LE PIANTE EPATICHE
Le piante epatiche sono una divisione di piante non-vascolari, quindi affini ai muschi, sono piante antichissime e dotate di un sistema riproduttivo primitivo. Crescono nei luoghi umidi, spesso sono appiattite e assomigliano ad alghe.
Questa pianta l’ho trovata sul bordo di un vecchio lavatoio abbandonato. Provo a darle un nome, Conocephalum conicum, sempre con il grande aiuto degli esperti di actaplantarum, quindi della famiglia della Conocephalaceae, divisione Marchantiophyta, nome scientifico moderno per le epatiche. Naturalmente non ne ho la certezza, non ho interpellato luminari e me la tengo come curiosità. Tralascio anche le complesse questioni di classificazione.
PERCHÈ SI CHIAMANO PIANTE EPATICHE
Questo nome pare sia generato da una serie di equivoci e da una millantata utilità di queste piante, e in particolare Marchantia polymorpha come efficaci rimedi nelle malattie del fegato. Questa leggenda sarebbe originata dall’antica dottrina della segnature secondo la quale la forma delle piante era un’indicazione della loro efficacia terapeutica a vantaggio dell’organo a cui assomigliavano.
L’esempio più semplice di questa teoria è quello del gheriglio di noce il cui aspetto contorto richiama le convoluzioni cerebrali e quindi dovrebbe essere benefico per il cervello.
L’aspetto della marchantia e delle altre epatiche ricorda il fegato? Allora al fegato fa bene. Peccato che ci sia poco riscontro in queste due osservazioni, la forma del fegato è così approssimata che quasi ogni specie vegetale potrebbe assomigliargli, e la dottrina delle segnature è una scorciatoia un po’ ingenua per la ricerca di piante officinali.
Un altro equivoco viene poi generato da un errore vero e proprio denunciato dal grande botanico ed erborista Fuchs che si indigna contro gli scrittori che hanno attribuito a queste piante il nome di epatiche come curative del fegato, quando gli antichi Plinio e Discoride innanzitutto non hanno mai accennato ad alcun uso interno, ma soltanto all’utilizzo esterno come unguento.
IL CICLO VITALE DELLE EPATICHE
In queste piante la forma prevalente è quella aploide (gametofito), che produce uova e spermi (flagellati) che con la fecondazione generano un embrione diploide che, darà origine agli sporofiti (“fiori”).
Dagli sporofiti deriveranno le spore, maschili e femminili da cui si svilupperanno i nuovi gametofiti, maschili e femminili. E’ notevole il fatto che nelle epatiche in seguito alla meiosi si formano cellule germinali diverse, maschili e femminili, al contrario di quanto avviene nelle altre piante, grazie alle presenza di sessi distinti da un punto di vista cromosomico (x e y). Esistono di conseguenza gametofiti maschili e femminili distinti.
Il loro ciclo vitale è abbastanza simile a quello dei muschi e la fronda o la linguetta è il gametofito (n). Gli archegoni e gli anteridi si formano sul margine o sull’apice delle linguette. Nella Marchantia, invece, essi sono portati da strutture ad ombrellino (archegonioforo e anteridioforo) facenti ancora parte del gametofito.
Le spore vengono prodotte vicino all’archegonio. Le epatiche si riproducono anche vegetativamente, per mezzo di propaguli dalla forma discoidale. Nella Marchantia i propaguli sono prodotti in coppelle di forma circolare, mentre nella Lunularia le coppelle hanno la forma di piccole lune.
LA DISTINZIONE DELLE EPATICHE
Le epatiche si presentano in forme cormoidi (accenno di fronde) oppure in forme talloidi (linguette aderenti al terreno. Le epatiche costituiscono dei verdi tappeti che ricoprono i fusti o le rocce.
Le epatiche si distinguono in epatiche a tallo e in epatiche a foglia.
- Le epatiche tallose sono prive di foglie e sono molto sottili. Sulla superfice superiore sono presenti aperture a forma di cratere, i pori che comunicano con una camera aerifera sottostante, e che garantiscono gli scambi gassosi. Gli sporofiti sono costituiti da un piede, da una corta seta e da una capsula dentro la quale, oltre alle spore, si trovano cellule allungate dette elateri. La riproduzione può avvenire anche per propagazione vegetativa: quando le gemme mature cadono in un posto adatto possono sviluppare un nuovo gametofito.
