LE PARTI DELL’ALBERO DELL’ULIVO: RADICI, TRONCO, FOGLIE, FIORI

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L’olivo rientra nel genere Olea, specie Olea europaea L. Si tratta di una pianta sempre verde, naturalmente predisposta ad una vegetazione cespugliosa. Quando è coltivato il suo portamento è ad albero normalmente con un solo tronco ma anche policaule.

IL CICLO VITALE DELL’ULIVO

Il ciclo vitale dell’olivo, non ancora definito, risulta notevolmente lungo, trattandosi di pianta longeva di durata ultra centenaria; infatti, soprattutto nella zona di coltivazione ultra millenaria del bacino del mediterraneo non è difficile trovare esemplari plurimillenari ed ancor più oliveti centenari ed ultra centenari.

L’APPARATO RADICALE DELL’ULIVO

Nella fase matura la pianta presenta un apparato radicale fascicolato caratterizzato da sviluppo mediamente superficiale di tipo espanso, in grado di occupare superficie superiore alla proiezione della chioma; ovviamente la crescita dell’apparato radicale è condizionato dal tipo di suolo, dalla disponibilità idrica e dalla vigoria propria della cultivar. L’apparato radicale nella parte funzionale preposta all’assorbimento dell’acqua e dei nutrienti dal suolo presenta un rinnovamento continuo, mentre le parti strutturali (radici principali) aventi funzione di trasporto della linfa grezza presentano notevole longevità, il cui rinnovo comunque è determinato occasionalmente da traumi o provocato dall’uomo attraverso veri e propri interventi di potatura.

IL TRONCO DELL’ALBERO DELL’ULIVO

Nelle piante di olivo monocauli (allevate a tronco singolo) nella fase iniziale di crescita il tronco assume forma cilindrica a sezione regolare con superficie liscia, mentre nella pianta adulta e più ancora vecchia la conformazione risulta irregolare, con forma tronco-conica. Alla base del tronco, nel punto di passaggio tra parte aerea ed apparato radicale (colletto, detta anche ciocco), nella fase adulta della pianta si formano i cosiddetti ovuli, conformazioni legnose di tipo mammellonare ricche di gemme latenti, che danno origine a germogli eretti vigorosi detti polloni.

Il tronco spesso risulta fortemente contorto con presenza di costolature, dette “corde” che congiungono direttamente radici principali con branche o porzioni di esse.

L’OLIVO ALLEVATO A TRONCO SINGOLO

  1. Nella pianta giovane il tronco si evolve assumendo inizialmente forma cilindrica e successivamente tronco conica.
  2. Con il progredire dell’età per effetto della carie il tronco gradatamente si fessura ed insorgono le cosiddette corde che collegano direttamente radici con la branche principali rivitalizzando la pianta.
  3. Nelle piante antiche la fessurazione del tronco può determinare la separazione netta tra diverse frazioni del tronco. Queste ultime hanno funzione di compensare situazioni di invecchiamento del tronco principale consentendo il recupero di vitalità totale o parziale della chioma. In tutto l’ambiente mediterraneo il tronco dell’olivo subisce deperimento a causa di attacco di funghi saprofiti che provocano la carie per cui è ricorrente l’aspetto di tronchi cavi o addirittura di fenditure nette che finiscono con il dividere il tronco in due o più parti.

LA STRUTTURA SCHELETRICA DELL’ALBERO

Le corde assumono la funzione di recupero di vegetazione della chioma..

Sul tronco, che risulta di altezza variabile in funzione della forma di allevamento della pianta, si inseriscono le branche anch’esse di numero differente in relazione alla forma

data alla chioma. Sulle branche principali si inseriscono le branche secondarie e su queste

le terziarie portanti rami di età di un anno o due e germogli derivanti dalla vegetazione dell’anno. Le branche principali e loro ramificazioni vanno a costituire insieme al tronco la struttura scheletrica dell’albero.

