L’IMPIANTO DELL’ARBORETO DA LEGNO

l'impianto dell'arboreto da legno

Una volta deciso il tipo di impianto, predisponete per tempo il terreno.

Le lavorazioni devono puntare a migliorare la fertilità, cioè a creare le migliori e più durevoli condizioni per lo sviluppo e la funzionalità dell’apparato radicale.

Accrescere la fertilità di un suolo per mezzo di un durevole controllo dell’acqua costituisce uno dei modi più sicuri di migliorare la produttività forestale e i suoi risultati economici: nel nostro Paese si incontrano situazioni estreme, dall’eccesso di acqua alla scarsità cronica. La stessa cosa deve avvenire per la fertilizzazione del suolo, che non deve più essere sistematica, con il rischio di divenire inefficace, se non addirittura negativa.

LA REGIMAZIONE DELL’ACQUA

Sia l’eccesso che la scarsità d’acqua sono fattori fortemente negativi per la vita delle piante. Ecco gli interventi preliminari che è possibile mettere in atto per allontanare l’acqua in eccesso e diminuirne la perdita nei terreni siccitosi.

A) L’ECCESSO DI ACQUA

Con il drenaggio si punta a risolvere il ristagno temporaneo di acqua ed a migliorare la permeabilità del suolo, favorendone l’asciugamento.

Ogni operazione di drenaggio deve essere analizzata preventivamente, se la si vuole condurre in modo razionale ed economico. Infatti tali lavori sono spesso costosi; vanno quindi previsti e realizzati solo se porteranno benefici certi all’insieme dell’imboschimento. È indispensabile conoscere la causa dell’eccesso d’acqua e vedere se la correzione è possibile e in quali modi. Potreste giungere anche a considerare una sostituzione di specie, se non addirittura a decidere di abbandonare il progetto dell’impianto.

L’acqua in eccesso nel suolo può avere due origini:

A seconda della gravità dei casi, si deve scegliere se aprire trincee drenanti, scoline, fossi, o sagomare la superficie, ripuntare e arare. Non è raro il caso di dover escludere l’impianto per il costo eccessivo della bonifica.

ATTENZIONE

Le zone ricche d’acqua (paludi, stagni, zone di risorgenza) non idonee all’agricoltura rappresentano ciò che rimane di ambienti talvolta di grande pregio naturalistico, ove si conservano piante e animali ormai rari o perfino in via di estinzione. Tali siti possono essere già legalmente tutelati, o meritevoli di esserlo. È bene non sottovalutare questo aspetto, e informarsi sul loro valore naturalistico: la conservazione ed una intelligente valorizzazione degli stessi come biotopi di pregio ambientale potrebbero anche rendere economicamente di più della loro trasformazione in arboreto.

B) LA SCARSITA’ DI ACQUA

 La scarsità idrica, viceversa, è legata sia a fattori non correggibili (regime pluviometrico) sia a condizioni geologiche, topografiche e di passato utilizzo del suolo (suoli regrediti) in parte modificabili: quando conveniente, si può intervenire con limitate operazioni atte a ridurre la perdita delle acque meteoriche, realizzando cunette di convogliamento o piazzole in contropendenza ove piantare gli alberi, migliorando localmente le caratteristiche del terreno, facendo uso di pacciamatura.

Da sottolineare come la modifica delle pendenze in aree aride, con la costruzione di gradoni o muretti a secco a mezzaluna, è un’operazione molto onerosa che tuttavia permette di aumentare sensibilmente la produttività del nascente impianto e al contempo di arrestare (ed anzi invertire) il gravissimo processo di perdita di fertilità dovuto all’erosione.

La sistemazione a gradoni serve ad aumentare la dotazione d’acqua in zone siccitose profilo dopo la sistemazione a gradoni pianello punto di impianto spostato verso la parte a monte del pianello profilo originario.

LA PREPARAZIONE DEL TERRENO

Passo dopo passo, ecco gli interventi per preparare il terreno dell’appezzamento destinato al nuovo impianto.

LA RIPULITURA PRELIMINARE

In caso di impianto su terreni coperti da arbusti è opportuna una ripulitura, da effettuare con trinciasarmenti oppure con pesanti decespugliatori forestali portati dalla trattrice, nel caso di vegetazione più sviluppata.

LA RIPUNTATURA

Segue un fondamentale ed obbligatorio intervento, la ripuntatura, cioè una lavorazione senza rivoltamento della terra, destinata principalmente a decompattare, smuovere e fessurare tutta la massa del suolo. Va compiuta alcuni mesi prima dell’impianto e permette di frantumare gli strati profondi e impermeabili, di migliorare le condizioni di sviluppo delle radici delle giovani piante assicurando loro una migliore alimentazione idrica e minerale (aumento della riserva d’acqua del suolo) e di favorire l’ancoraggio delle piante. È utilissima anche negli ex terreni agricoli, dove sovente si riscontra una «suola di lavorazione» a 30-50 cm di profondità.

Il ripuntatore è portato da un trattore di media-elevata potenza ed è costituito da una o più punte che vengono infisse nel suolo a 70-100 cm di profondità; la lavorazione dev’essere compiuta a discreta velocità e con terreno quanto più possibile asciutto.

In casi difficili (strati compatti a notevole profondità) è opportuno utilizzare un ripper, attrezzo analogo ma più poderoso, portato da un trattore cingolato, capace di effettuare la decompattazione oltre il metro di profondità.

