LE TECNICHE DI DISINFESTAZIONE

le tecniche di disinfestazione

Il ripetersi, nello stesso terreno, di una coltura favorisce il diffondersi di infestanti, patogeni e parassiti, che sono responsabili della stanchezza del terreno.

Questo fenomeno è particolarmente accentuato nelle colture in ambiente protetto e si traduce in una riduzione delle rese e della qualità.

LE TECNICHE DI DISINFESTAZIONE

Per contenere i danni provocati dai patogeni ipogei si può intervenire con:

  1. Mezzi chimici (fumiganti, insetticidi, nematocidi, fungicidi).

Fra gli interventi chimici rientrano quelli che prevedono l’impiego di fumiganti (a base di cloropicrina, metam-sodium, dazomet, ecc..). Tali interventi, seppur più o meno efficaci, presentano degli inconvenienti. Ad esempio, la cloropicrina ha un’azione prevalentemente fungicida e non riesce, infatti, ad esplicare un controllo totale dei parassiti del terreno, così come avveniva con il bromuro di metile, peraltro ormai abolito dalle nuove normative in materia di tutela ambientale; inoltre, la stessa cloropicrina è una sostanza classificata molto tossica e presenta, al pari del vecchio bromuro di metile, gli stessi rischi per la salute dell’uomo.

  1. Mezzi fisici (vapore, solarizzazione) o agronomici (pratiche colturali, piante tolleranti o resistenti, portainnesti resistenti).

Un intervento di tipo fisico di disinfestazione del terreno, invece, è il trattamento con il vapore. Esso consiste nel sottoporre il terreno a temperature comprese tra 70-100°C, per pochi minuti. Un simile trattamento provoca, comunque, la distruzione indiscriminata della maggior parte dei microrganismi e anche della microflora antagonista di quella patogena, con la conseguenza nota come “vuoto biologico”. Questo tipo di intervento, per gli alti costi, è praticato per l’impianto di colture ad alto reddito come le floricole.

LA SOLARIZZAZIONE

Un altro mezzo fisico di disinfestazione del terreno è la “solarizzazione”. Questa tecnica, a differenza delle altre, è più rispettosa dell’ambiente, presenta indiscutibili vantaggi ed è anche di facile applicazione.

Consiste, principalmente, nel sottoporre il terreno all’irraggiamento solare, nel periodo più caldo dell’anno. Le alte temperature, che si registrano nei primi strati del terreno, inducono la morte della carica patogena presente, funghi e nematodi, nonché dei semi di infestanti.

La solarizzazione si può effettuare sia in pieno campo che in serra; gli effetti, comunque, sono maggiori in ambiente protetto. La tecnica della solarizzazione si effettua mediante la copertura del terreno con film plastico trasparente. Tale copertura permette il passaggio delle radiazioni solari verso il terreno e ne ostacola la fuoriuscita dal terreno verso l’esterno durante la notte. La solarizzazione è una tecnica di disinfezione del terreno utilizzata negli ambienti mediterranei, in America Latina, negli Stati Uniti, in India, ecc. come sostitutiva della fumigazione.

La copertura del terreno con un telo di plastica trasparente consente di raggiungere temperature necessarie a controllare i patogeni e a contenere lo sviluppo delle erbe infestanti.

I LIMITI DELLA SOLARIZZAZIONE

La maggiore limitazione del metodo della solarizzazione è la sua dipendenza dal clima.

Recentemente, molti studi sono stati condotti per migliorare l’efficacia della solarizzazione; risultati incoraggianti, per il controllo di diverse malattie, sono stati ottenuti combinandola con un ridotto dosaggio di agrofarmaci, con agenti di biocontrollo e soprattutto con ammendanti organici che producono composti volatili, che si accumulano sotto il telo di plastica (biofumigazione).

In ambiente protetto, serra o tunnel, tale effetto è esaltato in quanto, oltre alla copertura del terreno con pacciamatura, vi è la copertura della serra stessa. La temperatura del terreno durante il trattamento dovrebbe raggiungere i 45-50° C per avere una buona efficacia.

IL PROCEDIMENTO DELLA SOLARIZZAZIONE

Ovviamente la solarizzazione si esegue nel periodo più caldo dell’anno, giugno-agosto, per circa 30-40 giorni; più lungo è il periodo di esposizione al sole del terreno maggiore sarà la riduzione della carica patogena dello stesso.

