L’IMPIANTO DEL VIGNETO

l'impianto del vigneto

L’impianto del vigneto è un’operazione complessa che coinvolge problemi economici e precise scelte tecniche. Scelte errate al momento dell’impianto si ripercuotono negativamente sul ciclo economico del vigneto. L’impianto del vigneto va fatto nelle “zone vocate”, dove la vite fornisce il miglior risultato quanti-qualitativo.

Per “zona vocata” s’intende non solo il riferimento all’ambiente pedoclimatico, ma anche all’insieme di strutture di commercializzazione, lavorazione e trasformazione che rendono economicamente valido l’esercizio della viticoltura.

LE OPERAZIONI DA FARE PER IL VIGNETO

Le diverse operazioni che devono essere eseguite dopo aver scelto soggetto e vitigno a seconda dei vari fattori sono:

A queste operazioni generali se ne possono aggiungere delle altre come la correzione dell’acidità, della salinità, del calcare, ecc..

Un terreno in cui è appena stato effettuato l’espianto di un vigneto non dovrebbe ricevere subito la medesima coltura, per il cosiddetto fenomeno della “stanchezza” del terreno. Dovrebbe essere mantenuto a riposo e cioè coltivato con altre piante (graminacee o leguminose) per alcuni anni (meno se sabbioso).

LA PREPARAZIONE DEL TERRENO PER IL VIGNETO

Le condizioni ideali per avviare la preparazione del terreno per la messa a dimora di nuove viti sono tra settembre e ottobre. L’impianto delle barbatelle avverrà nel prossimo inverno.

Per preparare il terreno sul quale effettuare la dimora del vigneto si eseguono i lavori di ripuntatura e aratura. I lavori di affinamento possono essere posticipati all’inverno, dopo i freddi più intensi, se si vuole effettuare l’impianto primaverile.

L’aratura di fondo o scasso si attua con la lavorazione a doppio strato: essa consiste in una prima ripuntatura profonda 80-100 cm con passaggi più fitti (fino a 50 cm tra un solco e l’altro) nei terreni più pesanti, seguita da un’aratura a 30-40 cm di profondità.

 Dopo la ripuntatura, nei terreni pietrosi può rendersi necessaria una prima asportazione dei sassi e delle pietre più grosse; un altro intervento si renderà necessario anche dopo l’aratura.

Prima dell’aratura si può distribuire la sostanza organica per la concimazione di fondo (per esempio 500-600 quintali per ettaro di letame), per consentire l’interramento del prodotto distribuito.

I MODI DI LAVORAZIONE DEL TERRENO

È preferibile attuare in due tempi la lavorazione profonda di pre-impianto operando alla profondità di 1 metro con il ripper e facendo seguire un’aratura a 40-50 cm. In questo modo gli strati profondi del terreno vengono rimossi senza portare in superficie la parte sterile e verrà migliorata la capacità idrica e la porosità del terreno.

La lavorazione superficiale deve essere eseguita con tipi di strumenti diversi in base alla granulometria del terreno; è meglio utilizzare estirpatori o coltivatori ed erpici piuttosto di fresatrici tradizionali che tendono a compattare lo strato di terreno sottostante.

Il terreno va lavorato quando è in tempera, cioè quando è al giusto tenore di umidità, soprattutto nel caso di terreni argillosi e comunque consigliato nel periodo estivo. Importante è anche l’apporto di concimi organici e una buona fertilizzazione di base allo scopo di creare una buona riserva di elementi nutritivi per il vigneto.

 LA SQUADRATURA E IL PICCHETTAMENTO

Lo squadro deve garantire un perfetto allineamento di piante e pali lungo il filare, in modo da non creare intralci alla meccanizzazione, nonché la rispondenza della superficie del vigneto con quella del diritto di reimpianto di cui si dispone; importante è anche prevedere aree di manovra e passaggio dei mezzi meccanici.

Il picchettamento generalmente è relativo ai pali, che fungono da riferimento per il posizionamento delle piante; al momento del trapianto, il punto preciso in cui mettere a dimora la pianta è individuato tramite un’asta, di lunghezza pari alla distanza interpalo, su cui sono state realizzate delle tacche a una distanza corrispondente al sesto sulla fila.

Nel caso in cui le viti vengano piantate a macchina le operazioni di squadratura sono limitate ai pali di testata.

IL FISSAGGIO DEGLI ANCORAGGI, LA STESURA E IL MONTAGGIO DEI FILI

Le ancore vengono posizionate nel terreno tramite foro con trivella o con scavatore. E poi ricoperte. Sono importanti per il sostegno dell’impianto. Ancore a elica o vite vengono utilizzate solo nei piccoli vigneti con filari corti. Mentre di solito l’ancora ha una base in cemento che la rende più stabile.

I pali vengono piantati con l’utilizzo di uno scavatore, a pressione. Importante l’allineamento e la posa precisa, per rendere l’impianto omogeneo, sia per una questione estetica, che di equilibri d’insieme.

L’ultima parte della costruzione del vigneto consiste nello stendere i fili lungo i filari. In particolar modo il filo portante, che avrà un diametro superiore agli altri, generalmente ø 3,50, e i fili superiori portatralci da 2 a 4, con diametri che possono variare da 2,7 a 2,2. Si possono anche montare anche fili laterali per il sostegno della vegetazione, sempre fili in ferro o in pvc.

I fili dovranno essere messi in tensione o utilizzando i rullini dei collari posti sui pali di testata o con il sistema dei gripple (o rapid) e la loro pinza apposita, che mandando avanti l’accessorio sul filo lo mette in ‘tiro’.

Andranno piantati anche i tutori, a sostegno delle viti che non si appoggiano al palo.

Nel caso di impianti a gdc due fili andranno a passare lungo i braccetti, il diametro dei fili utilizzati di solito è ø 4,00.

LA MESSA A DIMORA DELLE BARBATELLE.

La messa a dimora delle “barbatelle” (parte di tralcio innestato e radicato) nel vigneto, è un’operazione che si può realizzare in più periodi dell’anno e in maniera ancora migliore si effettua nel periodo di fine inverno, inizio primavera.

Piantare la barbatella nel vigneto è un’attività che va a mettere in pratica tutto lo studio fatto prima dell’impianto riguardo le variabili che si incontrano nella progettazione, quali sono: il suolo, il clima, l’obbiettivo che si persegue nel prodotto finale.

La piantatura delle barbatelle si può effettuare manualmente, con l’utilizzo di forcella e spuntatura delle radici. Oppure può essere effettuata anche a macchina. Nel secondo caso la piantatura viene eseguita in primavera, su terreno asciutto. Mentre la piantatura manuale può essere eseguita nell’arco di tutto il periodo invernale/primaverile,nel caso di piantumazione meccanica, i pali saranno posizionati dopo la messa a dimora delle barbatelle

LA SCELTA DEL VITIGNO

La scelta del vitigno, del clone, del porta-innesto, del sesto d’impianto, dei materiali per le armature va opportunamente ponderatacon le variabili suddette, ed è una scelta molto importante perché poi darà luogo a delle caratteristiche che si porteranno dietro per tutta la durata dell’impianto e che saranno difficilmente mutabili nella gestione colturale.

Da un punto di vista tecnico la scelta delle varietà deve basarsi sull’adattamento del vitigno al suolo, al clima e all’ambiente di coltura, considerando esposizione e altitudine prima del proprio gusto rispetto al futuro vino.

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