L’IMPIANTO DELL’OLIVETO

l'impianto dell'oliveto

Il periodo di impianto dell’olivo viene effettuata generalmente nel mese di ottobre.

La distanza tra le piantine varia a seconda del tipo di forma scelta per l’allevamento delle singole piante. In genere la distanza tra le piante di ulivo è di 3-4 metri per gli allevamenti a chioma contenuta, se l’allevamento è a forma naturale o a vaso la distanza aumenta a 5-6 metri.

Da tenere in considerazione inoltre la fertilità del terreno le distanze infatti saranno ridotte su terreni relativamente poveri di sostanza organica. Su terreni fertili invece i sesti di impianto aumentano 5-6 metri tra le piante e 5-7 metri tra i filari.

Il terreno dovrà essere ben lavorato e abbastanza profondo, il letame potrà essere integrato nello stesso momento dopo la lavorazione e con una quantità indicativa di 30-40 Kg per 10 metri quadri di coltivazione.

Le piantine dovranno essere dotate inizialmente di tutori, successivamente possono essere allevate con varie forme (fare riferimento al paragrafo potature).

LE OPERAZIONI PER LA REALIZZAZIONE DELL’IMPIANTO

Per la realizzazione dell’impianto sono necessarie le seguenti operazioni:

LE MODALITA’ DI PIANTAGIONE

L’operazione di messa a dimora delle piante è preceduta dalla squadratura del campo, secondo il sesto prescelto; l’orientamento da dare alle file è preferibilmente quello nord-sud, tenendo presente comunque che nel caso di sesto rettangolare e più ancora di sesto dinamico, la fila più stretta va orientata nel senso della massima pendenza del campo.

La messa a dimora si esegue dall’autunno all’inizio della primavera effettuando una buca con la trivella, disponendo sul fondo del materiale drenante e una piccola quantità di concime ternario, si mette la pianta, con il colletto leggermente più basso rispetto al livello del terreno e il tutore, infine si colmano gli spazi vuoti e si irriga. È sconsigliato eseguire l’impianto in primavera inoltrata per evitare eccessive.

In genere vengono posti a dimora olivi auto radicati 18-24 mesi di età oppure innestati; in entrambi i casi è buona norma mantenere la pianta verticale, interrarla ad una profondità leggermente superiore a quella che aveva nel vivaio e riempire la buca con terra asciutta finemente frantumata.

Per completare la perfetta adesione della terra alle radici e creare le nuove premesse per la crescita delle piantine sono necessarie alcune irrigazioni ed una concimazione azotata con urea (max 50g), durante la primavera.

L’EPOCA DI PIANTAGIONE

Per quanto riguarda l’epoca di piantagione mentre nelle zone olivicole a clima più mite può essere effettuata sia in primavera che in autunno, negli ambienti dell’Italia centro-nord è preferibile effettuare l’impianto a primavera avanzata quando cioè si è al di fuori di rischi da freddo e le piantine una volta messe a dimora riprendano immediatamente a vegetare. Nelle zone più calde il periodo migliore per eseguire la piantagione è quello autunnale; realizzando l’impianto in tale epoca si favorisce l’attecchimento e si creano le condizioni ideali perché la giovane pianta, utilizzando le precipitazioni invernali, si prepari ad un’eccellente ripresa vegetativa nella primavera successiva.

Nelle zone fredde, viceversa, è preferibile effettuare l’impianto poco prima della ripresa vegetativa (marzo) per sfuggire ai frequenti abbassamenti termici primaverili.

È consigliabile, quando gli impianti vengono eseguiti in zone ventose, proteggere le chiome dell’azione dei venti, con paraventi naturali (piante frangiventi) o materiali diversi (reti, ecc;) ed assicurarle un adeguato tutore in legno.

LA SCELTA DELLE PIANTE

La scelta delle piante ha importanza sia economica sia tecnica. Le piante ottenute da talea sono più economiche ma tendono a sviluppare un apparato radicale superficiale e potrebbero subire stress idrici nel primo anno d’impianto.

Quelle ottenute da semenzali innestati sono più resistenti ma hanno prezzi più alti. In merito allo sviluppo sono migliori le piante rivestite uniformemente di ramificazioni secondarie perché non necessitano di interventi di potatura correttiva e permettono di anticipare l’entrata in produzione di uno o due anni. Da tenere presente comunque che le piante autoradicate da talea sono consigliate in tutte le zone in cui l’olivo è soggetto a gelate, perché nel caso si renda necessario un taglio rigenerativo al piede delle piante, i polloni emergenti dalla ceppaia appartengono alla varietà e non al portinnesto.

GLI ALLESTIMENTI ACCESSORI

Alla messa a dimora fanno seguito gli allestimenti accessori, in particolare la rete irrigua e l’eventuale palificazione per sospendere le ali gocciolanti.

