Per impiantare un vigneto di superficie pari a un ettaro (10.000 mq) con sesto di 2,50 m per 1,20 m e forma di allevamento del filare a spalliera si devono effettuare le seguenti operazioni:
1) Estirpazione totale del vigneto (solo in caso di reimpianto)
Si inizia con l’eliminazione (estirpazione) totale del vigneto esistente compreso di radici, pali testata, pali rompi-tratto o, fili e tutti gli accessori presenti; in modo da lasciare il terreno libero per poter preparare il nuovo impianto. Quest’operazione può essere eseguita sia manualmente che con l’aiuto di mezzi meccanici.
2) Scasso del terreno con mezzi meccanici
In agricoltura, lo scasso è una lavorazione profonda del terreno eseguita prima dell’impianto di nuove colture. Esso si attua lavorando tutta la superficie a una profondità di 80-120 cm circa, che a volte può arrivare fino a 150 cm. Nella fattispecie si compie un’aratura allo scopo di determinare un’inversione del profilo del terreno.
3) Squadro e picchettamento
Prima di procedere con l’impianto, una procedura particolarmente importante da fare consiste nello squadro e nel picchettamento dell’appezzamento. Con lo squadro vengono stabiliti i confini dell’impianto e tracciati i filari con uno spago; individuando la posizione di piante e pali, con lo scopo di garantire anche un perfetto allineamento lungo il filare per non creare intralci alla meccanizzazione. L’ordine estetico di un vigneto non deve mai essere tralasciato; per questo lo squadro ideale è quello che permette il perfetto allineamento di pali e piante in tutte le direzioni. Una volta definiti i filari, si procede a picchettare i punti in cui dovranno essere messi a dimora le piante e i pali. Al momento del trapianto, il punto preciso in cui mettere a dimora la pianta è individuato tramite un’asta. Così, dopo aver terminato il picchettamento, viene eseguito un conteggio in campo, al fine di determinare con precisione il quantitativo di barbatelle e pali necessari.
4) Posa in opera di Pali di Testata e Pali Intermedi
Una volta completato lo squadro e il picchettamento si passa alla posa in opera dei pali sia di testata che intermedi proprio nei punti dove è stata messa l’asta segnaposto; aiutandosi con una trivella di un diametro inferiore al palo che si intende piantare; oppure manualmente o meccanicamente a secondo del terreno. In alternativa, ci si può farsi aiutare anche dallo stesso palo; realizzando un primo foro intorno ai 20-30 cm di profondità e, successivamente, con l’ausilio di una macchina battipalo; che esegue ripetutamente pressione in cima al palo posto verticalmente sul terreno fino ad arrivare a una profondità definitiva di circa 50 cm. Su un ettaro di vigneto vengono messi in opera circa 80 pali di testata di 3 metri di altezza e circa 700 pali intermedi di 2,50 m di altezza.
5) Posa in opera di filo di ferro in zinco
Dopo aver fatto i buchi per le barbatelle, occorre stendere i fili di metallo. Il primo filo, detto “filo portante”, si posiziona a un’altezza di circa 80-100 cm e sarà quello sul quale poggerà il capo a frutto; ovvero il ramo su cui nasceranno le pigne d’uva. A intervalli di circa 30-35 cm dal filo portante (di 2,50 mm di spessore) si montano il binario centrale (di 1,80 mm di spessore) e il filo superiore (di 2,50 mm di spessore); la cui funzione principale sarà quella di contenere la vegetazione e farla crescere verso l’alto. Affinché i fili di metallo possano svolgere al meglio le proprie funzioni, è necessario che quest’ultimi siano quanto più tesi possibile. Inoltre, è necessario fissare il filo nelle asole del palo intermedio per dargli la stessa linearità. Su un ettaro di vigneto vengono messi in opera circa 475 kg di filo di 1,80 mm di spessore e circa 475 kg di filo di 1,80 mm di spessore.
6) Posa in opera di Trivelle ad elica per ancoraggio
Per assicurare la giusta stabilità e duratura alle testate è necessario assicurarle al terreno mediante delle ancore fissate nella parte esterna del filare. Le ancore utilizzate si prestano per essere avvitate nel terreno, sono realizzate in acciaio inossidabile e consentono una rapida messa in opera. Queste ancore si avvitano nel terreno per la loro intera lunghezza mediante l’ausilio di una barra d’acciaio che funge da leva. Quando l’ancora sarà stata completamente avvitata nel terreno, rimarrà in superficie solo l’estremità superiore; che presenta un foro in cui far passare il filo di ferro da 20 (di 4,5 mm di spessore), che verrà poi legato alla parte superiore della testata. Su un ettaro vengono messe in opera circa 80 trivelle.
7) Posa in opera di Tutori
La funzione del tutore è quella di assicurare la perfetta verticalità del ceppo. Esso deve contribuire a recare solidità e stabilità al filare. Per non intralciare la meccanizzazione delle diverse operazioni colturali, vendemmia compresa, occorre scegliere materiali robusti e duraturi; e curare con attenzione il fissaggio del tutore ai fili. Il tutore viene messo nel terreno a sostegno di ogni barbatella a una profondità di circa 20 cm; mentre fuori terra esce in misura dagli 80 ai 100 cm. Su un ettaro vengono piantati circa 3000 pali tutore.
8) Posa in opera di Barbatelle
La barbatella può essere piantata in modi diversi e in funzione dello stato del terreno e del momento d’impianto.
- Un primo metodo consiste nel praticare un solco lungo il filare e impiantare manualmente le giovani viti; ma ciò è consigliabile quando il terreno è pesante e non perfettamente preparato. Questo modo di procedere consente un miglior attecchimento della barbatella e uno sviluppo più rapido.
- Il metodo della “forchetta” è una procedura molto rapida, che può arrivare anche a 1.700-1.800 viti al giorno con un cantiere di 3 persone. Esso richiede la quasi totale asportazione dell’apparato radicale e può essere utilizzato con pieno successo nei suoli ben preparati, asciutti e sciolti.
- L’impianto a macchina, invece, è un sistema in netto incremento negli ultimi anni, grazie alla semplicità e rapidità d’esecuzione. Con un cantiere di 4 persone si possono piantare, in un terreno pianeggiante con filari lunghi oltre i 100 m, fino a 10-12.000 barbatelle al giorno; che si riducono a 5-7.000 in collina in condizioni ovviamente meno favorevoli. Uno dei vantaggi che deriva da questo metodo consiste nella possibilità di piantare la vite a radice intera; particolarmente utile per impianti tardivi, riferiti ai mesi di giugno e luglio per i quali è necessaria una rapida e pronta entrata in attività vegetativa della vite.
In tutti i casi conviene optare per la tradizionale apertura del solco che, con l’ausilio dell’intervento manuale, offre maggiori garanzie di riuscita. Su un ettaro, si può considerare la messa a dimora circa 3.300 barbatelle.
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