LE RELAZIONI DELLE MICORRIZE CON ALTRI MICRORGANISMI

le relazioni delle micorrize con altri microrganismi

La migliore nutrizione minerale (soprattutto fosfatica) si traduce in una maggiore crescita della pianta (“effetto crescita”), in particolare nei terreni poveri di elementi minerali. Le piante micorrizate sono spesso più competitive e meglio tollerano le condizioni di stress rispetto alle piante non micorrizate.

LE CONDIZIONI FAVOREVOLI ALLA VITA DI NUMEROSI MICRORGANISMI

Le micorrize consentono un enorme incremento dell’apparato radicale delle piante ospiti (fini a sette volte la sua normale estensione).

Nella “micorrizosfera” (ambiente esplorato dall’apparato radicale micorrizato) si creano condizioni particolarmente favorevoli alla vita di numerosi microrganismi utili. Tra questi citiamo gli azotofissatori (rizobi, azospirilli, azotobacter, Bacillus polymyxa), i PGPR (Plant Growth Promoting Rhizobacteria) come ad es. Pseudomonas, i solubilizzatori dei sali di fosforo (Bacillus megaterium), gli antagonisti dei nematodi (Arthrobotrys) e dei funghi patogeni (Trichoderma). Questi microrganismi svolgono la loro specifica azione che viene messa a disposizione della pianta e sfruttata in modo massivo grazie al grande apparato radicale generato dalle micorrize. Pertanto è evidente che i migliori risultati per le colture si ottengono dall’associazione ternaria radici-micorrize-microrganismi utili.

L’effetto della micorrizazione è essenzialmente un’enorme moltiplicazione della superficie e del volume radicale (sino a sette volte in più rispetto ad un apparato radicale non micorizzato).

Lo sviluppo delle micorrize è condizionato dal pH del terreno. L’intervallo ideale di pH è di 6-7,5 per quanto riguarda le micorrize arbuscolari. Gli effetti della micorrizazione sono evidenti dopo 20-30 giorni dall’inoculo.

GLI EFFETTI DEI FUNGHI MICORRIZICI E TRICHODERMA

L’effetto della micorrizzazione è essenzialmente un enorme moltiplicazione della superficie e del volume radicale (sino al 700% in più rispetto ad un apparato radicale non micorrizato).

Il Trichoderma spp. è un fungo saprofita (non patogeno) tra i più potenti antagonisti microbici, caratterizzato da un’elevata capacità di adattamento e da una crescita molto rapida.

La presenza di Trichoderma nel terreno migliora lo stato della pianta e ne aumenta la resistenza endogena alle malattie, senza eliminare gli altri microrganismi benefici. Alcuni ceppi di Trichoderma, inoltre, favoriscono lo sviluppo della pianta esercitando un effetto biostimolante e antistress.

I principali vantaggi offerti da funghi micorrizici e Trichoderma, in sintesi, sono:

GLI INOCULI FUNGINI

Di norma si consiglia l’applicazione di inoculi fungini alla semina o al trapianto al fine di permettere l’instaurarsi del rapporto di simbiosi già nelle prime fasi del ciclo colturale.

Alcuni formulati polverulenti sono commercializzati per applicazione mediante l’acqua d’irrigazione permettendo di semplificare l’applicazione sulle colture e di effettuare anche successivi richiami in copertura.

LE MODALITÀ DI INOCULO DELLE MICORRIZE

Lo sviluppo delle micorrize è condizionato dal pH del terreno. Per il migliore sviluppo è necessario un intervallo di pH da 6-7.5 per quanto riguarda le micorrize arbuscolari.

È stato inoltre verificato che un eccesso di fosforo e di azoto nel terreno può causare un regresso dell’attività delle micorrize (così come un eccesso di azoto fa regredire l’attività dei batteri azotofissatori).

Il potenziale d’inoculo può essere ridotto da certe pratiche agricole, come la fertilizzazione e le lavorazioni profonde, oppure lasciando i terreni incolti per l’assenza di piante simbionti.

Dove il potenziale d’inoculo naturale è basso o inefficace, l’introduzione di nuove micorrize può essere una strategia vincente, soprattutto durante i trapianti o nelle zone dove l’alterazione del terreno ha ridotto lo sviluppo delle micorrize.

È stato anche dimostrato che la micorriza aumenta la resistenza delle piante contro i fitopatogeni.

Mentre per le Ectomicorrize la piccola dimensione delle spore consente la distribuzione utilizzando come veicolo l’acqua di irrigazione, la grande dimensione delle spore delle Endomicorrize non permette a queste di percolare nel terreno. È necessario, quindi, mettere le spore direttamente a contatto delle radici delle piante miscelandole ai terricci di radicazione o localizzandole nel terreno dove si svilupperanno le radici della futura pianta.

I CAMPI DI APPLICAZIONE E I LIMITI DELLA TECNICA

Gli effetti della micorrizazione non sono immediati, le prime differenze significative di crescita si vedono dopo 20-30 giorni dall’inoculo, quindi risulta poco utile la micorrizazione di piante che, per particolari esigenze colturali, sono a ciclo corto (es. lattuga).

L’effetto di bio-protezione dell’apparato radicale riguarda solo alcuni patogeni radicali e qualche specie di nematodi.

L’inoculo di micorrize arbuscolari si rende particolarmente interessante in quei terreni o substrati dove non vi sono simbionti micorrizici naturalmente presenti (es. terreni fumigati, cave a cielo aperto, substrati vari per il vivaismo e il giardinaggio, ecc..).

LA MICORIZAZIONE DELLA PIANTA

La micorriza è stimolata e attratta dagli essudati radicali in condizioni adeguate (corretta umidità del terreno, moderata fertilità del suolo, buona aerazione). La colonizzazione avviene in circa 2 – 3 settimane. Avvenuta la micorrizazione della pianta la simbiosi dura quanto la vita del vegetale sempre che il suolo non venga trattato con prodotti tossici per il fungo o non venga fertilizzato in maniera eccessiva per più anni.

Il tempo richiesto per colonizzare l’apparato radicale dipende:

L’USO DI INOCULO MICORRIZICO NELLA PRODUZIONE VIVAISTICA

Nella produzione vivaistica di piante orticole, come nelle piante da frutto, l’uso di inoculo micorrizico arbuscolare incrementa significativamente la crescita e la percentuale di sopravvivenza al trapianto di specie poco vigorose (es. peperone e melanzana) che si avvantaggiano dell’aumento della superficie radicale e del volume di terreno esplorato dalle radici.

GLI EFFETTI DEI FUNGICIDI NEI CONFRONTI DELLE ENDOMICORRIZE

Esistono numerose pubblicazioni che parlano degli effetti dei fungicidi sullo sviluppo di micorrize arbuscolari, i risultati sono molto diversi tra prove effettuate in laboratorio su substrati avvelenati, in cui la quasi totalità dei fungicidi risultano tossici per il simbionte fungino, e prove effettuate in campo dove la tossicità del fungicida era ridotta.

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