Su spazi aperti e battuti frequentemente da venti dei quadranti settentrionali (maestrale, tramontana, grecale) è indispensabile predisporre un frangivento allineato perpendicolarmente alla direzione del vento dominante. L’orientamento dei filari, in caso di sesto a rettangolo, deve tener conto dell’esigenza d’illuminazione delle chiome soprattutto alle latitudini più alte dell’areale di coltivazione (Italia centrale e Liguria): l’orientamento migliore è quello nord-sud, tuttavia nei terreni con pendenza superiore al 5–10% ha la priorità la necessità di prevenire l’erosione del terreno orientando i filari a ovest. L’orientamento nord-sud in collina si può pertanto rispettare solo nei versanti esposti a est.

LA FORMA DI ALLEVAMENTO

Il passaggio obbligato dalla raccolta manuale a quella meccanica con vibratori del tronco ha determinato un’evoluzione nella scelta della forma di allevamento da dare agli olivi.

Il sistema di raccolta meccanico con vibratori impone infatti una forma di allevamento con struttura della chioma a tronco singolo, branche principali solidamente inserite su di esso, a sviluppo longitudinale contenuto e ben rivestite da branche secondarie e branchette fruttifere relativamente corte e poco pendule.

Ma vi è un altro elemento imposto dai moderni sistemi di coltivazione, relativo al contenimento del numero degli interventi di potatura sin dai primi anni allo scopo, da un lato, di ridurre i costi e, dall’altro, di favorire un rapido accrescimento della pianta e una sua precoce entrata in produzione.

Se a queste considerazioni aggiungiamo quelle esposte precedentemente a proposito del sesto dinamico, si capisce perché si è orientata la scelta verso la forma di allevamento a monocono, sia nella sua versione “geometrica” che in quella meno regolare che possiamo definire “forma monocaule libera”.

Il monocono è una forma di allevamento ormai ampiamente sperimentata nei nuovi impianti che ha dimostrato piena validità e non desta alcuna preoccupazione ai fini dell’accrescimento della chioma in senso sia verticale che diametrale, mentre assicura effettivamente sviluppo rapido e precocità di entrata in produzione e risponde molto bene alla raccolta meccanica con vibratori del tronco.

IL TUTORE

Per quanto riguarda il tutore, inizialmente si possono usare le stesse canne eventualmente impiegate per l’esecuzione dello squadro, purché la loro altezza sia di almeno mt 1,50; esse comunque dovranno essere sostituite in autunno con i pali tutori definitivi. È possibile anche utilizzare sin dall’inizio direttamente pali tutori di legno o plastica, dell’altezza fuori terra di almeno mt 2,00, di robustezza tale da assicurare un buon sostegno alle piante per i primi 4-5 anni.

LA MESSA A DIMORA DELLE PIANTE IN VASO

Oggi gli olivi provengono dal vivaio invasati; questa scelta vivaistica favorisce l’attecchimento delle piante e riduce le cure colturali al momento dell’impianto.

L’operazione di impianto ha inizio con la collocazione di un palo tutore; quindi, in corrispondenza del punto previsto, viene scavata una buca profonda 30-35 cm dentro la quale viene collocato il sistema radicale della pianta.

Con le piante in vaso, la messa a dimora delle piante potrebbe avvenire praticamente in qualsiasi periodo dell’anno ma è consigliabile in autunno o in primavera, comunque quando le condizioni climatiche e di terreno lo consentono. Al fine di evitare qualsiasi trauma alle piantine, prima del trapianto in campo si consiglia di operare nel modo seguente:

LE CURE COLTURALI PER LA CRESCITA DELLA PIANTA

Una volta messa a dimora l’ulivo non va abbandonato, ma dovrà ricevere le cure colturali necessarie per la sua rigogliosa crescita. Si possono sopprimere alcuni rami laterali del tronco (questi debbono essere limitati di numero per non perdere assolutamente il sopravvento sul resto della chioma), mentre, in primavera, è necessario proteggere le piante dall’insorgere di attacchi parassitari animali e/o vegetali.

Durante la prima stagione di crescita è opportuno mantenere le piante nette da erbe infestanti, con zappettature nelle immediate vicinanze della pianta stessa e lavorazioni superficiali con mezzi meccanici sull’intero appezzamento.

In assenza d’impianto d’irrigazione, sarà necessario procedere ad irrigazioni di soccorso, almeno 2-3 volte durante i mesi più caldi.

Occorrerà inoltre effettuare delle concimazioni azotate a piccole dosi ripetute, preferibilmente in coincidenza con le irrigazioni di soccorso.

Tali concimazioni vanno fatte con urea o altro fertilizzante azotato, tenendo presente che nel caso dell’urea la quantità da somministrare per pianta non deve superare i 20 -25 gr per volta, ripetendola 3 -4 volte durante la stagione, a distanza di 20 -30 gg. l’una dall’altra. E necessario infine difendere la pianta da attacchi parassitari, soprattutto di insetti come le tignole o l’oziorinco che, se non controllati, possono arrecare danni notevoli agli apici vegetativi e alle foglie.

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