PERCHÈ I CACCIATORI VANNO A CACCIA

I cacciatori sono una delle più importanti categorie di fruitori delle risorse naturali, ma anche una delle più discusse. Nell’esercizio della loro attività si rifanno ad un’antica tradizione di regole e principi di conservazione della fauna. Nel tempo, tuttavia, il loro ruolo si è modificato ed è ora non sempre compreso o condiviso. In questo senso, proporre indirizzi per interpretare la caccia anche dal punto di vista della conservazione naturistica sembrava opportuno: è, cioè, una componente essenziale nella formazione del cacciatore contemporaneo.

PERCHÈ SI VA A CACCIA

Ci si chiede spesso perché siva a caccia? Perché si uccidono degli animali per “passione”, per “gioco”? La risposta non è scontata.

È abbastanza evidente come la caccia non abbia più alcun significato di sussistenza, che invece aveva ed ha avuto per decine di migliaia di anni nella lunga storia dell’uomo. E non ha neppure il significato di occasionale (ma importante e ricco) apporto proteico che aveva, senza andar lontano, solo qualche decennio addietro.

Alla caccia ora è stata aggiunta, corredandola di razionalità, una dimensione gestionale che era sconosciuta ai nostri antenati recenti, ma forse era intuita e soprattutto applicata.

Della caccia primigenia l’uomo di oggi ha ereditato un elemento fondamentale, che c’è sempre stato e presumibilmente rimarrà: l’istinto di predazione. La sua dimensione imprevedibile, la sua parte di “sfida”.

Quello che fa alzare in piena notte, fa camminare, patire il freddo, stare immobili e in silenzio, pazientare come non si fa ormai per nessun’altra ragione al mondo.

Il cacciatore si immerge nella natura “incontaminata” nel modo più diretto ed autentico Possibile invisibile, cogliendo ogni sottile cambiamento di luce, annusando il vento, udendo il rumore di una foglia che si posa al suolo. O almeno così gli sembra.

Forse la riposta sta proprio qui: si va a caccia per essere ancora parte della natura, fino in fondo.

L’ATTIVITÀ VENATORIA ATTUALE

Ma oggi è ammissibile andare a caccia solo seguendo la ragione, agendo in modo tale che l’attività venatoria non danneggi o se possibile migliori l’ambiente e le popolazioni animali che lo abitano.

L’uomo cacciatore, da semplice predatore, si è trasformato, crescendo, in attento gestore della natura. La familiarità con la natura, che nelle antiche civiltà rurali era patrimonio di tutti, oggi è vissuta da pochi. Fra questi pochi si annoverano i cacciatori. Che devono farne un uso saggio, misurato, responsabile, seguendo regole tecniche, che vengono dalla scienza, e regole morali, che vengono dalla sensibilità e dalla tradizione. Seguendo un preciso codice etico.

Quindi si va a caccia per essere parte della natura. Si va a caccia rispondendo a un istinto di predazione, progredito nel ruolo di gestione.

LA NATURA ACCOGLIE ED OSPITA I CACCIATORI

Il cacciatore:

IL CACCIATORE NON È IL SOLO A FREQUENTARE LA NATURA

Va ricordato che i cacciatori non sono i soli a frequentare la natura. Non possono dunque considerarsi padroni incontrastati del territorio e nemmeno dei selvatici che la popolano. Per questo la loro presenza deve essere compatibile con quella di altri fruitori (escursionisti, fotografi, fungaioli ecc..). Nei confronti di queste persone, che frequentano la natura legittimamente quanto i cacciatori, dovranno sempre dimostrarsi educati e cortesi. rispetto per gli altri cacciatori non sono padroni incontrastati del territorio e nemmeno dei selvatici che la popolano.

L’ABBIGLIAMENTO ADEGUATO E SOBRIO

Nella pratica venatoria il cacciatore adotta una abbigliamento tecnicamente adeguato e sobrio, evitando vestiti di aspetto smaccatamente militare, perché egli va a caccia, non in guerra. Nelle cerimonie venatorie e nelle celebrazioni civili può scegliere di indossare abiti della tradizione venatoria, sottolineando così il suo essere cacciatore… sempre.