Prima di procedere, occorre eliminare i residui di vegetazione della coltura precedente, arare il terreno alla profondità di 30-40 cm, nonché sminuzzarlo e affinarlo bene.

Durante le lavorazioni del terreno sarebbe opportuno somministrare e interrare sostanze organiche. La sostanza organica, abbinata alla pratica della solarizzazione, libera per fermentazione composti volatili (ammoniaca, composti solforici, isotiocianati) ed altre sostanze ad azione tossica verso la carica patogena tellurica.

Successivamente, occorre predisporre un impianto irriguo a goccia con ali gocciolanti, a distanze variabili secondo la portata degli erogatori stessi. Subito dopo la sistemazione dell’impianto irriguo bisogna coprire il terreno con film plastico di polietilene oppure LDPE, PVC o EVA. Infine, è necessario irrigare il terreno e portarlo alla capacità di campo. L’acqua data al terreno serve per condurre il calore negli strati più profondi del terreno e per far germinare i semi di infestanti e sottoporli, quindi, all’azione abbattente del calore.

I VANTAGGI DELLA SOLARIZZAZIONE

A fine solarizzazione bisogna evitare rivoltamenti di strati profondi di terreno.

Ciò per evitare di portare in superficie strati di terreno probabilmente infetti, non sottoposti all’azione del calore. I vantaggi della solarizzazione rispetto agli altri metodi sono molteplici. Questa tecnica, infatti, distrugge la maggior parte dei funghi patogeni e provoca la devitalizzazione di quei funghi, che non vengono sottoposti a temperature elevate e comunque ne impedisce la capacità di provocare infezioni successive. Inoltre, essa salvaguarda la flora microbica, antagonista di quella patogena, in quanto termotollerante, ed esplica un’azione di contenimento nei confronti di diversi nematodi soprattutto galligeni. Infine, con simile tecnica si ha il controllo di un gran numero di specie infestanti, tranne alcune specie non colpite, a causa dei rivestimenti spessi dei semi o per la profondità a cui sono posizionate nel terreno.

LA TECNICA DELLA SOLARIZZAZIONE

La tecnica della solarizzazione, sebbene nota a molti agricoltori, spesso non è stata presa in seria considerazione perché in passato si è fatto largo uso del bromuro di metile, il cui uso ora è vietato o meglio molto limitato.

Ora è indispensabile trovare delle valide alternative di difesa, ed inoltre è necessario puntare su tecniche di lotta a più basso impatto ambientale. Ciò è auspicato sia dalla legislazione comunitaria che da quella nazionale, ma è sempre più richiesto dai consumatori e, quindi, dal mondo della distribuzione commerciale dei prodotti agricoli.

LE PLASTICHE VIF

L’agricoltura specializzata in Italia (orticoltura, floricoltura e vivaismo) utilizza ancora in gran parte la fumigazione. Vengono utilizzati i film plastici per la copertura del terreno, sia nei trattamenti di fumigazione che nella solarizzazione.

Con la fumigazione del terreno, prima dell’impianto vengono applicati i film plastici di copertura poco prima del trattamento per contenere il fumigante e migliorarne l’efficacia.

Verso la fine degli anni ’90 si è assistito ad un radicale cambiamento del tipo di film plastici utilizzati; si è passati dal film monostrato di polietilene ai film polistrati (composti da tre strati di film) cosiddetti VIF, “impermeabili” che hanno consentito una notevole riduzione delle dosi di impiego di fumiganti, senza ridurne l’efficacia.

La particolare poliammide utilizzata nel processo produttivo conferisce al film VIF eccellenti proprietà barriera ai gas, anche a spessori molto sottili.

Il grado di permeabilità al bromuro di metile del film è ampiamente inferiore a 0.2 gr/m2/ora, come previsto dalle Normative Europee. Ciò significa che ha una permeabilità ai gas di circa 300 volte inferiore rispetto a quella dei film in Polietilene.

Grazie a questa sua “Virtuale Impermeabilità” i film plastici VIF consentono di ridurre i dosaggi fino ad oltre il 50%, con rilevanti effetti positivi sull’ambiente e, sulla riduzione dei danni alla salute degli operatori e agricoltori, realizzando nello stesso tempo, una efficiente fumigazione.

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