In caso di terreni in pendenza, è preferibile compiere la lavorazione lungo le linee di livello, a meno che non convenga favorire lo sgrondo delle acque nei terreni poco profondi.

LA FERTILIZZAZIONE

Con essa si punta a migliorare la fertilità di un suolo per mezzo di sostanze fertilizzanti (ammendanti, concimi) che modificano le sue proprietà fisico-chimiche e biologiche, per assicurare condizioni ottimali al futuro impianto.

Nei casi di imboschimenti di terre agricole ricorrete alla fertilizzazione limitatamente, riservandola a casi dove la scelta di una specie frugale adatta all’ambiente non è possibile e dove la nutrizione è effettivamente il fattore limitante: suoli con scarse riserve minerali, chimicamente poveri e acidi (pH inferiore a 5, suoli molto sabbiosi, suoli fortemente lisciviati, ecc..), o esauriti in seguito a colture industriali ripetute o a trattamenti non adatti alle condizioni locali.

GLI AMMENDANTI E LA CONCIMAZIONE

Mentre con gli ammendanti (torba, compost, rocce in polvere, ecc..) migliora la qualità del terreno, con la concimazione si apporta una sostanza destinata a fornire uno o più elementi minerali, giudicati in quantità insufficiente nel suolo per nutrire le piante.

Per agire correttamente vi può comunque essere di grande aiuto un’analisi di campioni di terreno prelevati dal vostro appezzamento, effettuata da un laboratorio specializzato. Con tali dati in mano saprete come orientarvi.

Ma senza entrare nei casi specifici, e seguendo una prassi ormai consolidata, potete effettuare una concimazione di fondo mediante la sola distribuzione a pieno campo (o, in determinate condizioni, localizzata) preferibilmente di letame maturo (300-800 quintali per ettaro) e, solamente in caso di evidenti insufficienze nutritive, ricorrere ad opportune correzioni.

L’ARATURA

Gli apporti organici o chimici vanno repentinamente interrati mediante una normale aratura, con la quale si incorporano anche eventuali residui delle precedenti coltivazioni e si favorisce il miglioramento strutturale degli strati del terreno più utili alle piante legnose. I suoi effetti sono decisamente migliori se viene effettuata poco prima dell’inverno.

LA RIFINITURA

Con terreno in tempera (con umidità né troppo elevata, né troppo bassa), mediante una erpicatura oppure una fresatura si ottiene lo sminuzzamento e il livellamento dell’appezzamento; con questa operazione termina la vera e propria preparazione del suolo il quale è predisposto così alle ultime fasi di lavorazione.

LA PACCIAMATURA

È una tecnica di manutenzione (sebbene sia posizionata prima della messa a dimora) che consiste nel disporre sopra il terreno un materiale il quale forma uno strato protettivo al fine di:

La pacciamatura è indicata quando vengono messe a dimora piantine di 1-2 anni. Con questa pratica si ottiene un grande risparmio sugli oneri di manutenzione dell’impianto nei primi anni di sviluppo e, vantaggio ancora più significativo, una velocità di sviluppo delle piantine, talvolta eccezionalmente elevata, difficilmente ottenibile senza l’utilizzo di questa tecnica.

LE TECNICHE DELLA PACCIAMATURA

Vi sono due tecniche principali di pacciamatura:

  1. Impiego di un film in materiale plastico, ad esempio etilvinilacetato largo 120 cm e spesso 80 micron (80 millesimi di millimetro), nero e resistente ai raggi ultravioletti, acquistabile in rotoli del peso di circa 50-60 kg, da stendere in continuo lungo le file, manualmente o con un semplice attrezzo (la pacciamatrice) portato dal trattore. I bordi laterali del telo vanno interrati.

Questa tecnica è da preferire in impianti su ex terreni agricoli o comunque dove il terreno è ben lavorato e regolare. Il suo utilizzo va ponderato in suoli particolarmente umidi. In ogni caso dopo 3- 4 anni il film plastico va asportato, mediante un taglio longitudinale da eseguire con lama montata su manico, estrazione laterale, arrotolamento di ciascuna metà e smaltimento secondo legge.

  1. Utilizzo di pannelli di forma circolare o poligonale che possono essere di materiale sintetico o naturale, per una pacciamatura localizzata alla base di ciascuna piantina. In genere è una tecnica più costosa della precedente. È preferibile utilizzare pannelli di spessore relativamente grosso, al fine di una maggiore stabilizzazione, e materiali biodecomponibili, quali cartone, fibre organiche, ecc.., che vi solleveranno dalla necessità di un loro recupero. Questo tipo di pacciamatura è consigliabile nel caso di impianti su terreni ripidi, in ambienti boscati e dove può assumere importanza anche l’estetica. Si può impiegare anche il cosiddetto tessuto non tessuto (TNT), sempre in rotoli, ma di spessore maggiore (0,8-2 mm) rispetto al film di materiale plastico.

L’IMPIANTO A BUCHE

In alternativa alle lavorazioni a pieno campo o a strisce, nei terreni a forte pendenza, pietrosi o in appezzamenti di forma irregolare può essere necessario ricorrere a tecniche di lavorazione localizzata che preparano il suolo nel sito d’impianto di ogni albero sotto forma di buche d’impianto cubiche di più o meno grandi dimensioni. Nel caso di piccole piantagioni o in qualsiasi caso in cui non possiate lavorare a tutto campo l’appezzamento, dovete necessariamente ricorrere ad una delle seguenti tecniche:

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