L’ALIMENTAZIONE NELLA PREISTORIA
L’alimentazione comincia con l’apparizione sulla terra di animali in genere e l’uomo. La prima cosa che gli uni e l’altro imparano è pertanto la caccia fonte di sopravvivenza. Cacciare per i grandi animali, è più facile che per l’uomo. Gli uni sono immensi, mentre l’Australopithecus, forse il primo ominide, è decisamente piccolo al loro cospetto.
LE ORIGINI DELL’ALIMENTAZIONE UMANA
La prima fase dell’alimentazione umana, cioè quella che va dal Paleolitico e Mesolitico fino al Neolitico, è ancora oggi oggetto di discussione tra i vari studiosi. Alcuni pensano che l’uomo preistorico fosse un fiero cacciatore, che, col passare del tempo, è passato alla pesca, poi alla pastorizia e infine all’agricoltura. Secondo altri, l’uomo primitivo è da considerare semplicemente un raccoglitore di cibo, nel senso che si nutriva di erbe, frutta, bacche e animali di facile cattura.
Istinto e sperimentazione sono state le tappe obbligate attraverso cui l’uomo è passato per acquistare il pieno dominio alimentare sulla natura. Il primo utensile dell’uomo preistorico è stato senza dubbio il bastone, usato per scavare la terra per estrarre radici e tuberi o per catturare animali che si muovono lentamente. Con il tempo, l’uomo del Paleolitico si è attrezzato di selce scheggiata per catturare animali di grossa taglia. Catturati gli animali lontano dal villaggio, bisognava trasportarli per poter nutrire la famiglia; probabilmente allo scopo di facilitare il trasporto, è stato “costruito” il coltello di selce a punta forante e lama tagliente, usato per tagliare la testa degli animali e dividere le carcasse in pezzi più piccoli. Le specie a disposizione dell’uomo cacciatore erano la renna e gli animali erbivori, tra cui elefante, ippopotamo, bue selvatico, uro, cervidi e cavallo selvaggio, le cui carni erano più gradevoli nell’odore e nel sapore. Non venivano, invece, cacciati gli uccelli.
La grande selezione, secondo cui l’uomo arrivò a conoscere quasi tutte le specie commestibili vegetali, è opera di millenni di esperienze, basate su un tipico istinto animale, che lo portava a scegliere un alimento piuttosto che un altro in base al potere nutritivo dello stesso.
L’ALIMENTAZIONE NELLA PREISTORIA
Si ritiene che fino a circa 100.000 anni fa l’uomo potesse cibarsi probabilmente solo di animali già morti sottratti ad altri predatori. Sicuramente con asce composte da manici di legno e con la lama di pietra, così come le lance, non potevano avere successo contro i dinosauri.
In seguito con l’evolversi delle specie l’uomo cominciò a trovare animali di dimensioni un po’ più ragionevoli e quindi mangiare il frutto della caccia: la carne fresca sempre cruda ed in seguito cotta.
L’UOMO SCARNIFICATORE DI CAROGNE DI ANIMALI
Sembra invece certo che Homo sia stato in primo luogo un intelligente scarnificatore di carogne di animali morti per cause naturali (ferite, malattie, aggressioni da parte di grandi carnivori). Se questo fosse vero, i più antichi strumenti in pietra scheggiata sarebbero coltelli e seghetti da macellaio piuttosto che armi usate per abbattere gli animali.
Alcuni pensano che proprio contendendo le carogne a leoni, orsi e altri grandi predatori Homo abbia messo in atto le prime forme di caccia organizzata. Altri hanno sottolineato come solo mani armate di blocchi di pietra e schegge acuminate erano in grado di spezzare le ossa lunghe dei grandi mammiferi, e di estrarne il midollo (una delle sostanze dal tenore nutritivo più elevato). Solo le iene, tra i grandi predatori di carogne, avevano le mascelle tanto potenti da fare altrettanto; e con le iene i nostri “cugini e antenati” dovettero certamente vedersela per centinaia di migliaia di anni.
L’ALIMENTAZIONE NEL PALEOLITICO (Età della caccia e della raccolta)
In Italia, i più antichi depositi lasciati da Homo si trovano in provincia di Forlì, in Lazio, in Basilicata e nel grande sito di Isernia la pineta, in Molise, e si datano tra 800,000 e 650,000 anni fa. Ritrovamenti più antichi in Spagna e Georgia fanno ritenere che probabilmente, in futuro, saranno ritrovati resti fossili ancora più antichi. In passato, gli scienziati come i libri di testo avevano diffuso l’idea che i nostri antenati della preistoria fossero cacciatori abilissimi e coraggiosi, capaci di affrontare con armi rudimentali animali aggressivi e di grande mole. Forse le cose non andarono proprio così.