IL RISPETTO PER SÈ E PER GLI ALTRI

Avere rispetto di sé, nella sostanza e nella forma, è il primo passo per ricevere rispetto dagli altri.

Il cacciatore:

LE COMPETENZE TECNICHE DEL CACCIATORE

Con una solida base di competenze tecniche, il cacciatore capisce meglio la natura e gli animali, osserva con occhio più attento, caccia con più consapevolezza ed efficacia. Con una solida base culturale, riesce a dare il giusto valore ad ogni sua azione, perché a caccia niente è banale.

In sostanza, il cacciatore preparato trova anche più gusto nella caccia. La cultura alimenta la passione, ed è proprio per passione che va a caccia.

La caccia è:

Il cacciatore:

GLI EFFETTI POSITIVI E NEGATIVI DEL PROGRESSO TECNOLOGICO NELLA CACCIA

Lo sviluppo tecnologico ha effetti in ogni attività umana e così anche in quella venatoria.

Gli “attrezzi del mestiere” a disposizione del cacciatore, si fanno costantemente più efficienti ed evoluti.

Questo processo ha indubbiamente effetti positivi: i miglioramenti delle strumentazioni ottiche consentono di osservare più agevolmente gli animali in natura, le trasmissioni satellitari contribuiscono alla ricerca sul loro comportamento e si potrebbero fare molti altri esempi. Tutto questo favorisce la conoscenza.

Ma il progresso tecnologico porta con sé anche dei rischi, legati in particolare all’esercizio della caccia, nei suoi effetti concreti e nei suoi profili etici. La disponibilità di armi e munizioni sempre più performanti, di ottiche ad alto ingrandimento e di altri sofisticati strumenti accessori, da una parte facilita il prelievo, diminuendo i rischi di errore, dall’altra può però indurre il cacciatore a sopravvalutare le proprie capacità concrete o, peggio, a non volersi porre ragionevoli limiti.

GLI STRUMENTI A DISPOSIZIONE DEI CACCIATORI

Gli strumenti oggi a diposizione dei cacciatori hanno in certe situazioni favorito l’aumento sconsiderato delle distanze di tiro, con evidenti e gravi effetti negativi: maggiori difficoltà e quindi minor attenzione nel riconoscimento dell’animale da prelevare; maggiori margini di errore e più rischi di ferimento; minor attitudine a verificare sul posto gli esiti del tiro, perché ciò è reso più gravoso dalla distanza; incremento delle distanze di fuga e conseguente minor percettibilità delle specie sottoposte al prelievo.

Anche per queste ragioni, il cacciatore che spara senza avere una ragionevole certezza nel riconoscimento del capo che ha in mira e nell’efficacia del suo colpo… ha indubbiamente perso di vista i principi, tecnici ed etici, fondamentali nell’attività venatoria.

All’uso distorto delle tecnologie si può porre rimedio con norme specifiche e questo a volte avviene, ma la differenza sostanziale la fa, sempre, la coscienza di ogni cacciatore.

L’UTILIZZO DELLE ARMI ED OTTICHE DA CACCIA

Armi ed ottiche da caccia sono, per quanto perfezionati, solo degli strumenti nelle mani del cacciatore. Sta al cacciatore, alla sua intelligenza e alla sua consapevolezza, utilizzarli in modo sicuro ed equilibrato. Lo sviluppo tecnologico degli “strumenti” del cacciatore ha effetti positivi.

Ci sono però anche dei rischi: sopravvalutare le proprie capacità o non volersi porre ragionevoli limiti.

Armi, munizioni ed ottiche sempre più performanti possono favorire l’aumento sconsiderato delle distanze di tiro.

Il cacciatore deve sempre utilizzare gli strumenti a sua disposizione in modo sicuro ed equilibrato.

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