- Le epatiche a foglia costituiscono circa i due terzi delle oltre 6000 specie di epatiche esistenti e vivono prevalentemente nelle zone tropicali o subtropicali.
LE EPATICHE VISTE AL MICROSCOPIO
Le epatiche sono piante poco appariscenti e spesso mal considerate per il loro umile aspetto, al microscopio invece vi stupiranno. Prendete ad esempio la Lunularia cruciata, un’epatica facilmente reperibile intorno a fontane, cascate, ruscelli e in altre zone bagnate ma non sommerse. Se non ne trovate in natura, recatevi in un vivaio, dove è possibile trovarne in vasi di piante in vendita.
Questa epatica ha l’aspetto di linguette aderenti al terreno larghe circa un centimetro e lunghe due o tre. Staccatene una ed esaminatela al microscopio stereoscopico nella superficie superiore e nella pagina inferiore, dove vedrete delle pseudo radici, chiamate rizoidi o rizine, che partono direttamente dalla linguetta.
Al microscopio da biologia, i rizoidi appaiono come lunghi filamenti unicellulari o composti da più cellule una di seguito all’altra. Vi sarà possibile distinguere almeno due tipi di fibre: una liscia e l’altra “granulosa“. A più alto ingrandimento, le fibre granulose mostrano un aspetto sconcertante, quello di un tubicino con spine rivolte all’interno e di cui è difficile comprendere la funzione.
L’OSSERVAZIONE DEL TALLO
Tornando ad esaminare il tallo con il microscopio stereoscopico, in autunno ed in inverno vi sarà facile scorgere delle piccole coppe contenenti dei dischetti verdi. Si tratta di propaguli, una sorta di piccole talee spontanee con cui la pianta si riproduce vegetativamente. In questa specie, le coppelle hanno la forma di piccole lune. Osservando attentamente il tallo, vi accorgerete che è cosparso di punti chiari.
Aumentando l’ingrandimento, scorgerete una “piastrellatura”. La prima cosa che viene da pensare è che ciascuna “piastrella” corrisponda ad una cellula, ma non è così. Ognuna di quelle forme poligonali delimita una camera formata da centinaia di cellule.
Nella sezione trasversale della lamina della Lunularia si può vedere uno strato inferiore di cellule prive di cloroplasti, uno strato intermedio di cellule ricche di cloroplasti e in alto uno strato di cellule ancora mancanti di cloroplasti.
Nello strato superiore è ben visibile il poro attraverso cui si attua lo scambio dei gas necessario alla fotosintesi. Questo poro non è in grado di regolare il suo lume che resta quindi costante. Al di sotto del poro c’è uno strato spugnoso di cellule fotosintetiche e delle quali sono visibili i cloroplasti. Lo strato epidermico superiore è trasparente e lascia passare la luce allo strato fotosintetico. Le cellule fotosintetiche sono visibili anche per trasparenza dall’alto e appaiono come una fine granulosità.
I TAPPETI ERBOSI DELLE EPATICHE
Basta osservare le umide pareti rocciose che circondano le sorgenti o quelle che si estendono lungo i fiumi per riconoscere sottili tappeti con foglioline appiattite aderenti alla superficie con i loro rizoidi.
Il tallo di tutte le Epatiche, seppure forma tappeti erbosi a prima vista simili a quelli dei Muschi, è in genere più piccolo e formato da fusti striscianti da cui emergono piccoli lobi laterali appiattiti che aderiscono al substrato.
In passato è stato assegnato alle Epatiche questo nome proprio perché alcune hanno una forma che ricorda vagamente quella del fegato umano (dal greco èpatos «fegato»). Poiché si pensava che la forma degli organismi vegetali indicasse le loro proprietà terapeutiche erano considerati utili per il trattamento di malattie epatiche.
Un’epatica molto diffusa in tutta Europa è Marchantia polimorfa, il cui tallo ha la forma simile a quella della lettera Y. In particolari periodi dell’anno, osservandola con una lente di ingrandimento, si riconoscono due tipi di tallo: quello maschile e quello femminile. Entrambi portano, su peduncoli che si distaccano dal terreno, capsule di forma diversa che contengono rispettivamente le cellule sessuali maschili e quelle femminili.
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