Oggi molti pensano che Homo (l’ominide vissuto tra Africa, Europa e Asia tra 2 milioni e 200,000 anni fa circa) fosse un grande opportunista, esperto nella raccolta di ogni genere di radici, frutti, bacche e tuberi, di uova, di invertebrati e in genere di piccoli animali facili da catturare tra cui molluschi, tartarughe e piccoli mammiferi.
Poichè queste fonti di cibo, su archi di tempo tanto lungo, non lasciano in genere tracce durature, gli archeologi debbono basarsi su ipotesi e congetture.
IL CONTROLLO DEL FUOCO
La capacità di padroneggiare pienamente il fuoco, e quindi di incendiare savane e foreste – arma davvero “definitiva” nei confronti di ogni genere di contendente – ma anche di cuocere cibi di diverso genere sembra risalire a 500,000-400,000 anni fa (anche le prove certe sono molto posteriori).
Il controllo del fuoco è, infatti, fatto risalire a quasi 400.000 anni fa (Paleolitico) con l’Homo Erectus che se ne appropria vedendo bruciare un tronco colpito da un fulmine o da una colata di lava incandescente e comincia a controllare.
LA CACCIA REGOLARE A MAMMIFERI DI PICCOLA E MEDIA TAGLIA
Passano ancora qualche centinaia di migliaia di anni e si trovano animali ancora più piccoli come cervi, alci, cinghiali, lepri ed anche uccelli. Si è scoperto però che i cacciatori, i quali nel frattempo avevano incominciato ad utilizzare arco e frecce, non mangiavano solo carne ma anche cereali allo stato selvatico. Erano dunque cacciatori-raccoglitori.
Si è capito che mangiavano cereali dalla dentatura che era più consumata di prima quando si cibavano di sola carne e qualche radice, o fiore, oppure frutto.
La caccia regolare e sistematica a mammiferi di piccola e media taglia sembra essersi definitivamente affermata più o meno a partire dalla stessa soglia cronologica. Homo era ormai diventato un esperto cacciatore di elefanti e altri grossi animali (rinoceronti, renne, cavalli), catturati con trappole e abbattuti con lance di legno appuntito; gli animali abbattuti erano macellati sul posto, mentre le parti più ricche (zampe, scapole, teste) erano portate agli accampamenti stabili per essere condivisi col resto del gruppo.
A partire da circa 150,000 anni fa, l’uomo di Neandertal (un nostro misterioso cugino estintosi circa 40,000 anni fa) viveva in bande di cacciatori nomadici di bovidi, mammut, cavalli, renne e orsi che, a giudicare dalla dentatura, mangiavano grandi quantità di carne; in Asia centrale, i Neandertaliani cacciarono soprattutto pecore e capre selvatiche, tallonando le greggi e giungendo così a conoscerne intimamente le abitudini. Tutto ciò, alla lunga, avrebbe contribuito a gettare le basi della domesticazione di questi preziosissimi animali.
Ai Neandertaliani sono anche attribuite pratiche di cannibalismo, anche se non sappiamo ancora se queste fossero dettate da necessità e consuetudine, oppure avessero natura rituale.
LE RAGIONI DI USCIRE DALL’AFRICA DELL’HOMO SAPIENS
Le ragioni e i modi dell’uscita dall’Africa nord-orientale di Homo sapiens, l’uomo anatomicamente moderno che ci è diretto progenitore, e della rapida scomparsa dei Neandertaliani sono ancora un enigma.
Comunque siano andate le cose, soltanto il fuoco, una perenne fame e una estrema spregiudicatezza alimentare permisero a Homo sapiens, negli ultimi 100,000 anni, di compiere imprese come l’attraversamento dello stretto di Bering e la rapida conquista del continente nord-Americano; mentre sul versante sud-orientale, nello stesso arco di tempo gruppi emigrati dall’Asia sud-orientale erano ormai impegnati nella conquista della Melanesia e dell’Australia.
Nell’America del nord, i cacciatori paleoasiatici si trovarono di fronte a una fauna ricchissima e praticamente indifesa (tra cui elefanti, cavalli, bisonti, cervidi, camelidi) che sarebbe stata sterminata in 20,000-30,000 anni; in Australia, dopo aver eliminato con il fuoco rettili simili a varani e lunghi sino a 6 m, i cacciatori ripeterono sulla fauna locale lo stesso massacro.
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Bho “Ho mangiato troppo!” ma… non so cosa ho mangiato ieri!