LO SVILUPPO DELL’APPARATO RADICALE

lo sviluppo dell'apparato radicale

Nelle cormofite la radice è la parte che si sviluppa sotto terra; generalmente è priva di gemme e gli apici radicali sono protetti dalla cosiddetta cuffia radicale.

LE FUNZIONI DELLE RADICI

Nelle piante arboree assolve principalmente all’assorbimento dal terreno di acqua e sostanze minerali in essa disciolte (funzione trofica) e all’ancoraggio al suolo (funzione meccanica). Non bisogna però dimenticare che nelle radici sono immagazzinate notevoli quantità di sostanze di riserva e che esse sono parte del sistema di trasporto linfatico della pianta.

In alcune cultivar, ad es. di melo, la funzione di sostegno è spesso affidata a tutori e fili, essendo impiegati portainnesti deboli, dagli apparati radicali superficiali.

LO SVILUPPO DELLE RADICI

Le radici si sviluppano e si orientano nel terreno secondo le caratteristiche della specie e delle condizioni pedo-ambientali. L’orientamento delle radici rispetto alla verticale determina il cosiddetto “angolo geotropico”, il quale può essere più o meno stretto o superficiale.

In alcune specie, quali la Vitis rupestris du Lot, utilizzata come portainnesto e adatta ai terreni asciutti e ricchi di scheletro, l’apparato radicale si espande in profondità (angolo geotropico stretto), risultando sensibile all’asfissia radicale nei terreni più freschi. In altre piante, quali la Vitis riparia ed il cotogno con angolo geotropico largo, l’apparato radicale risulta più superficiale e perciò più resistente all’asfissia radicale.

FISIONOMIA E PROFONDITÀ DELL’APPARATO RADICALE

La fisionomia dell’apparato radicale nelle piante giovani è diverso a seconda che la pianta sia stata ottenuta da seme o da propagazione vegetativa. Dal seme in germinazione esce una sola radichetta primaria che, accrescendosi verticalmente con andamento geotropico positivo, assume la forma di un esile fittone. Dalla radice primaria in seguito si originano nuove radichette laterali che, divenendo via via più numerose e sviluppate prevalgono sulla radice primaria. Quest’ultima col tempo blocca il proprio accrescimento e si atrofizza. Da questo momento nelle piantine ottenute da seme l’apparato radicale è del tutto simile a quello di piante propagate per via vegetativa (talea, ecc..), in cui le sole radici presenti sono radici avventizie.

L’INFLUENZA DELLE PRATICHE COLTURALI SUL SISTEMA RADICALE

Le caratteristiche del terreno e le pratiche colturali influenzano l’approfondimento del sistema radicale. In linea generale si può osservare che:

PERIODICITÀ, VELOCITÀ DI ACCRESCIMENTO E ANTAGONISMI RADICALI

Le caducifoglie hanno radici che crescono tutto l’anno, ma con diversa intensità. La velocità di accrescimento varia, infatti, in funzione della temperatura. L’accrescimento inizia generalmente ad una temperatura prossima ai 4 °C per arrestarsi a valori superiori ai 35 °C circa. Le radici sono molto sensibili al freddo e di questo bisogna tener conto nelle operazioni di trapianto ma anche nelle pratiche colturali.

La messa a dimora di alberi e arbusti va eseguita di regola durante il riposo vegetativo, che per le latifoglie decidue coincide con il periodo invernale. In tale periodo si cercano di evitare giornate troppo rigide, e comunque, di esporre eccessivamente le radici che possono venire a contatto col terreno gelato. Pratiche quali la pacciamatura, eseguite con materiali plastici, cartoni o sostanza organica (cortecce, cippato, foglie, paglia, terricciati, ecc..), creano una ulteriore protezione dal gelo. Inoltre, l’uso di film plastici di colore scuro) provocano come nei terreni più scuri un maggiore assorbimento di radiazione solare, e quindi un maggiore riscaldamento del terreno, determinando condizioni più favorevoli anche per una maggiore attività ed una anticipata ripresa vegetativa.

Nelle zone temperate le radici si accrescono soprattutto in autunno, rallentano l’accrescimento durante l’inverno, per poi riprenderlo in primavera, raggiungendo la massima intensità in prossimità della fioritura. In seguito esso rallenta, fino ad arrivare a valori molto scarsi durante l’estate per riprendere in autunno.

Di tali conoscenze si dovrà tener conto nelle pratiche agronomiche, quali le lavorazioni, le concimazioni, le rinzollature ed i trapianti. Le concimazioni, in particolare, vanno effettuate poco prima del massimo accrescimento radicale. Nelle sempreverdi il ritmo di accrescimento radicale è meno spiccato: anch’esse presentano un “picco” primaverile, seguito successivamente da picchi meno regolari, in relazione alla specie.

ALTRI FATTORI CHE INCIDONO SULL’ACCRESCIMENTO RADICALE

Altri fattori che incidono sull’accrescimento radicale sono:

GLI ANTAGONISMI RADICALI

Spesso l’apparato radicale non si espande regolarmente nel terreno a causa di competizioni di natura biochimica (allelopatia) esercitate, ad esempio, con la produzione di tossine radicali. Il pesco, ad esempio, libera una tossina chiamata “amigdalina”. Il franco di melo elabora una tossina detta “phlorizina”, ed il noce emette lo “juglone”, tossico per le radici di altre specie.

La presenza delle tossine è una delle principali cause che concorrono al fenomeno della “stanchezza del terreno“. Forme di antagonismo possono esistere anche fra piante della stessa specie. Possono sussistere, poi, forme di neutralismo, in cui le radici di specie diverse si intersecano fra loro, come nei casi dell’ulivo con la vite, dell’olmo con la vite, del ciliegio con il ciliegio, ecc.. In altri casi, infine, la consociazione di specie diverse produce vantaggi reciproci o per una delle specie; interazioni positive vi sono, ad esempio, fra specie azotofissatrici, quali la robinia o altre leguminose o gli ontani, con specie nitrofile.

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