patogeno. Le macchie possono essere anche molto piccole e tondeggianti, centrate su una lenticella, di colore bruno scuro e bordo bianco. Le olive attaccate, quindi, si indeboliscono e cadono precocemente dalla pianta.

Raramente la lebbra delle olive può colpire anche le foglie. I sintomi sulle foglie sono delle macchie gialle (da non confondere con quelle dell’occhio di pavone) che poi diventano marroni scure. Le foglie così colpite cadranno di lì a poco.

I sintomi sui rami non sono molto comuni, a meno che la malattia non sia in uno stadio davvero molto avanzato e grave. Nel caso ci fosse un’infezione anche ai rami, questi presentano delle macchie di colore bruno.

La lebbra delle olive è una malattia fungina molto pericolosa per tutti gli olivicoltori perché rischia di creare un danno economico assai oneroso. Il fungo responsabile della lebbra delle olive è il Gloeosporium olivarum La gravità di questa malattia è che l’alterazione può manifestarsi anche dopo la raccolta, cioè durante la stabulazione in magazzino. Inoltre, l’olio ricavato da olive malate ha una reazione acida, è opalescente (cioè ha aspetto lattiginoso e iridescente), torbido e tende ad avere una colorazione rossastra.

La lotta contro la lebbra delle olive è di tipo agronomico, per quanto riguarda la prevenzione, e di tipo chimico, per quanto riguarda la cura.

La lotta agronomica consiste essenzialmente in pratiche colturali che favoriscano un buon drenaggio delle acque (piovane soprattutto) in eccesso e che sfoltiscano la chioma per evitare la formazione di condensa (umidità) che favoriscono il patogeno.

Altra attenzione da prestare è l’eliminazione della vegetazione infettata. Quindi si devono bruciare sia le olive malate cadute a terra, sia le foglie o i rami infettati.

La lotta chimica, invece, si esegue in autunno, nel periodo di maggior pericolosità per la malattia. I prodotti da utilizzare sono a base di Rame (prodotti Rameici). Buoni sono l’Ossicloruro di Rame o Idrossido di Rame.

3) LA ROGNA DELL’ULIVO (Pseudomonas savastanoi)

La rogna dell’olivo è un’infezione provocata dal batterio epifita Pseudomonas savastanoi subsp ed è uno dei più frequenti problemi che può colpire l’uliveto, diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo.

Questa malattia batterica si verifica soprattutto in primavera, in presenza di acqua e clima mite, ed è agevolata dalle punture di insetti, in particolare della mosca dell’olivo, che permettono al batterio di penetrare i tessuti della pianta.

La rogna dell’olivo si riconosce facilmente per la formazione di deformazioni sui rami della pianta, il danno che porta è una perdita di produzione e anche un’eventuale disseccamento della parte colpita.

Per contrastare in modo efficace questo patogeno con metodi biologici è importante un intervento tempestivo, come per molte altre malattie dell’ulivo. A questo scopo è fondamentale conoscere le condizioni che favoriscono il batterio della rogna e adoperarsi non solo nella difesa ma anche nella prevenzione.

I sintomi tipici della malattia si manifestano con la formazione di ingrossamenti verdi, molli e lisci su giovani germogli, piccioli, tronchi e radici. Col tempo questi segni di rogna tendono ad imbrunirsi e sfaldarsi, assumono dimensioni variabili. Sulle olive possono comparire delle tacche scure o delle escrescenze. Queste escrescenze vengono chiamate tumori.

E’ una delle principali batteriosi conosciute e attacca i rami, le foglie, le radici sulle quali il danno è più rilevante che sulle altre parti della pianta, il tronco e i frutti sui quali si manifestano o delle deformazioni o delle maculature.

Si presenta con tubercoli screpolati, duri e bruni causati da aperture prodotte da avversità, infezioni oppure da traumi. L’elevata piovosità primaverile accompagnata da temperature miti favoriscono l’attività del patogeno.

I danni sono dovuti alla sottrazione di materiali plastici con conseguente diminuzione della loro produzione anche del 30%. A conseguenza di tale attacco si è rilevato anche un certo peggioramento qualitativo delle olive e dell’olio.

I rami di olivo colpiti da rogna possono disseccare e morire, mentre quando il patogeno attacca gli apici, posso formarsi gemme latenti. La pianta d’ulivo col tempo può rallentare il suo sviluppo vegetativo, fino a diventare improduttiva.

Per la cura della rogna in agricoltura biologica non viene usato alcun tipo di prodotto, la difesa è di tipo preventivo e consiste nell’applicazione di una serie di buone pratiche:

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