LE PRATICHE COLTURALI DELLA VITE

le pratiche colturali della vite

La vite per attecchire e crescere necessita di un ambiente ideale e la preparazione del terreno è fondamentale per la buona riuscita dell’impianto. In generale, la vite preferisce terreni sciolti, ben drenati (in quanto la pianta soffre molto il ristagno idrico) e tendenzialmente caldi, ma si adatta anche a terreni più argillosi.

La vite è rustica e produttiva. Le barbatelle di 2 anni si mettono a dimora in autunno e già nell’estate successiva cominciano a dare i primi grappoli. Per avere una produzione generosa è necessario fornire abbondante concime ternario, in primavera e in autunno.

La vite deve essere piantata in pieno sole; al di là di questa esigenza di base, le molte varietà e i portainnesti consentono una grande adattabilità ad ogni clima e ad ogni tipo di terreno. La buca sarà meno profonda su terreno asciutto e sciolto, più profonda su terreno compatto; si aggiunge letame, concime minerale e terra fine prima della piantagione.

LE PRATICHE COLTURALI DELLA VITE

A) LA GESTIONE DEL SUOLO

La gestione del suolo raggruppa molte tecniche colturali, che, applicate in maniera diversa a seconda della zona viticola, hanno lo scopo di contenere le erbe infestanti, migliorare le proprietà fisiche e biologiche del suolo e influenzare positivamente l’equilibrio vegeto/produttivo della vite.

Per quanto riguarda il terreno, questo può essere tenuto libero mediante periodiche lavorazioni, inerbito oppure inerbito nell’interfila e diserbo lungo il filare. L’inerbimento presenta diversi vantaggi quali: la facilità di accesso delle macchine, la riduzione dell’attività di erosione delle acque meteoriche, la mancata formazione della suola di lavorazione, le minori escursioni termiche.

In generale, le tecniche utilizzate sono:

B) LA POTATURA

La vite produce frutti sui rami dell’anno. La potatura si esegue preferibilmente in autunno o a fine inverno, per evitare l’abbondante fuoriuscita di linfa dai tagli che si verificherebbe nella stagioni vegetative. Sulle viti ad alberello si lasciano 3-4 gemme per tralcio: sui germogli, a partire dal quarto-quinto nodo, si formeranno grappoli di fiori. Sulle viti a pergola (o a tendone) si conservano uno o più tralci permanenti per favorire lo sviluppo della vegetazione.

Lo scopo della potatura di allevamento, che si effettua nei primi anni dopo l’impianto, è quello di dare alla pianta la forma di allevamento voluta e farla così entrare in produzione: in questo senso, volendo stimolare la crescita vegetativa, si interviene mediante concimazioni azotate e irrigazioni. 
Durante il primo anno di crescita, si permette alla pianta di sviluppare dei germogli, tra i quali vengono selezionati i più vigorosi e quelli che, per posizione, possono dare origine al fusto della pianta 

 La potatura di produzione ha lo scopo di mantenere un equilibrio tra la produzione (numero e peso dei grappoli) e lo sviluppo vegetativo della pianta (vigoria, superficie fogliare).  Le operazioni si distinguono in: potatura secca o invernale e potatura verde o estiva.

C) LA CONCIMAZIONE

La concimazione: La concimazione è di fondamentale importanza nella coltivazione della vite. Molto utile sarebbe quella organica periodica, sotto forma di letamazione o sovescio di leguminose; basilare è quella minerale basata su concimi azotati, potassici e fosfatici. La concimazione deve essere effettuata all’impianto (concimazione di fondo) e ogni anno successivo all’impianto (concimazione di allevamento e di produzione).

La concimazione di allevamento consiste nella somministrazione di azoto in maniera localizzata e dopo il germogliamento, nella quantità di 50 kg/ha e 100 kg/ha, rispettivamente il primo e secondo anno.

La concimazione di produzione deve tenere conto dei fabbisogni nutritivi della pianta, in particolare di quanti kg/ha/anno di ciascun elemento viene utilizzato dalla pianta per una data produzione d’uva. In generale, si può affermare che la vite non è esigente, dal punto di vista nutrizionale, in azoto e fosforo tuttavia è esigente riguardo a calcio e potassio.

D) L’IRRIGAZIONE

La vite è una pianta con limitate esigenze idriche, ma è necessario provvedere a soddisfarne i fabbisogni irrigui per ottenere un buon prodotto. In alcune zone viticole, laddove la piovosità e il terreno non garantiscano una sufficiente presenza di acqua, è necessario ricorrere all’irrigazione per evitare lo stress idrico. Lo stress idrico della vite può avere effetti più o meno gravi a seconda del periodo.

L’irrigazione è molto importante: per ottenere acini grossi e polposi occorre innaffiare in quantità crescenti a partire dalla fioritura. Le irrigazioni vanno sospese 15 giorni prima della raccolta per evitare la spaccatura degli acini.

Nelle regioni meridionali l’irrigazione rende possibile una ricca viticoltura per uva da mensa e consente un notevole miglioramento dell’uva da vino (minor grado alcolico ma superiore finezza del vino.

Per ottenere produzioni anticipate di uva da tavola si ricorre spesso alla copertura del vigneto o con tunnel o serre in film di PVC.

E) LA RACCOLTA DELL’UVA

 La raccolta dell’uva è una delle operazioni maggiormente onerose nel bilancio viticolo. Nella vendemmia manuale un operatore può raccogliere mediamente 80-120 kg/h di uva, a seconda del sistema di allevamento e delle condizioni operative. Le macchine agevolatrici possono trovare un inserimento nella coltura dell’uva da tavola mentre per le uve da vino si richiedono macchine per la raccolta meccanica integrale. Le vendemmiatrici possono essere a scuotimento orizzontale o verticale.

I grappoli si raccolgono da agosto fino ai primi di ottobre, a seconda del momento di maturazione delle diverse varietà. L’uva da tavola va raccolta con le forbici, lasciando sempre un pezzetto del tralcio attaccato al grappolo. I grappoli andranno riposti in contenitori non troppo capienti, per evitarne lo schiacciamento.

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