LA CHIOMA DELL’ULIVO

La chioma, in passato veniva lasciata libera di vegetare. Nell’olivicoltura moderna assume forme diverse spesso riconducibili a strutture di tipo geometrico. In funzione della vigoria che caratterizza geneticamente le diverse varietà, l’altezza delle pianta e la dimensione della chioma variano anche in relazione all’ambiente di coltivazione con riferimento particolare alla natura del terreno e al clima. Il contenimento della vigoria complessiva della pianta può essere solo parzialmente controllata da determinate pratiche agronomiche e particolarmente dalla potatura.

La chioma dell’olivo schematicamente si compone:

A) Tronco.

B) Branca principale.

C)D) Branche secondarie dalle quali si originano branchette. Le branche secondarie fruttifere sostituiscono quelle esaurite germogli derivanti dal prolungamento della gemma apicale del ramo o da gemme laterali.

E) Le branchette fruttifere per la presenza di rami portanti fiori e frutti.

I RAMI A FRUTTO E A LEGNO DELL’ALBERO

I rami di un anno possono essere sommariamente distinti in: rami a frutto, misti e a legno; i primi sono caratterizzati dalla presenza all’ascella delle foglie di fiori prima e frutti successivamente, mentre i rami misti presentano insieme a fiori e frutti nuovi.

I rami a legno sono rappresentati dai succhioni e dai polloni, entrambi sterili, provenienti da gemme latenti o avventizie presenti sulle branche (succhioni) o da gemme latenti o avventizie presenti sul tronco o direttamente insorgenti dagli ovuli (polloni).

Sul dorso delle branche secondarie normalmente insorge un tipo di ramo particolare denominato maschioncello:

Un tipo di ramo di un anno distinto dai due precedenti è il cosiddetto maschioncello che si forma normalmente sul dorso delle branchette fruttifere di due o tre anni; esso presenta portamento verticale ed è caratterizzato dalla presenza di pochi fiori e frutti mentre nell’anno successivo di formazione le ramificazioni, contrariamente ai succhioni e ai polloni la cui struttura rimane sterile per almeno due o tre anni, fruttificano dando così origine a vere e proprie branche fruttifere.

LE FOGLIE DELL’ULIVO

Sui rami giovani sono inserite le foglie la cui persistenza è di circa tre anni; la loro pagina superiore risulta di colore verde più o meno intenso con aspetto traslucido, ricca di clorofilla mentre la pagina inferiore, di colore grigio verde, è caratterizzata dalla presenza di stomi la cui funzione è quella di regolare gli scambi gassosi della pianta con l’esterno (captazione di anidride carbonica, emissione di ossigeno e vapore acqueo), assolvendo così all’importante funzione fotosintetica e di traspirazione.

Le foglie sul ramo presentano disposizione opposta in corrispondenza di ciascun nodo; la loro forma varia in relazione alla varietà tra l’ellittica e la lanceolata con lamina piana o elicata e sempre con margine intero. La forma della foglia di ciascuna varietà rimane sostanzialmente costante mentre la dimensione può variare in relazione a fattori ambientali.

LE INFIORESCENZE

All’ascella delle foglie dei rami di un anno sono presenti le gemme prive di perule (gemme nude) che, in relazione al tipo di ramo danno origine a infiorescenze e quindi frutti (rami a frutto e misti) o germogli (rami a legno).

Le infiorescenze presentano forma a grappolo con un numero variabile di fiori singoli che vengono soppresse con la potatura.

Il fiore è piccolo, di colore bianco e normalmente ermafrodita in quanto contiene sia l’organo maschile (androceo), costituito da stilo con all’apice due grosse antere contenenti polline e dall’organo femminile (gineceo) che occupa la parte centrale del fiore, a sua volta costituito da ovario e da stigma dove si fissa il polline nella fase di impollinazione.

Alla impollinazione segue, in situazioni normali, la fase di fecondazione a seguito di germinazione del polline il cui budello pollinico penetra nel gineceo fino a raggiungere l’ovulo da fecondare.

La comparsa delle infiorescenze viene detta “mignolatura”, la cui epoca varia in rapporto al clima e alla varietà; nell’Italia centrale la mignolatura avviene normalmente tra aprile e maggio mentre la fioritura (antesi) nel medesimo ambiente risulta di durata variabile di 3-7 giorni ed avviene normalmente tra maggio e giugno.

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